ALTERINCOM VOL. XIX

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Buona domenica,

l’evento culturale della settimana non è, indubbiamente, la vittoria di Arisa al Festival di Sanremo (che ci aveva una faccia che sembrava una in attesa all'Agenzia delle entrate, chissà perché?), ma la nomina del nuovo ministro della cultura medesima (vabbé, dei “beni e delle attività culturali” e, crepi l’avarizia, anche del “turismo”). È l’ex Franceschini (ex sottosegretario, ex ministro, ex presidente del suo partito, ecc...) del quale ho apprezzato, in passato, un romanzo che credo nessuno abbia letto, Daccapo (e anch’io, francamente, non ricordo perché ce l’ho, però l’idea non è male: un tizio che arriva ad assommare una cinquantina di figli da altrettante amanti d’una notte). Prima di lui abbiamo avuto quello delle enciclopedie (Bray), il politologo (Ornaghi), il businessman (Galan), Bondi (Bondi), er piacione (Rutelli), il professore (Buttiglione), ’n’altro politologo (Urbani), un’economista (Melandri), er cinefilo (Veltroni), insomma, bisogna risalire al 1995 per incontrare Paolucci, che non sarà stato gramché, ma almeno era storico dell’arte. E abbiamo pure rischiato La leggenda del Baricco sul Transatlantico, un horror che fortunatamente non andrà in scena. Per ora... Vabbé, a Dario, dalle parole ai fatti: sei di Ferrara? Sì? Allora, per Giuda al quadrato, subito la salama da sugo patrimonio culturale nazionale, e non solo egoistico possesso di casa tua. Ho detto. Probabilmente, però, la prima azione sarè quella di passare dallo stato di sbarbato ministro per i rapporti con il Parlamento e il coordinamento dell'attività di governo

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a barbuto e intellettuale ministro dei beni e delle attività culturali (senza cravatta, però, perché c'è anche il turismo, ma dallo sguardo profondo e intenso)

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MUSICALIA

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FABRIZIO DE ANDRÉ

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Crêuza de mä” (RCA / Sony Music, prezzo suggerito 39,90 sacchi)

IL DISCO per eccellenza compie trent’anni e per festeggiarlo esce codesta edizione potenziata sulla lunghezza di due cd con un cospicuo libro aggiunto (è questa versione quella da preferire e non quella meno costosa, ma anche di minor soddisfazione, solo con i due dischetti). Al di là del fastidioso product placement occulto (occulto?) nel luogo meno indicato, ovvero Sanremo (sì, perché non è certo un caso se la manifestazione si è aperta con Crêuza de mä medesima azzardata da Ligabue nei peggiori cinque minuti della sua carriera, con il coautore, ma anche direttore musicale del Festival Mauro Pagani al seguito, Dori Ghezzi in prima fila e Cristiano poco lontano), si tratta di un’operazione meritevole e doverosa nei confonti di un capolavoro della storia della musica (non della musica italiana, della musica. Punto). Esso consta di un nuovo mix delle sette canzoni originali, operato dallo stesso Pagani che ha restituito grande presenza alla registrazione originale, la cui unica pecca era di suonare, in più di un caso, un po’ troppo secca. Poi vi sono quattro inediti, anche se i brani fanno già parte del disco: una Jamin-a completamente diversa, quasi rock, e tre mix alternativi di Sinán Capudán Pasciá,  duménega e della stessa Crêuza de mä che dimostrano come avrebbe potuto suonare l’album se fossero state fatte altre scelte. Un punto di vista affascinante. Il secondo cd si intitola La mia Genova e altro non è se non una raccolta di brani in dialetto zenese ripresi dal box live di un paio di anni fa. C’è tutto l’album in concerto con l’aggiunta di  çimma e Mégu megún, sempre in concerto, da Le nuvole. Inolte finale travolgente con Pagani che accompagna Andrea Parodi (quello sardo) in D’ä mæ riva. Nel libro, a parte belle immagini, contributi di Sandro Veronesi, Renzo Piano, Paolo Fresu, Giovanni Soldini e Antonio Marras. Peccato non ci sia anche un dvd, ma vale la pena.


