Geppi, le domatrici e la rete

Geppi, le domatrici e la rete

Di ritorno dai nostri mondi reali, ci si ritrova a un appuntamento notturno in rete. Twitter è implacabile e okkupa il festival, su Facebook la critica è più flessibile. Amici vicini e lontani si confrontano, non si scannano. Noi donne ci concediamo uno sguardo sugli abiti e ci consoliamo con la considerazione che vinceremo noi, come sempre. Per ora il festival, domani prime nelle stanze dei bottoni. Gli uomini accettano e fanno gli scongiuri. Deliziosa, a un certo, punto l'analisi varesina ingaggiata dal sesso forte: pare che nel rush finale le preferenze per le tre ultime concorrenti si differenzino a seconda del Comune di residenza. I gallaratesi si distinguono dai bustocchi e via, finché uno di loro rimprovera blandamente: stop ai luoghi comuni. Dobbiamo tutti scherzare, sussurrare per non svegliare chi in casa si è saggiamente addormentato e sentirci improvvisamente in piazza come qualche anno fa, a discutere di qualcosa che non è poi così lontano. Non ci accorgiamo nemmeno di alcune donne che compaiono sul palco. Inneggiamo a Geppi, certo, e la vogliamo conduttrice per sempre. C'è chi grida: mi oppongo. Ma siamo noi le domatrici questa sera, spiacenti. Finché lei scandisce tutti i nomi da ricordare scherzosamente, ma ci riporta con intelligente prepotenza ala realtà, pronunciando un nome che al momento ci lascia storditi. Spiega subito: è la volontaria sparita da mesi, della quale non si parla più. Sappiamo che è tutto organizzato, sappiamo che a Sanremo bisogna - anche - essere più buoni. Però tutti ci ritroviamo nella piazza virtuale commossi. Noi, le domatrici, e gli uomini che hanno finto di essere domati. Un grido unico: Geppi sei grande. E per fortuna, sei donna.

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