La sindrome di Evita

La sindrome di Evita

Avvertenza, questo non è un ragionamento politico. E' un'osservazione distaccata verso ciò che accade, oggi nella Lega e non solo, ieri altrove, domani in altre stanze potenti. E noi donne che dobbiamo pensare - scusate - a qualcosa di più importante, ovvero a vivere, far quadrare bilanci di casa, far quadrare un lavoro e non scontentare tutti in famiglia, viene più facile lanciare solo uno sguardo fuggevole a ciò che non capiamo. Non lo capiamo, perché non ci importa.

Perché questo Paese - non da quello che ci raccontano, ma da quello che viviamo sulla nostra pelle - sta affondando. E noi in questo ci imbarchiamo, nelle correnti di questo o quel partito. Quando proprio non se ne può più, si tira fuori il faro nella notte, contro cui sparare. Mi viene da chiamarla sindrome da Evita, ma possiamo rispolverare il detto cherchez la femme.

Spuntano le lady nere - toh, gli italiani conoscevano Shakespeare e lo nascondevano così bene -, quelle biondissime, e chissà di quali altri colori ancora. Comunque vada, sono loro la chiave di volta, e di svolta. Raramente ai posti di potere ufficiali, bisogna trovarle in quelli ufficiosi. Che ovviamente sono i più pericolosi.

Vero o falso che sia, non ci interessa. Ci fa solo sorridere che ogni volta, dopo lungo girarci intorno, spunti una Evita di turno, una che condiziona l'uomo al potere e tutto ciò che è attorno, come ce l'ha tramandata la tradizione più occulta. Anche se in Argentina ci sono coloro che ancora la amano follemente per il bene che ha fatto, e quelli che coltivano sentimenti opposti per le ferite della dittatura.

Sorridiamo e diamo un consiglio materno agli uomini: metteteci subito tutte ai posti di potere, perché guardate cosa succede, dietro le quinte siamo così pericolose.

E poi lo confessiamo: visto che siamo Lady V, non vorremmo una volta o l'altra finire nei premi pure noi. Forse dovremmo cambiare nome. O forse riprendere a occuparci dei nostri traballanti bilanci e dimenticarci della politica. Già, raccogliamo il sospiro della nonna vicina di casa: ah, se ci dimenticasse pure lei, la politica, visto come va in Belgio.

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