Acquarelli nelle corti

Acquarelli nelle corti

Ci sono giorni in cui alla finestra arriva l'eco di acquarelli. Briciole di vita apparentemente lontana, che invece sono ancora sparsi per chi ha la fortuna di vivere immerso nelle corti o comunque a portata di orecchio. Incroci di esistenze, che poi rimangono come sospese nell'aria a galleggiare incuriosite, forse spaesate. Da un cortile ascolto un sano pigiare di campanello e voci di anziane che ingaggiano una conversazione con tono brillante. A un certo punto, una spara la frase che le stava a cuore: sono stata da tuo fratello, cume l'é là pulidu... Ora chiedo perdono del mio pessimo modo di trascrivere il dialetto. Ma la pennellata della signora è così precisa, quasi più simile a un colpo di scalpello che fissa anche l'immobilità del soggetto citato... Sì, anche se non si sbilancia oltre, né aggiunge particolari, con quell'espressione - come è là bene - ha già indicato dove si trova, questo fratello. Al cimitero. Una tomba tenuta bene, una foto che riporta l'espressione fedelmente. Pulidu. Nell'aria c'è spazio solo per una pausa, seguita da un sospiro. La signora riparte in bicicletta. E un altro acquarello arriverà. Basta volerlo osservare.

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