Buona domenica,
mi piace dedicare questo spazio all’avvenimento culturale della settimana, ma... saranno i ponti, sarà una mia disattenzione, sarà quel che sarà, ma non v’è nulla da segnalare. Cliccando sulle pagine cluturali, ci si accorge che a tenere banco, come se fosse una sorpresa, è l’invesititura di Carlo Conti a nuovo boss di Sanremo per il 2015. Visto come un salvatore della patria, l’unico uomo color emiliofede a non essere Emilio Fede, promette il cambiamento e l’innovazione (un vizio toscano?) mentre tutti sembrano voler dimenticare in fretta Fazio così come l’arrivo di Fazio doveva far dimenticare in fretta Morandi, così come l’arrivo Morandi... Io vorrei dimenticarmi una volta per tutte di Sanremo, ma temo che il cammino sia ancora lunghissimo.
AUSCULTAZIONI
EELS
The cautionary tales of Mark Oliver Everett (E Works)
Per qualcuno Mr. E è l’epitome della sfiga. Musicista di serie A, indubbiamente, ma la successione di lutti, depressioni, cupezze discografiche alternate a momenti di inattesa solarità, lo rende anche imprevedibile. Ora che oltre a metterci la faccia si propone anche con il suo nome completo, si può star certi che queste “storie ammonitrici” appartengano alla sua sfera più intima. E così è: album spesso delicato, fragile come un cristallo, conferma Everett come autore di grande intensità (qui, peraltro, spesso in cooperazione con i compagni di band), vicino al capolavoro Blinking lights. Da preferire nell’edizione deluxe che aggiunge un intero cd di inediti. Apprendete anche voi dagli errori di gioventù qui:
https://www.youtube.com/watch?v=it8bSb-THFI#t=16
PIXIES
Indie Cindy (Pixiesmusic)
Nel rock raramente ciò che è morto riesce a restarsene tranquillamente morto e, a parte gli irriunibili Ramones (ma c’è qualche batterista che ci ha provato lo stesso) pare che tutti, ma proprio tutti prima o poi debbano tornare assieme, non importan come. Questa volta tocca ai Pixies, che erano tornati con determinazione sui palchi, formazione originale, divergenze appianate (o così sembrava), concerti che hanno permesso a chi non c’era ai tempi di Doolittle e Bossanova di incontrare una delle band più importanti per determinare il sound contemporaneo: ultimo gruppo degli anni Ottanta e primo dei Novanta (stilisticamente prima che cronologicamente) ha esercitato ed esercita un’influenza mostruosa. Erano minacciosi, i Pixies, a tratti misteriosi (l’estetica dell’etichetta 4AD sicuramente contribuiva), sghembi, per nulla inclini ai compromessi, pronti a sacrificare una bella melodia sull’altare dell’abrasione. Ma oggi? Kim Deal se n’è andata prima che si entrasse in studio, Black Francis / Frank Black ha fatto tutto da sé dando alle stampe, di fatto, un album solistico suonato da tre quarti da un vecchio gruppo di signori di mezz’età senza più spirito di gruppo. È un discreto album rock, volendo, non senza spunti interessanti, ma del fuoco d’origine sconosciuta resta poco. Facciamocene una ragione, qui:
https://www.youtube.com/watch?v=PDa3cY7U6NA
MICHAEL McDERMOTT & THE WESTIES
West side stories (Appaloosa)
Ci sono dischi per cui è quasi inutile spendere parole. Questo è un eccellente compendio di folk rock d’autore, cantato con una voce che sembra essere rimasta chiusa a invecchiare in una botte di whisky per sedici anni, suonato da una band che sa il fatto suo. Ascoltare per credere:
https://www.youtube.com/watch?v=8VFfDWndnWU
