Mai dall'alto in basso

Mai dall'alto in basso

E' naturale il dispiacere dei malnatesi. Separarsi da una pianta che ha caratterizzato la nostra vita in un posto, è una sofferenza anche per chi non è catalogato nella specie (bizzarra, dicono, ma intanto il sistema funziona) di chi parla agli alberi.

Con un mondo affannato a cambiare eppure destinato a rimanere se stesso, specialmente nei suoi difetti, una pianta è un universo a parte. Lei di cambiare a tutti i costi, non ne ha la minima voglia; eppure è una meraviglia assistere alle sue evoluzioni. Non ha ansie e offre un riferimento a tutti, consapevole e non.
Oggi il salice, ieri ricordate il magnifico pino all'ingresso di Busto (che neanche era un pino, ci dicevano, ma tutti lo chiamavamo così?): forse i Cinque Ponti sembrano poco umani, perché lui se n'è andato. Quanti altri alberi storici nelle nostre città, nelle nostre esistenze.

Ci pensavo con Bruno, che è un pino (realmente) piantato da me quand'ero bambina. Adesso è così immenso, che guardarlo negli occhi - per così dire - è un'utopia. Ma questo placido riferimento è rimasto, senza neanche montarsi la testa.

Sì, una delle ragioni per amare le pianta è questa: crescono, svettano, ti superano di un bel pezzo, ma non ti guardano mai dall'alto in baso.

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