La bimba e la parola magica

La bimba e la parola magica

Ci scambieremo auguri, e ci diremo che tanto questa festa non cambia niente. Potremmo dedicarla a infinite donne che spiccano nel mondo di oggi, e ad altre che più silenziose non si può.

Potremmo avvertire la gioia di coloro che riescono a fare tutto, e di coloro che vorrebbero cimentarsi in uguale impresa, ma - ad esempio - un lavoro o una famiglia, per tante ragioni non ce l'hanno. A volte, nessuno dei due.

Invece, ci viene spontaneo pensare a una bambina. Straniera, e italiana perché qui è nata. L'abbiamo vista pochissime volte, ma la sua vocina ci raggiunge spesso, con i primi vocalizzi. Ha già individuato una parola magica, questa piccola, ed è "papà".

Da quando ha imparato a pronunciarla, la spara di continuo con una gioia vorace. Seguita dalla risata fiera del padre, quando torna dal lavoro: ogni volta, gli sembra che la sua bimba la dica in modo anche migliore, ne siamo convinte.

Spesso è la prima parola che si impara. E quando la grida felice una bambina, è anche un meraviglioso ponte verso una metà del cielo che - all'inizio - sembra intenderci perfettamente.

Un'armonia singolare, o comunque rara; tuttavia una donna sa, dai suoi primi passi, che esiste un uomo saggio e capace di capirti anche quando non ti capisce affatto. Se è fortunata.

E se è fortunatissima, ne scoprirà altri, nella sua vita privata, come nel lavoro. Ma qui - assicura il circolo antimimose - entriamo nella rarità.

Buona festa della donne, anche a chi di questa ricorrenza non ne può più. E alla piccola straniera che straniera non è.

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