LUNEDÌ 23 GIUGNO

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LUNEDÌ 23 GIUGNO (BOB FOSSE DAY)

Buongiorno,
ed eccolo qua: il Ritorno del figlio dell'AlterInCom... Ho colpevolmente messo in naftalina il supplemento domenicale de La Settimana InCom perché tenere dietro a tutto è sempre più difficile. Però per ovviare a un quest'oggi così privo di eventi e recuperando un po' di cose che mi son piaciute negli ultimi tempi, ecco un piccolo contentino. L'AlterInCom ritornerà in pianta stabile probabilmente alla fine dell'estate (e ringrazio tutti quelli che, in queste settimane, mi hanno scritto chiedendomene notizie), probabilmente con una formula un po' diversa che sto studiando (se fissare un punto fisso con aria beota può significare ciò, ebbene io lo sto facendo). Buona lettura.
Ah, il brano acconcio... Beh, oggi non abbiamo niente, quindi ecco un po' di nobilissimo niente:

http://youtu.be/JQnsN3um-iQ


ASCOLTINI

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BILLY BRAGG

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Live at the Union Chapel (Cooking Vinyl)

Billy è stato un grandissimo amore della mia gioventù, incontrato attraverso quel capolavoro che fu, ed è, Talking with the taxman about poetry, che anch’io, errando molto, tradussi “parlando di poesia con il tassista”, cosa che, comunque, continuo a trovare molto più suggestiva e pratica di “parlando di poesia con l’agente delle tasse”. Così quando ho scoperto che il live era alla Union Chapel ho controllato che non fosse un giuoco di parole (“union” è “sindacato” oltre Manica e BB di “union song” ne ha fatte tante), ma così non è. Bene. Chi già ama il buon vecchio Billy, anche se oggi è un po’ meno arrabbiato, ostenta barba e capelli canuti da saggio della canzone ed è stato accettato da quell’establishment che un tempo voleva rovesciare, oggi si limita a contestare, ma è diventato un’istituzione quanto l’english tea (niente di male, è successo anche a Jagger, Rotten, Strummer...), chi lo conosce e lo apprezza, insomma, non ha bisogno di altre spiegazioni. Per tutti gli altri... forse non è il disco migliore da cui iniziare, ma visto che getta una panoramica sulla carriera, anche se, naturalmente il disco più rappresentato è il recente, e ottimo, Tooth & nails, perché no?... Vado a parlarne al mio tassista. No, cioè... Un’idea qui:

https://www.youtube.com/channel/UCZ-w1Ma--XuvuZ9X1YtOeoA


CHRISTINA PLUHAR – L’ARPEGGIATA

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Music for a while. Improvisations on Purcell (Erato)

Una sera, ormai tanti anni fa, Christina e il suo ensemble rigoglioso di tiorbisti, arciliutisti e altri virtuosi di strumenti a cavallo tra Medio Evo e Rinascimento, una sera la Pluhar capitò al Sociale. Non fu un caso: era inserita negli appuntamenti dell’Autunno musicale, che non smetterò mai di rimpiangere. Una serata magica salutata, purtroppo, da un pubblico che definire poco generoso è un altrettanto generoso eufemismo. Bisogna fare ammenda e, da allora, ho la tendenza ad accaparrarmi qualsiasi cosa la signora pubblichi, restandone mai deluso (quando non grido al miracolo come nel caso della Rappresentazione di Anima, et di Corpo di Emilio De’ Cavalieri, in zona capolavoro della storia dell’umanità). Qui giuoca con Purcell, un giuoco che forse non piacerà ai puristi (mentre altri, sicuramente, detestano vedere scritto giuoco, lo so: lo faccio apposta, è più forte di me), ma assolutamente intrigante visto che di versioni corrette, “storicamente informate” e non delle opere del grande compositore britannico ce ne sono a dozzine mentre questa reinterpretazione, rispettosa, ma altrettanto desiderosa di andare oltre la semplice lettura, trasporta questo maestro del Barocco nel XXI secolo senza neppure fargli lasciare a casa gli strumenti, ma aggiungendo assi come Gianluigi Trovesi che svetta su tutti con il suo clarinetto. Mi secca quasi notare che una cover di Halleluja di Leonard Cohen, diventata fastidiosissima canzone “prezzemolo” inserita come traccia bonus c’entra come gli amari cavoli nella proverbialissima merenda. A while qui:

https://www.youtube.com/watch?v=Nwt5iHyShYo


EMMYLOU HARRIS

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Wrecking ball (Nonesuch)