LECTIONI
GIANNI BERENGO GARDIN
Il libro dei libri (Contrasto, 311 pagine illustrate, 39 sacchi)
Oltre 250 libri in oltre 50 anni di carriera: un patrimonio unico di immagini, voci, sguardi, visioni. I libri che Gianni Berengo Gardin ha realizzato, dal primo, Biagio Rossetti Architetto ferrarese, 1960, fino all’ultimo, Polesine, 2013, testimoniano la passione dell’autore per la fotografia e il suo amore per i libri: questi strani oggetti in grado di racchiudere storie, suscitare dibattiti, indicare strade da percorrere. Ma i tanti libri fotografici realizzati da Berengo Gardin raccontano anche il nostro tempo, il gusto editoriale che cambia e si evolve, il design che trova nuove strade; raccontano gli incontri, tanti e importanti, che Gianni ha avuto con intellettuali e scrittori che hanno scritto per lui e di lui (Mario Soldati, Cesare Zavattini, Federico Zeri, Renzo Piano, Giorgio Bassani e molti altri) e gli incontri con colleghi fotografi con cui, spesso, ha condiviso l'avventura di un libro fotografico da realizzare come una nave da ormeggiare in porto dopo una lunga traversata in pieno oceano. Il libro dei libri contiene questo patrimonio di titoli, copertine, immagini, voci. Bruno Carbone ha curato la scelta con passione e puntualità, registrando uno dopo l’altro, il fiore della produzione editoriale di Gianni Berengo Gardin. Ogni titolo ha una scheda tecnica, spesso doppie pagine per mostrare le immagini scelte e l’impaginazione e, quando possibile, una citazione d’autore o un commento per contestualizzare il libro. Con un saggio di Peter Galassi.
NdA: poco da aggiungere alla scheda ufficiale, se non il piacere per gli occhi (ma anche per il tatto, perché trattasi di malloppo dal peso specifico non indifferente) di quest’opera...
ANTONIO FORCELLINO
Gli ultimi giorni di Leonardo. L’invenzione della Gioconda (Rizzoli, 303 pagine, 19 sacchi)
La mattina del 10 ottobre 1517 il cardinale Luigi d’Aragona e il suo segretario Antonio de Beatis salirono su una collina sulle rive della Loira verso il castello di Cloux. Non andavano a rendere omaggio a un membro della famiglia reale ma a un principe dell’arte, e per di più italiano. In quella giornata, Leonardo mostra al cardinale e al suo seguito tre quadri ai quali stava lavorando e che saranno gli ultimi che dipingerà prima di morire: la Sant’Anna, il San Giovannino e la Gioconda. E proprio le vicende legate a questi tre dipinti - i più complessi e tormentati dell’esigua produzione pittorica di Leonardo - ci conducono nel mondo del genio rinascimentale, ci svelano particolari inediti sul suo rapporto con i committenti e con gli artisti contemporanei e ce ne restituiscono un'immagine completamente nuova. Se Leonardo è un artista che non ha ancora finito di dire tutto quello che ha da dire, anche la Gioconda non ha ancora smesso di rivelarci i suoi segreti, se nel 2012 il Museo del Prado di Madrid ha annunciato una scoperta destinata a cambiare per sempre la storia dell’arte: esiste un'altra Gioconda, nata nell’atelier di Leonardo da Vinci. Cosa ci svela questo dipinto, tanto diverso da quello conservato al Louvre, del mondo di Leonardo? E perché è stato ignorato per oltre cinque secoli? Un viaggio nei segreti di uno dei più misteriosi artisti di tutti i tempi, guidati da un suo profondo conoscitore con il supporto di nuovi documenti, evidenze scientifiche e lucida passione.
