MARTEDÌ 10 MARZO

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MARTEDÌ 10 MARZO (CHUCK NORRIS DAY)

Buongiorno,
parlando di un'area interessante di Como, mi ripongo una domanda che mi ero posto tempo fa. La domanda è "ma perché pochi vanno in Pinacoteca"? Quella parte di città - lo slargo senza nome (ne meriterebbe uno) di via Diaz - è assolutamente negletta nonostante sia centralissima. La risposta? Secondo me le città hanno un dna che dialoga con quello delle persone che le abitano. Quindi: quella è la zona del carcere, non possiamo farci niente. La gente la scantonava nei secoli scorsi e ancora oggi è così. Tua bisnonna non ci portava tua nonna, tua nonna non ci portava tua madre e così di generazione in generazione non ci si ricorda più il perché, ma certe strade restano meno battute di altre. Che sia quello il motivo per cui, invece, mi piace così tanto via Vittani e, soprattutto, perché provo un piacevole brivido di proibito ogni volta che mi infilo in via Volpi? (che poi perché Palazzo Volpi non è in via Volpi?) (o viceversa?) (tra l'altro non so voi, ma io in via Volpi non ho mai incontrato NESSUNO, né in un verso né nell'altro… mysteri urbani). Ecco, quindi l'idea di fare un giardinetto (anzi, un giardinone) all'ex manicomio, luogo di indicibili sofferenze e disumanità, posto che tutti preferivano dimenticare (e ancora oggi non se ne viene a una), bello decentrato e scomodo da raggiungere non mi sembra una gran pensata. Il campus era un'altra cosa: lì sarebbero stati COSTRETTI. Potevamo metterli tra i tranquilli.

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(Foto Pozzoni)

Un brano acconcio ai tranquilli:
https://www.youtube.com/watch?v=horRWtbAJoI


LXI CINEFORUM DI COMO

Cinema Astra, viale Giulio Cesare 3, ore 15.30 e 21, ingresso con tessera

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Ritorno a l'Avana (Francia, 2014) di Laurent Cantet con Isabel Santos, Jorge Perugorría, Fernando Hechevarria, Néstor Jiménez, Pedro Julio Díaz Ferran

Cinque amici sulla cinquantina si ritrovano su di un terrazzo che domina la città di Cuba. L'occasione dell'incontro dopo tanti anni di distanza è rappresentato dal ritorno di uno di loro, Armando, dopo quindici anni di esilio. Bevono, ridono, parlano, litigano, ballano, piangono, si abbracciano, fumano, guardano l'orizzonte, sentono la musica dei bei tempi... vivono la libertà di essere di nuovo insieme.

NdA: 'nzaccodecompagni, 'zaccobbello...

http://www.cinecircolo.it


INCONTRI DELL'UNIVERSITÀ POPOLARE

Istituto Carducci, viale Cavallotti 7, ore 15.30, ingresso libero

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Secondo e ultimo appuntamento con il ciclo Bioetica, la coscienza critica della medicina. Silvia Nava questo pomeriggio terrà la relazione Riflessioni sull’inizio e la fine della vita. La relatrice cercherà di dare una definizione più chiara e oggettiva possibile di termini spesso usati malamente (“procreazione assistita” “accanimento”, “suicidio assistito” e altri) in modo che ognuno possa poi avviare una propria personale riflessione.


TEATRO IN PRIMO PIANO

Istituto Carducci, viale Cavallotti 7, ore 18

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Vigilia di Natale. Fuori nevica, il fuoco del caminetto in biblioteca è acceso, eppure... Nicoletta Betti Grisoni torna con il “sadico” piacere di far scorrere nuovi brividi in sala. La narrazione eè liberamente tratta da un racconto di John Dickson Carr.


STAGIONE NOTTE

Teatro Sociale, piazza Verdi 1, ore 20.30, biglietti a 27 sacchi (platea e palchi), 19 sacchi (IV galleria parapetto), 17 sacchi (V galleria, parapetto), 15 sacchi (IV galleria, ranghi) e a 13 sacchi (V galleria, ranghi)

