Occhio agli ottanta. Anzi agli otto

Occhio agli ottanta. Anzi agli otto

Chiamali ottantenni, i nemici pubblici numero uno sulle strade: comprensibile l'indignazione degli anziani varesini alla proposta lanciata a Roma. Scena di qualche giorno fa a Busto Arsizio: un ragazzino, età apparente tra gli otto e i dieci anni, sfrecciava a un incrocio. Era in bici, intendiamoci, non all'infernale volante. Il peccato, non veniale, è che snobbava il rosso. C'era un motivo, o contributo al motivo per questo comportamento, chiaro a secondo sguardo: il giovincello in questione stava parlando al cellulare. Lungi dallo sposare la convinzione di Rousseau: l'uomo nasce innocente, è l'ambiente che lo rovina. Ma di sicuro quel ragazzo non si è inventato un giorno che guidare e telefonare rappresentano una combinazione corretta. Magari - si spera - non l'avrà imparato da mamma o papà; in giro, tuttavia, ha solo l'imbarazzo della scelta per decidere chi copiare.
E' una delle infrazioni più pericolose, e praticate. Almeno gli anziani sono una minoranza in questo caso, un po' perché si dimostrano spesso più rispettosi delle regole, un po' perché molti con il cellulare non hanno una eccessiva confidenza.
Certo, ci sono ultraottantenni che dovrebbero smettere di guidare (e giovani che non dovrebbero mai iniziare, viene da dire). Ma la selezione agli esami già esiste, e spesso sono loro o i figli, i parenti, che capiscono quando è il momento di gettare la spugna, ovvero il volante.
Poi si può mettere un tetto così preciso. Basta però precisi anche nel fornire il supporto: chi non guida più causa età, deve stare chiuso in casa? Un servizio di trasporto per gli anziani che devono fare la spesa, andare al parco o fare ciò che desiderano o di cui hanno bisogno, dovrebbe essere la conseguenza di fronte a un provvedimento del genere. Ma scommettiamo che verrebbe scaricato tutto sul volontariato, come già accade?

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