NdA: un libro non banale su un’opera banalizzata dalla sua stessa popolarità nel corso dei secoli (ma non solo quella)
JAMES HALL
L’autoritratto. Una storia culturale (Einaudi, 288 pagine illustrate, 28 sacchi)
L’autoritratto è il genere artistico che meglio di altri contraddistingue la nostra epoca; ma gli artisti moderni sono ben lontani dall’averne esaurito forza e potenzialità. Questo libro offre un’ampia panoramica storico-culturale dell’autoritratto a partire dall’antico mito di Narciso e dai cosiddetti “autoritratti di Cristo” fino al proliferare di autoritratti di artisti contemporanei. In questo racconto James Hall dimostra come l’atto di ritrarsi faccia parte di una tradizione lunga secoli, e molti sono gli aspetti che l’autore prende in considerazione: l’importanza dell’“ossessione per gli specchi” in epoca medievale; il diffondersi del genere durante il Rinascimento; l’intensità degli autoritratti-confessione di Tiziano e Michelangelo; gli autoritratti comico-caricaturali e quelli “inventati” o immaginari; la mistica dello studio d’artista da Vermeer a Velàzquez; il ruolo svolto dalla biografia e dalla geografia nei ritratti seriali di Courbet e van Gogh; la tematica sessuale e la figura del genio nelle opere di Munch, Bonnard e Modersohn-Becker; le identità multiple di artisti quali Ensor e Cahun; fino a toccare gli ultimi sviluppi del genere nell'era della globalizzazione. Lungo tutto il libro, Hall non smette mai di interrogarsi sui motivi che inducono gli artisti alla pratica dell'autoritratto, e trova risposte scavando nel loro mondo e nella loro mentalità.
NdA: insomma, altro che selfie...
VISIONI
Domenica 27 aprile, La7, ore 23.15
Invito a cena con delitto (Usa, 1976, 94 minuti) di Robert Moore con David Niven, Peter Falk, Eileen Brennan, Peter Sellers, Maggie Smith, Alec Guinness e Truman Capote
Invitati da un miliardario eccentrico convengono in un tristo maniero cinque famosi investigatori: Hercule Poirot, Miss Marple, Charlie Chan, Sam Spade, Nick e Nora Charles. Devono risolvere l'enigma di un delitto.
NdA: dedicato a chi ama i gialli di una volta, forse è un esercizio di stile un po’ troppo fine a se stesso, come sostiene qualche critico più rigido, ma è indubbiamente molto divertente anche se non sapremo mai fine di storia funghi primaticci...
Lunedì 28 aprile, Tv2000 (canale 28), ore 21.20
Lancillotto e Ginevra(Francia, 1974, 85 minuti) di Robert Bresson con Luc Simon, Laura Duke e Humbert Balsam
Tornato sconfitto dalla Cerca del sacro Graal, impostagli da re Artù, Lancillotto vuole rapire Ginevra di cui era già l’amante. È guerra con re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda.
NdA: se fosse stato un film hollywoodiano, vecchio o nuovo, ne sarebbe sortita un’epopea tutta cavalli lanciati, scontri, lance spezzate, digrignar di denti in primo piano. Ma è di Bresson e, quindi, la messa in scena è rigorosissima nel suo indagare sulla colpa, sul peccato e sulla grazia.
Mercoledì 30 aprile, Rai5 (canale 23), ore 15.40
Il posto (Italia, 1961, 105 minuti) di Ermanno Olmi con Sandro Panzeri, Loredana Detto, Tullio Kezich, Sandro Panseri e Mara Revel
Domenico Cantoni è un ragazzo di Meda figlio di operaio che si reca a Milano per il test di assunzione in una grande azienda. Nel corso delle prove conosce Antonietta Masetti, una coetanea di cui si innamora. Entrambi verranno assunti, lei come dattilografa e lui, inizialmente, come fattorino. Avranno cioè “il posto” di lavoro.
NdA: per noi che pendolavamo sulle Nord è oggi anche un film di struggente nostalgia, con le carrozze “carro di bestiame” ex terza classe e con quella Milano che, fino a qualche anno fa, era ancora così, prima che l’imminenza di Expo scatenasse la definitiva orgia di vetrocemento ovunque...
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