Due donne, una storia. Di tante altre

Due donne, una storia. Di tante altre

Il destino di Miriam è rimasto oscuro per quattro anni, quello di Simona per un mese. Miriam aveva 24 anni ed era peruviana, una ragazza semplice e raggiante perché a Busto Arsizio aveva trovato lavoro e - pensava - l'amore. Simona, un anno in più, abitava a Oleggio, al confine con il Varesotto e quella sera di giugno è uscita con l'auto rossa prestatale dalla mamma.
Entrambe innamorate, entrambe forse impaurite, entrambe uccise dall'ex fidanzato. Varese, Novara, Torino, ogni angolo d'Italia in queste ore sembra deformato da storie di donne assassinate da un amore che amore non è e forse non è mai stato, vite spezzate dalla follia del possesso. E ogni volta infuria il dibattito, in tv apprendiamo che in altri Paesi non è così: basta un sms di troppo, basta una mail minacciosa e le forze dell'ordine possono intervenire. A noi raccontano ogni volta che le leggi hanno compiuto un passo avanti per proteggere le donne, eppure la tragedia è quotidiana. Come fa parte del quotidiano l'altra alleata di chi perseguita le donne: la paura. Le leggi possiamo cambiarle. Anzi è un dovere, come combattere quel terrore che paralizza la decisione di andare a denunciare.
Oggi intanto ci fermiamo, pensiamo alle treccine che Miriam si era fatta per incontrare lui, il fidanzato che aveva lasciato perché violento, eppure gli voleva ancora bene. Nella sua storia terribile ci viene da leggere una nemesi. Non hanno mollato un attimo le indagini in questi anni, i carabinieri. E l'assassino in Spagna è stato inchiodato dalla pm Sabrina Ditaranto. Degli uomini e una donna hanno dato giustizia a Miriam. Come una metafora della strada da prendere: solo prendendo consapevolezza insieme, si può fermare questa strage.

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