ALTERINCOM, VOL. XXVIII

 

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Buona domenica,

non è bello avere qualche enigma irrisolto, qualche questione aperta che non avrà mai soluzione? Questa settimana mi ha lasciato a bocca aperta la notizia che si stanno riesumando i presunti resti della Gioconda, scavando tra li ossi suoi e de li familiari tutti per?... Cercare di ricostruirne le reali fattezze. E quindi? E se, dico io, venisse fuori che in realtà Leonardo l'ha fatta più bella di quello che era, anche perché doveva rendere conto alla committenza? Oppure che, in realtà, l'originale vivente fosse meglio del quadro (“Ah, quel Da Vinci: se vuoi fargli dipingere un Cristo o una Madonna va bene, ma per carità, non chiedetegli ritratti che fa sempre di testa sua. Gliel'ho detto e mi ha risposto con una lunga lettera che, però, gli è scritta all'incontrario, un ci capisco punto”). C'è pure chi sostiene che si tratti, se pure in modo mascherato, di un autoritratto al femminile: Leo si faceva i selfie! E intanto stanno lì a frullare femori e tibie. Allegria!

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SENTITI

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DAMON ALBARN

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Everyday robots (Parlophone)

Ha l'aria di essere un artista in costante crisi di identità, Albarn: non un mutaforma perenne come Bowie, però non ama mettersi in prima fila. Lo faceva nei Blur, nascondendosi, però, dietro l'immagine da band, poi ci sono stati i Gorillaz, una band tutta immagine (fumettistica). The Good, The Bad & The Queen, invece, puntava sulla presenza di mostri sacri come Paul Simonon e il percussionista africano Tony Allen per distogliere l'attenzione, così come è accaduto anche nel meno fortunato progetto Rocket Juice & The Moon dove al posto dell'ex Clash si trova Flea dei Red Hot Chili Peppers. Uno sticker sulla copertina di questo album lo strombazza come esordio solistico, ma neppure questo è vero: c'è il precedente del concept Dr. Dee, evidentemente depennato dallo stesso autore. Sia come sia è arrivata, finalmente, questa personale raccolta di canzoni pop che non fanno altro che confermare Damon come autore e interprete di prima grandezza (grande esempio di voce limitata usata con sapienza), arrangiatore di grande intelligenza e misura. Naturalmente assomiglia un po' a tutto quanto citato prima, perché l'impronta di questo artista è inconfondibile. Ascoltare per credere:

http://youtu.be/rjbiUj-FD-o


BEN WATT

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Hendra (Ims / Caroline)

Chi se lo ricorda? Era uno dei “belli” della new wave, sezione new romantic, in competizione con David Sylvian dei Japan anche se i suoi Everything But The Girl lo vedevano defilato (un altro!) dietro alla voce protagonista della compagna Tracey Thorne. Il so debutto, però, risale a prima della nascita del duo, con il bellissimo North marine drive (e prima si era concesso il lusso di una breve collaborazione con Robert Wyatt). Ci sono voluti solo trent'anni per ottenere l'album numero due, ma valeva la pena attendere. Nato in collaborazione con Bernard Butler (Suede), con contributi chitarristici di David Gilmour (devo specificare?) è uno dei dischi più interessanti di questo primo scorcio di anno, eccellente colonna sonora per questo clima mutevole alla ricerca di un punto fermo. Ecco un punto fermo:

http://youtu.be/2e_KxrI3erc


PATRIZIO FARISELLI

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Piccolo atlante delle costellazioni estinte (Sony Classical)

Periodicamente i negozi si riempiono di ristampe del catalogo storico degli Area e, finalmente, qualche tempo fa anche Antropofagia, mitizzato album sperimentale per pianoforte solo di Fariselli, che dell'international POPular group fu caposaldo, è tornato disponibile. Qui, invece, sono raccolte le musiche scritte per uno spettacolo che accompagnava la voce di Fabio Peri mentre illustrava le meraviglie del Planetario di milano. Non è musica per tutti i gusti (sono improvvisazioni per pianoforte e modulatore ad anello), ma per chi ama farsi sorprendere... Ecco una prima sorpresa:

http://youtu.be/DjL-fi7YOaM


LETTITI

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FRANCESCO BONO, LUIGI CIMMINO E GIORGIO PANGARO

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Morte a Venezia. Thomas Mann / Luchino Visconti: un confronto (Rubbettino, 238 pagine, 14 sacchi)

La morte a Venezia, romanzo breve (o, se si preferisce, racconto lungo) è senza dubbio uno dei capolavori della narrativa del Novecento. Qui Thomas Mann, con sublime magistero, tratta quello che forse è il tema fondamentale della sua opera, e cioè il conflitto irresolubile tra arte e vita. Gustav von Ashenbach, scrittore, artista quindi, incarna la lotta interiore, lotta che non può aver termine, tra l'ascetica morale borghese e le mai definitivamente domabili pulsioni del profondo. Morte a Venezia, il film che dal testo manniano ha tratto Visconti, ne riprende la lezione in maniera quasi fedelissima. Di fatto è in quel quasi che sta la motivazione del testo che presentiamo come ulteriore capitolo della serie 'corpo a corpo'. Come gli altri volumi della serie anche quest'ultimo si avvale dei contributi di studiosi provenienti da diversi ambiti disciplinari: germanisti e filosofi, storici del cinema e musicologi, a caratterizzare un approccio e una linea di ricerca che crediamo possa essere di una qualche utilità. (dalla presentazione dei curatori)

NdA: questo per me è il classico libro che se non ci fosse dovrebbe essercelo e finalmente ci è (per dirla in buon italiano). Vorrei averne uno per ogni riuscito connubio cinema – letteratura...