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Re Lear di William Shakespeare. Traduzione e adattamento Michele Placido e Marica Gungui. Con Michele Placido, Gigi Angelillo, Francesco Bonomo, Federica Vincenti, Francesco Biscione, Giulio Forges Davanzati, Peppe Bisogno, Brenno Placido, Marta Nuti, Alessandro Parise, Giorgio Regali, Gerardo D’Angelo e Bernardo Bruno. Regia di Michele Placido e Francesco Manetti. Scene di Carmelo Giammello. Musiche originali di Luca D’Alberto. Costumi di Daniele Gelsi. Light designer Giuseppe Filipponio
Re Lear esplora la natura stessa dell'esistenza umana: l'amore e il dovere, il potere e la perdita, il bene e il male, racconta della fine di un mondo, il crollo di tutte le certezze di un’epoca, lo sgomento dell’essere umano di fronte all’imperscrutabilità delle leggi dell’universo. All’inizio del dramma Lear rinuncia al suo ruolo, consegna il suo regno nelle mani delle figlie, si spoglia dell’essere re, pilastro e centro del mondo, per tornare uomo tra gli uomini, rifarsi bambino e in pace “gattonare verso la morte”. Come un bambino pretende l’amore, Lear esige in cambio della cessione del suo potere, che le figlie espongano in parole i loro sentimenti per lui. Ma Cordelia, la più piccola, sa che l’amore, il vero amore non ha parole e alla richiesta del padre può rispondere solo: “nulla, mio signore”. È questo equivoco, questo confondere l’amore con le parole, che, nel momento in cui le altre figlie si mostreranno per quello che sono, farà crollare Lear rendendolo pazzo. E con Lear è il mondo intero che va fuor di sesto, la natura scatenata e innocente riprende il suo dominio, riporta gli uomini al loro stato primordiale, nudi e impauriti, in balia di freddo e pioggia a lottare per la propria sopravvivenza, vermi della terra. È qui che può cominciare un crudele cammino d’iniziazione: resi folli o ciechi per non aver saputo capire o vedere, Lear e il suo alter ego Gloucester, accompagnati da figli che si son fatti padri, giungeranno finalmente a capire e vedere.

http://www.teatrosocialecomo.it


AGORÀ - INCONTRI CULTURALI ALBATESI

Aula Magna della scuola media Marconi, piazza 4 Novembre, Albate, ore 21, ingresso libero

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Andrea Vitali dialoga con Chiara Milani sul suo ultimo libro 'La ruga del cretino'.

http://www.agoralbate.it


CINEMA DI QUALITÀ

Lux, via Manzoni 8, Cantù, ore 21.15, biglietti a 5 sacchi

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Il sale della terra
(Brasile / Italia / Francia, 2014, 100 minuti) di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado

Magnificamente ispirato dalla potenza lirica della fotografia di Sebastião Salgado, Il sale della terra è un documentario monumentale, che traccia l'itinerario artistico e umano del fotografo brasiliano. Co-diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, figlio dell'artista, Il sale della terra è un'esperienza estetica esemplare e potente, un'opera sullo splendore del mondo e sull'irragionevolezza umana che rischia di spegnerlo. Alternando la storia personale di Salgado con le riflessioni sul suo mestiere di fotografo, il documentario ha un respiro malickiano, intimo e cosmico insieme, è un oggetto fuori formato, una preghiera che dialoga con la carne, la natura e Dio.

NdA: mi sembra il film di Wenders più Herzog, se mi spiego...


BOCEPHUS KING ALL'UNAETRENTACINQUECIRCA

Via Papa Giovanni XXIII 7, Cantù, ore 21.30

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Bocephus King
e Orchestra Familia in concerto. Da Vancouver contaminazioni musicali tra blues, gospel, country, folk rock. Bocephus King, all’anagrafe James Perry, è una delle più grandi promesse della musica rock canadese. Arriva da Vancouver e più precisamente da Tsawwassen, una piccola cittadina sull’Oceano Pacifico dal fiero nome indiano. Ha all’attivo cinque dischi due dei quali lo fanno conoscere anche in Italia e il magazine Buscadero gli ha dedicato la copertina. Sul palco offre il meglio di se, da solo in acustico o con la sua band. Dal vivo è una miscela esplosiva capace di spaziare tra sonorità blues, gospel, gipsy e country, rileggendo un intero secolo di musica americana. Ci sono echi di Woody Guthrie, Dylan, Springsteen, Waits ma anche Prince, Townes Van Zandt e tanto, tanto Cinema da Fellini a Quentin Tarantino passando per l’estro dei fratelli Coen. Dopo la raccolta Amarcord, presenta il nuovo allbum The illusion of permanence (Appaloosa records). Sul palco Bocephus King (voce e chitarra), Ali Razmi (setar, percussion e voce), Owen Bryce Connell (tastiere), Fulvio Renzi (violino) e Max Malavasi (batteria, percussioni e voce).


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