le canottiere non mentono

Ci vorrebbe una trasferta per il presidente del consiglio comunale di Varese: non diciamo nelle piazze, dove ognuno può fare (quasi) ciò che vuole. Ma magari in qualche ufficio, e non solo, sarebbe una grazia assistere alla morìa di canottiere e infradito. 
Perché gli eletti saranno anche un po' lo specchio degli elettori, nonostante questi ultimi smentiscano costantemente: si sa, per strada è più difficile trovare un cittadino che confessi di aver votato il governo (a ogni livello) in carica piuttosto che incontrare un cammello impegnato in scioltezza a infilarsi nella cruna di un ago. Almeno il vestiario non mente.
Ricordiamo con quasi tenerezza una decina d'anni fa un esponente di una giunta comunale che stava entrando con imbarazzo in municipio, direzione Consiglio. Alla domanda sul perché di tanta esitazione, confessò che si trovava a disagio perché si era reso conto di indossare dei pantaloni rossi. Obiettivamente, in un'epoca già di sbandamento ci venne da sorridere di fronte a questa frase. Peccato che attraversando il cortile gremito per uno spettacolo estivo, una cittadina sussurrò (a voce non abbastanza bassa): "Ma quello è...? Che vergogna, va in consiglio comunale con i pantaloni rossi ". Rosso divenne anche il politico in questione.
Sono passati dieci anni o un secolo?

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