No, non è un omaggio a Bruce Springsteen anche se ha lo stesso titolo del suo ultimo bell’album (come? Non è l’ultimo? Ne ha fatto un altro dopo? Ho detto ultimo bell’album...). È la deluxe edition del capolavoro di una cantante da sempre etichettata come country che, qui, si è liberata completamente del fardello che quella dicitura porta seco per entrare nell’età adulta della sua carriera. Correva l’anno 1995 e, in quel momento, Daniel Lanois, il produttore canadese che aveva rivoluzionato il sound degli U2 (che, in compenso, a quell’ora erano già bolliti, ma pensa te), ma anche quello di Peter Gabriel, dei Neville Brothers, di Robbie Robertson e innumerevoli altri, in quel momento Lanois era come un dio della produzione. Scelto il repertorio adatto (spiccano le firme di Lucinda Williams, Steve Earle e Neil Young, autore della title track oltre a cover magnifiche di Every grain of sand di Dylan e della poco nota May this be love di Hendrix), arrangiato il tutto e prodotto tenendo fuori ogni preconcetto stilistico, ecco il capolavoro. Questa deluxe lo impreziosice con un altro cd di inediti che raddoppiano la grande bellezza. Un granello di sabbia di bellezza qui:

https://www.youtube.com/watch?v=HHgzOkeCgVY


LETTURINE

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STEPHEN TAPERT

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Best actress. Dizionario delle dive da Oscar (Silvana, 312 pagine illustrate, 28 sacchi)

Il volume esplora un capitolo della storia del cinema mai compiutamente affrontato, presentando le storie delle prime settantuno donne che hanno vinto l’Oscar per la migliore attrice. Tra queste ci sono una principessa (Grace Kelly), la moglie di un futuro Presidente degli Stati Uniti (Jane Wyman), un membro del parlamento britannico (Glenda Jackson), una pioniera dell’attivismo contro l’Aids (Elizabeth Taylor), una guru della palestra (Jane Fonda), una fondatrice della Academy of motion pictures arts and sciences (Mary Pickford), solo per citarne alcune. Il volume ripercorre le loro vicende contestualizzandole nella loro epoca, con l’intento di mettere in risalto il carattere straordinario che queste donne hanno spesso rivelato nella difficile via del successo, fatta di scelte rischiose e di grandi sacrifici. Figure esemplari, che hanno avuto un’incredibile influenza nel trasformare sia il panorama hollywoodiano che, in senso più ampio, il mondo intero, in tema di affermazione femminile e conquista della parità fra i sessi.

NdA: il volume è anche il catalogo della mostra che si tiene al Museo nazionale del cinema di Torino fino al 31 agosto. È alla Mole Antonelliana, non potete sbagliare...


LUCA FRIGERIO

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Bestiario medievale. Animali simbolici nell’arte cristiana (Ancora, 528 pagine illustrate, 59 sacchi)

Leoni, cervi, serpenti, draghi, sirene... Sulle facciate delle nostre cattedrali, come nei chiostri dei monasteri o sulle pagine di antichi codici, è tutto un brulicare di creature animali, reali o fantastiche, mansuete o feroci. Un bestiario sorprendente e affascinante, ma che oggi non riusciamo più a leggere e a interpretare con immediatezza. Questo libro racconta, in modo chiaro ma affascinante - anche attraverso un ricco e originale apparato di immagini - il significato simbolico delle numerose e diverse rappresentazioni zoologiche che affollano gli edifici sacri e le pagine miniate dell’età medievale. Riscoprendo un linguaggio complesso e misterioso, ispirato ai testi biblici e ai Padri della Chiesa, ma anche alla tradizione classica e alle credenze popolari, che si serve dei simboli e dei segni della natura per parlare delle cose celesti. Perché, come scriveva Alano di Lilla nel XII secolo, “ogni creatura del mondo funge per noi da specchio della nostra vita, della nostra morte, della nostra condizione ed è segno fedele della nostra sorte”.

NdA: Alano di Lilla è, già di per sé, un bel cagnolone...


DONALD A. NORMAN

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La caffettiera del masochista. Psicopatologia degli oggetti quotidiani (Giunti, 336 pagine illustrate, 16 sacchi)

A chi non à mai capitato di spingere una porta invece di tirarla o di rinunciare a lavarsi le mani perché non riesce ad azionare il rubinetto? In questi casi la sensazione di incapacità personale è molto forte: eppure, sostiene Norman, la colpa non è dell'utente, bensì di chi ha progettato questi oggetti d’uso comune senza considerare le normali attività mentali la cui conoscenza è essenziale per la progettazione di un ambiente ben organizzato e rispondente alle esigenze della mente. L’autore nel corso del libro passa in rassegna un gran numero di oggetti, accompagnando l’analisi del design con aneddoti e analizzando atti mancati, errori piccoli e grandi, incidenti, dimostrando che il responsabile è il design che induce ad errore.

NdA: nel momento in cui tutto è design e “il grande design italiano” è diventata una di quelle frasi fatte di cui ci si riempie, anche a sproposito la bocca, qualche puntino sulle i da sbattere in faccia a chi contesta quello che è, invece, un assioma: “se riesci a sederti è una sedia, altrimenti è design”...


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In collaborazione con: Eden Design, Solfo

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