ALTERINCOM, VOL. XXIII

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Buona domenica,

ieri è stato un brutto giorno per i cinefili, per Como, insomma, per i cinefili di Como. Ieri ha chiuso la Libreria del cinema, che tante belle doppie ore mi ha regalato. Doppie perché c'erano le ore trascorse al suo interno alla ricerca di titoli strani e introvabili altrimenti, e indi poscia le ore di visione dei titoli medesimi. E ora tutti questi ricordi andranno perduti come lacrime nella pioggia: è tempo di morire? No, ma di riflettere, e tanto, sul destino dei negozi coraggiosi, schiacciati dalla tecnologia, da un certo pressapochismo di chi si limita a scaricare serie e serie tv che poi non guarda e dalla mancanza di regole sicure. Io perdo un luogo accogliente dove trascorrere il tempo scorrendo decine di titoli pregustando visioni future. Manca già.

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SONORO

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ELTON JOHN

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Goodbye yellow brick road (Mercury)

Sir Reginaldo non è nuovo ad autocelebrazioni e questo stesso album, entrato nel cuore dei fan per molti motivi, aveva già conosciuto un’edizione deluxe. Il box super deluxe, che è uscito in questi giorni, lo supera da tutti i punti di vista: una nuova masterizzazione eccellente, inediti, una superflua raccolta di cover di brani del disco, un doppio live torrenziale e un libro ricco di immagini. Prima di trasformarsi in una parodia di se stesso (uscendone, fortunatamente, negli ultimi anni, ricchi di bei lavori), mr. John era il punto di riferimento della canzone anglosassone degli anni Settanta, con Bowie come unico rivale possibile. Qui ci sono innumerevoli perle anche se, con il senno di poi, oggi come oggi l’abusatissima Candle in the wind non si può più ascoltare...


JOHNNY CASH

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Out among the stars (Sony Music)

Certo, uno può dire, può chiedere, “ma cosa c’è ancora da pubblicare di Johnny Cash?”. In effetti sono già stati realizzati ben quattro album di inediti postumi con incisioni passate, Rick Rubin ha proseguito la serie delle American recordings, addirittura è uscito un box monumentale con tutti, ma proprio tutti, gli album, i capolavori, quelli belli, quelli interessanti, quelli passabili, quelli brutti e perfino quelli imbarazzanrti (non si è fatto mancare nulla, the man in black). Poi uno ascolta questo disco che non venne ritenuto “all’altezza” negli anni Ottanta (il decennio peggiore dell’artista, quindi pessime premesse), e cala ancora una volta le difese. Non un’opera imprescindibile, ma sicuramente un tassello prezioso sul lungo cammino di Cash oltre che un gran bel disco per tutti gli amanti di musica americana.


BAP KENNEDY

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Let’s start again (Proper)

Alzi la mano chi si ricorda degli Energy Orchard. Pochi? Eppure, per un breve istante a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta erano un gruppo molto amato da chi apprezzava band come Waterboys, Levellers, Men They Couldn’t Hang, insomma, folk rocker di gran razza. Il leader era Bap Kennedy, uno che può vantare tra gli estimatori personaggi come Steve Earle, Mark Knopfler e Van Morrison (con tutti ha avuto a che fare in passato). Non vi descrivo questo nuovo disco nel dettaglio perché vi consiglio, invece, di scoprirlo dal vivo domani sera (ovvero lunedì 31 marzo) All’unaetrentacinquecirca di Cantù. Segnalo anche che nella “deluxe edition” c’è un secondo dischetto antologico con il meglio di quanto pubblicato prima.


CARTA

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ELEONORA MARANGONI

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Proust. I colori del tempo (Mondadori Electa, 122 pagine illustrate, 22 sacchi)

Il colore non è “solo” colore: come la parola, è carico di simboli, evoca, trascende. Troppo importante per essere ridotto a una sola sfumatura, troppo potente per esser contenuto in una singola preferenza: e se Proust, lo scrittore impressionista, il maestro delle nuances, è incapace di scegliere il “suo” colore, è perché intrattiene con ognuno di essi un rapporto esclusivo e un dialogo incessante. Letteratura e arte erano per lui legate al doppio nodo, così come lo sono parole e colore. La complessità e la profondità dell'esperienza visiva ­ e quindi cromatica ­ è una chiave di lettura essenziale del suo capolavoro la Recherche ­ Alla ricerca del tempo perduto ­. In questa inedita prospettiva Eleonora Marangoni affronta quest'opera celeberrima tracciando una invisibile mappa dove ogni colore domina una specifica area semantica e un determinato spazio emotivo. Le varie simbologie cromatiche, colore per colore, sono esemplificate da una significativa scelta iconografica che nella prima parte del volume è inestricabilmente legata al testo e alle citazioni del romanzo, nell’appendice finale costituisce una sorta di campionario dei colori della Recherche.

NdA: bene precisare subito che si tratta di una lettura affascinante anche per chi la Recherche non la toccherebbe neppure da lontano con uno stecco. Certo che amare Proust aiuta...


