L'ultima lastra

L'ultima lastra

Scena strappalacrime lungo una via alberata: una mamma cammina lentamente sull'ultima lastra di ghiaccio di un enorme marciapiede; il suo bimbo tiene la mano stretta nella sua e punta gli occhi sui piedini. Traballano. Sono pochi, infiniti metri di ghiaccio: il disgelo non è ancora totale. Piccolo particolare: sul marciapiede si affaccia un deposito di una società un tempo pubblica, poi privata, poi a capirci qualcosa. Sporco, unica certezza. Mi sono chiesta perché un tempo i vigili andassero implacabilmente e doverosamente a multare i cittadini che non pulivano i marciapiedi, senza sentire una minima protesta. E perché adesso tanto se ne parla, ma poco li si manda. Non è una colpa degli agenti, è che sono cambiati i tempi inesorabilmente. Prova ad andare con una multa: si innesca il contenzioso, magari non dico che sfiori il linciaggio ma quasi. La divisa non incute più il sacro timore. Per un altro motivo, ancora: medico cura te stesso. Come può un ente pubblico multare, quando non ha la coscienza - ovvero strade e marciapiedi - limpida e quando non procede a sanzionare chirurgicamente quel piccolo esercito di società pubbliche, anzi ormai private, anzi ormai non si capisce un tubo? Vale per il ghiaccio, come per l'ambrosia. Eppure non è impossibile: ad Arona, ad esempio, il Comune ha fatto ripulire tutte le sterpaglie dal lungolago fino a San Carlone. Mamma, bambino, resistete: è la natura che sistemerà tutto. Come al solito, e fino al prossimo inverno.

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