E venne il giorno della lista nera. Ma nera di che? Il nero è quanto vedono gli imprenditori, gli artigiani, gli operai, i giovani di casa nostra se continuiamo così.
Stiamo continuando così. Appesi a voti di fiducia a Roma, e immersi nella nostra personale sfiducia che ciascuno cerca di combattere come può. Figurarsi se arrivano le liste nere anche a casa nostra, nella Lega oggi e in un altro partito domani.
Nero sembra già il nostro futuro. Vince chi porta un po' di rosa. Ogni partito ha diritto a portare avanti guerre interne, in nome di ideali, sacri o di potere: il confine non possiamo vederlo noi poveri mortali. Chi vuole tenere le redini ben strette, però si dovrà chiedere un bel giorno: ma se si rimane senza un paese da governare, a che serve.
Fate pure la guerra, se volete, e discutete sulle liste ere. Ma a questo Paese, e alla nostra provincia, serve un po' di rosa. Di pace, neanche per ricostruire: per salvare quel poco che è rimasto. Questo è il mondo reale. Che ogni tanto - tra l'altro - va persino a votare.
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