CRISTINA UGUCCIONI

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La forma di Dio (Mondadori Electa, 165 pagine illustrate, 24,90 sacchi)

L'arte occidentale degli ultimi duemila anni ha contratto nei confronti della fede cristiana un debito che difficilmente potrà ripagare; tale debito, va detto, è reciproco, e i capolavori custoditi nelle chiese e nei musei sono stati spesso vessilli e voce del messaggio di Cristo e hanno contribuito alla sua diffusione e alla sua comprensione. Il volume mostra questo profondo legame tra il mondo dell'arte e il cristianesimo, con la consapevolezza che per interpretare correttamente i capolavori artistici a tema religioso sia imprescindibile affiancare allo sguardo sensibile e analitico dello storico dell'arte la voce partecipe e profonda del teologo. I capitoli sono divisi in due parti: nella prima sono proposte le esegesi di alcuni passi significativi della Bibbia, nella seconda seguono i commenti storico-artistici di grandi opere d'arte raffiguranti quei passi: La creazione di Adamo e di Eva, La Sacra famiglia e Il giudizio universale di Michelangelo, L'Annunciazione del Beato Angelico, La Natività padovana di Giotto, Il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca, La Vocazione di san Matteo e La cena in Emmaus di Caravaggio, La Trasfigurazione di Raffaello, L'ultima cena di Leonardo da Vinci, Il Crocifisso di Cimabue e Il Cristo morto di Mantegna.

NdA: un bel ripassone per chi sa, un ottimo manuale per chi vuole apprendere, un affascinante confronto tra stili e letture...


AUTORI VARI

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Dopo il diluvio. Sommario dell'Italia contemporanea (Sellerio, 344 pagine, 20 sacchi)

Ci vollero due anni di preparazione perché questo "ragguaglio dell'Italia dopo i disastri della guerra" potesse arrivare in libreria nel mese di giugno del 1947. L'opera è un atlante politico, un censimento e un compendio di problemi e questioni, un "ritratto dell'Italia": una ricomposizione enciclopedica della Nazione; uno specchio di fronte al quale il paese venne messo per prendere coscienza delle rovine e darsi un nuovo "peso specifico morale e mentale", come aveva esortato a fare Alberto Savinio in quel trattatello politico del 1945, Sorte dell'Europa, che è l'antecedente e il presupposto di Dopo il diluvio. L'organizzatore dell'impresa, Dino Terra, raccolse attorno a sé una libera "Società di letterati": trenta collaboratori, "dilettanti" per elezione (alla Savinio), tutti in grado di far aderire la letteratura alla vita con "libertà mentale" e con "leggerezza" saggistico-narrativa; fra essi Moravia, Piovene, Carlo Levi, Soldati, Savinio, Ungaretti, Noventa, Palazzeschi, Emilio Cecchi, Zavattini, Bernari, Bigiaretti. Dopo una "diseducazione ventennale", e le violenze della guerra, i contributi affrontavano, con lucidità politica, per lo più, e chiaroveggenza, questioni che sono fondamentali in un paese civile: il paesaggio come bene culturale, da salvaguardare insieme a tutte le risorse artistiche; la politicità dell'urbanistica e dei piani regolatori, che sono "insieme un'opera di critica storica, di previsione politica, di creazione sociale e di critica artistica".

NdA: inutile sottolineare quanto è attuale, vero?


VISTITI

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Domenica 4 maggio, Raitre, ore 3,55 (sì, insomma stanotte in orario da assassini)

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L'immortale (Francia, 1962, 95 minuti) di Alain Robbe-Grillet con Guido Celano, Françoise Brion e Jacques Doniol-Valcroze

Un uomo malinconico incontra una donna incantevole e discreta che potrebbe essere la chiave di una cerchia cospiratrice la cui attività riguarda la scomparsa di donne per essere sfruttate come prostitute. Dopo diversi giorni della loro appassionante relazione la donna scompare. L'uomo non è in grado di rintracciarla quando le persone autoctone del luogo fanno finta di non ricordare di codesta donna.

NdA: orario infame per un piccolo capolavoro visivo che merita di essere scoperto


Mercoledì 7 maggio, Raimovie, ore 8.20

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Capricorn One (Usa, 1978, 124 minuti) di Peter Hyams con Elliott Gould, James Brolin, Brenda Vaccaro e Telly Savalas

Dopo l’atterraggio sulla Luna, la successiva spedizione di un ente spaziale americano è su Marte: quando tutto sembra pronto per l’avvio, però, i membri dell’equipaggio vengono prelevati e dirottati in una base militare nel deserto del Nevada. Qualcosa non ha funzionato, ma per l’opinione pubblica tutto deve restare immutato, a costo di inscenare lo sbarco sul pianeta rosso come se fosse un film.

NdA: per gli amanti delle teorie del complotto, ma anche della fantascienza e dei thriller, perché questo classico mescola tutto...


Giovedì 8 maggio, Laeffe (canale 50), ore 22.45

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Guida perversa al cinema (Gran Bretagna / Austria / Paesi Bassi, 2012, 150 minuti) di Sophie Fiennes con Slavoj Zizek

Un viaggio attraverso alcuni tra i più grandi film mai realizzati in compagnia del carismatico Slavoj Zizek, filosofo e psicoanalista, che interpreta il misterioso linguaggio cinematografico e scopre quello che i film possono dirci di noi stessi.

 

NdA: per chi ha fatto del cinema una malattia, è arrivato il momento di straiarsi tutti sul lettino dello psicanalista, con risultati sorprendenti...

 


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