EMILY CURRENT - MERITT ELLIOT - HILARY WALSH

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Denim, a love story. Quando un tessuto diventa uno stile di vita (Rizzoli, 154 pagine illustrate, 29 euro)

I blue-jeans sono un simbolo della cultura americana, uno di quelli che maggiormente hanno saputo conquistare il resto del pianeta. Come l’American Dream, sanno reinventarsi giorno dopo giorno. In più, hanno il potere di fare tendenza, anticipare mode, gettare scompiglio nel gusto imperante. Questo libro è un omaggio al potere di seduzione che il jeans esercita sul nostro immaginario, in una galleria di immagini senza tempo, da Jane Birkin a Marilyn Monroe, James Dean e Kate Moss. Ogni paio di jeans è una piccola, audace affermazione di sé. Che si tratti di una zampa d’elefante, di shorts strappati all’orlo o della salopette da lavoro, nasconde un pizzico di ribellione, un tocco bohémien, il sapore un po’ vintage dei ricordi “come quel paio liso e rattoppato che non ci decidiamo a buttare”. Pagina dopo pagina ritroviamo tutti i jeans della nostra vita e scopriamo quante storie il denim, nome che nell'Ottocento veniva dato al panno pesante importato in America dalla città di Nimes, ha saputo vestire e accompagnare, facendoci sentire più leggeri e un po’ più liberi.

NdA: un repertorio iconografico da urlo...


JACK KEROUAC

La vita stregata e altri scritti (Mondadori, 180 pagine, 10 sacchi)

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Composta nel 1944, La vita stregata doveva costituire la prima parte di un romanzo ambientato nell’immaginaria cittadina di Galloway. Convinto di averne dimenticato su un taxi l’unica copia manoscritta, l’autore la riteneva perduta. Invece era al sicuro in un armadio della Columbia University, da dove è riemersa di recente. La vita stregata racconta, con trasparenti spunti autobiografici, la formazione di Peter Martin (personaggio che ricomparirà in La città e la metropoli) e dei suoi amici: il romantico avventuriero Dick Sheffield e il poeta idealista Garabed Tourian (quest’ultimo ispirato a Sebastian Sampas, che proprio nel 1944 era caduto nello sbarco alleato ad Anzio). Sullo sfondo di una profonda crisi ideale e politica e dell’imminente ingresso degli Stati Uniti nel secondo conflitto mondiale, i tre sognano di evadere dalla vita di provincia, chi attraverso la scrittura, chi arruolandosi, chi ipotizzando una carriera universitaria: “Un giorno anche lui, Peter, avrebbe affittato una stanza modesta a Manhattan... Allora, solo allora, sarebbero arrivate le sfide fondamentali della vita vera!”.

NdA: accade che, di quando in quando, spuntino dai cassetti di qualcuno inediti come questo. Il giovane Karouac non sarà ancora pronto per andare Sulla strada, ma ha già i chilometri giusti alle spalle...


PIXEL

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Raitre, domenica 30 marzo, ore 1.35

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Le colline blu (Usa, 1966, 83 minuti) di Monte Hellman con Jack Nicholson, Millie Perkins, Cameron Mitchell, Harry Dean Stanton e Rupert Crosse

Diretti verso un terreno che hanno acquistato per farne un ranch, tre cowboy sono scambiati per banditi. Braccati, finiscono in un canyon senza via d'uscita.

NdA: non è bello quanto La sparatoria, girato in contemporanea dallo stesso regista con quasi lo stesso cast, ma resta un western atipico, realizzato in grande economia in perfetto “Corman style”, ma ricco di idee sia per le immagini che per la sceneggiatura, che guarda a Beckett... Nicholson era un attore B che non aveva ancora trovato la sua consacrazione, ma è già pienamente consapevole della sua forza sullo schermo. Hellman è il regista “cult” per eccellenza (un ruolo che poteva condividere con Malick, prima che quest’ultimo uscisse dall’esilio per commettere i suoi ultimi film)...


Rai5 (canale 23), martedì 1 aprile, ore 21,15

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Io non sono qui (Usa, 2007, 135 minuti) di Todd Haynes con Christian Bale, Cate Blanchett, Marcus Carl Franklin, Richard Gere e Heath Ledger

Profeta, cantastorie, contestatore. Anticonformista, folle, genio assoluto del Novecento. Io non sono qui è un viaggio nel tempo di Bob Dylan, attraverso il ritratto di sei personaggi - colti ognuno in un aspetto diverso della vita artistica e privata del menestrello americano - che intrecciano le loro storie di protesta, disagio, erranza e solitudine in una performance evocativa.

NdA: qualcuno lo ha accusato di essere un film quasi esoterico, fruibile solo dai dylaniani di più stretta osservanza e dai dylaniati cronici... Ebbene, lasciatevi dylaniare...


Iris, mercoledì 2 aprile, ore 17.20

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Un maledetto imbroglio (Italia, 1959, 106 minuti) di e con Pietro Germi econ Claudio Gora, Franco Fabrizi, Eleonora Rossi Drago, Claudia Cardinale e Cristina Gaioni

Il furto avvenuto in un ricco appartamento e il cadavere trovato in un altro appartamento hanno qualcosa in comune? Ingravallo, commissario della Squadra mobile di Roma, indaga.

 

NdA: la fonte letteraria è Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda e si tratta, per l’epoca (ma anche per quest’epoca) di uno dei migliori gialli italiani di sempre...

 


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