LORENZO MONGUZZI

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Portavèrta (Jolefilm)

Parlando di De André la mente può viaggiare fino ai Mercanti di Liquore, partiti come “cover band” di lusso (perché “di lusso” erano le interpretazioni) del repertorio faberiano (preferirei dire fabergé, ma credo che non si possa) per poi segnalarsi come autori di tutto rispetto. Autore di tutto rispetto è Lorenzo Monguzzi, ora alla sua prima prova solistica. È uscita da qualche tempo, è già stata tra le finaliste al Premio Tenco e segna l’inizio di una nuova fase nella carriera di questo artista brianzolo ed è un disco bello, vario e maturo. Ne (ri)parlo, pure se qui non lo avevo fatto mai e quindi è doveroso comunque, perché ho avuto la bella occasione di presentare Lorenzo giovedì scorso allo Spazio Gloria e m’è risovvenuto che bel disco che è. Non solo, perché il pezzo che vi propongo per ascolto propedeutico all’acquisto, è un’eccellente colonna sonora per questi giorni:

https://www.youtube.com/watch?v=ZfxJMePWiEA&feature=youtube_gdata_player


JONO MANSON

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Angels on the other side (Appaloosa)

Jono è uno di quei non pochi ammericani che, venuti a contatto con il nostro Paese, hanno deciso di trasferirvicisi quasi in pianta stabile. Ha alle spalle una miriade di dischi, produzioni (anche per artisti nostrani) senza contare gli innumerevoli concerti. Questo nuovo disco è uno dei suoi migliori, ricco di ballate ispirate e rock ruspanti, con una chicca in più solo per l’Italia. Una Never never land che altro non è se non L’isola che non c’è di Bennato, ben tradotta e interpretata (un favore che bisognerebbe fare più spesso ai nostri autori). L’occasione per acquistarlo, e per ascoltare Manson dal vivo, domani sera (24 febbraio) agli ormai consueti lunedì d’autore All’unaetrentacinquecirca di Cantù. Qui un anticipo in... selfie:

https://www.youtube.com/watch?v=rWl2N2BzeAw&feature=youtube_gdata_player


LIBRERAMENTE

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AUTORI VARI

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Miles Davis. La storia illustrata (Il Saggiatore, 223 pagine illustrate, 40 sacchi)

Compositore, bandleader e visionario, Davis rimane una delle figure più innovative, influenti e illustri della storia della musica. All’avanguardia di generi come bebop, cool jazz, hard bop, jazz modale e fusion, ancora oggi è l’artista jazz più amato e venduto di tutti i tempi. Un tributo “all-star” a Miles, con interviste e ricordi di Sonny Rollins, Bill Cosby, Herbie Hancock, Ron Carter, Clark Terry, Lenny White, Greg Tate, Ashley Kahn, Robin D.G. Kelley, Francis Davis, George Wein, Vincent Bessières, Gerald Early, Nate Chinen, Nalini Jones, Dave Liebman, Garth Cartwright e altri ancora. Correda il testo un ricco apparato fotografico tratto dagli archivi di Francis Wolff, William Gottlieb, Bob Willoughby, William “PoPsie” Randolph, Lynn Goldsmith e altri.

NdA: Il Saggiatore si conferma editore attento al jazz con una pubblicazione nel segno di altre già dedicate alla musica afroamericana in generale e a Miles in particolare (da non perdere il bel volume su Kind of blue).


LORÀNT DEUTSCH

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Metronomo. La storia di Parigi al ritmo del metrò (L’Ippocampo, 384 pagine, 18 sacchi)

Il libro ripercorre, dalla Lutetia Parisiorum fino ai giorni nostri la storia di Parigi attraverso la sua metropolitana. Ognuno dei 21 capitoli, uno per secolo, è dedicato ad una stazione, in un’accattivante passeggiata fra aneddoti, curiosità e dati storici. Sapevate che gli ultimi Galli massacrati dai Romani riposano ancora sotto la Torre Eiffel? O che la Gioconda per arrivare al Louvre ha dovuto affrontare un viaggio a dir poco rocambolesco? Metronomo ci trasporta attraverso le epoche nei segreti di Parigi e del suo popolo, sospesi fra la Storia di Francia e... leggende metropolitane!

NdA: per chi conosce e ama la Ville Lumière, ma anche per chi non ci è mai stato e la sogna e poi per tutti gli amanti di curiosità a prescindere...


PEYO

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I puffi. L’integrale 1

(Linea Chiara, 288 pagine illustrate, 29,95 sacchi)

Quali personaggi del fumetto franco-belga hanno acquisito una fama mondiale che dura ormai da più di cinquant’anni? Ma i Puffi, ovviamente! Nati quasi per caso nel 1958 all’interno di una avventura di John e Solfamì, i piccoli gnomi blu di Peyo non hanno tardato a diventare i protagonisti di una serie tutta loro. Questa edizione integrale pubblica le storie dei Puffi nell’ordine cronologico della loro apparizione sulle pagine del Journal de Spirou e racconta, grazie a un riccho apparato redazionale, le numerose collaborazioni che Peyo ebbe con altri autori e che portarono alla creazione del suo Studio.

NdA: da bimbo li incontrai sul Corriere dei piccoli e iniziai inevitabilmente a riempirmi di pupazzetti. Erano un bellissimo fumetto che riusciva a fare satira e anche critica sociale parlando, contemporaneamente, a un pubblico adulto e ai seienni. Peccato che poi i cartoni animati si siano completamente dimenticati di questa caratteristica trasformando i piccoli cosi blu in quello che Peyo non voleva, un cartoon stupido per piccoli semideficienti. Questa integrale rimette un po’ in ordine le cose. Ottimo regalo per nipotini, anche...


TELEVISTA

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Raimovie, lunedì 24 febbraio, ore 1.50

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I tarantiniani (Italia, 2014, 65 minuti) di Steve Della Casa e Maurizio Tedesco con Manlio Gomarasca, Enzo G. Castellari, Lamberto Bava, Ruggero Deodato e Tonino Valerii

Quentin Tarantino è stato fondamentale per scoprire l'importanza che il cinema italiano d'avventura (horror, thriller, fantascienza, giallo, poliziesco, western) ha avuto nel mondo tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta. Erano film che raccoglievano poche recensioni e poco interesse da parte della critica, ma che venivano venduti con successo in tutto il mondo. Erano film molto diversi tra loro: in alcuni di essi si trovano però soluzioni visive o elementi di critica sociale o trovate di regia che non li fanno certo sfigurare anche con film "d'autore" realizzati nello stesso periodo. Un documentario che racconti i "tarantiniani" esce dalla concezione che questo cinema possa essere riassunto con l'etichetta "cinema trash". Al suo interno ci sono opere di valore e di interesse completamente diverso. Si tratta di un cinema artigianale e sottoposto ad esigenze di budget, ma capace di produrre opere destinate a lasciare un segno nella storia del cinema. E i suoi registi più bravi hanno saputo coniugare le ristrettezze di budget con idee, intelligenza e cultura capaci di rendere i loro prodotti assolutamente paragonabili (e in certo casi anche superiori) ai modelli americani ai quali era loro richiesto di ispirarsi.

NdA: Tarantino copia, l’Italia non sta a guardare... Orario criminale


Raiuno, lunedì 24 febbraio, ore 1.50

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Dante Ferretti, scenografo italiano (Italia, 2010, 52 minuti) di Gianfranco Giagni

Il Documentario ripercorre la vita e la carriera del grande artista e scenografo, distintosi nell’ambito del cinema italiano e internazionale vincendo due Oscar (per The aviator e Sweeny Todd), tre Bafta, cinque David e dodici Nastri d’rgento. Nel corso del documentario è lo stesso Ferretti a guidare lo spettatore nei luoghi che hanno fatto da cornice ai più importanti momenti della sua vita personale e lavorativa: dalla sua infanzia a Macerata agli inizi della sua carriera sempre nelle Marche, regione dove è nato e che ha voluto fortemente sostenere e accompagnare questo progetto, sino a Cinecittà dove insieme a lui entriamo nel suo studio: è lì che ci mostra i suoi splendidi disegni, i plastici, i premi ricevuti; sino al Museo del Cinema e lo Statuario del Museo Egizio di Torino. Il documentario è arricchito da sequenze di alcuni dei più emozionanti film di Fellini, Scorsese, Gilliam, Burton e altri ancora, da immagini di repertorio, alcune inedite (fotografie, documentari, making of), interviste e backstage che ricostruiscono a 360 gradi l’anima e la carriera di questo grande artista. L’opera si avvale, inoltre, di testimonianze di grandi artisti italiani e internazionali (registi, produttori, costumisti e stilisti e di tanti artigiani che hanno lavorato con Dante Ferretti) come Martin Scorsese, Julie Taymor, Harvey Weinstein, Terry Gilliam, Leonardo Di Caprio, Giuseppe Tornatore, Liliana Cavani, Gabriella Pescucci, Jean Jacques Annaud, Valentino Garavani, Carla Fendi e Laura Fattori.

NdA: anche questo in un orario da assassini... Bella cosa la cultura...


Raimovie, mercoledì 26 febbraio, ore 0.45

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Chiedo asilo (Italia / Francia, 1980, 109 minuti) di Marco Ferreri con Dominique Laffin, Roberto Benigni, Carlo Monni, Chiara Moretti e Franco Trevisi

Roberto, maestro d'asilo, è accolto bene dalle colleghe, amato dai bimbi, ma ostacolato dai genitori che non capiscono i suoi rapporti con i loro figli. Nasce un legame particolare con un bimbo psichicamente disturbato.

 

NdA: perché Benigni, prima di trasformarsi in un’insopportabile dantista, prima dei film top e flop, dopo Cioni, è stato anche questo...

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