Tycoons
drammaturgia e regia Michele Segreto
con Roberto Marinelli, Michele Mariniello, Massimiliano Mastroeni, David Meden, Marco Rizzo e Silvia Napoletano
costumi Floriana Setti, Laboratorio Kyklos
musiche Kurt Weill, Mischa Spoliansky, Friedrich Hollaender, Sherman Brothers
arrangiamenti musicali e orchestrazioni Giovanni Frison
disegno luci Martino Minzoni
produzione servomutoTeatro con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)
All’inizio del secolo scorso nasce la Borsa Valori come la conosciamo oggi; il denaro diventa sempre meno reale e il suo valore sempre più manipolabile. Le democrazie occidentali iniziano a creare il debito. Il sogno di un mondo costruito sull’abbondanza e sulla prosperità sembra definitivamente fallito. Pochissimi individui, smisuratamente ricchi, controllano l’industria e la finanza e iniziano a usare il proprio potere per manipolare la politica, nel bene e nel male. Tanti osservano questi uomini, nel desiderio di poter essere come loro. Uno di loro, libretto azionario in pugno, decide di scrivere da sé il proprio destino. Un altro, pistola in pungo, decide che il proprio destino è già scritto. In quegli anni turbolenti, nasce la più potente banca centrale che il mondo abbia mai visto.
Primi del 900. Dopo decenni di instabilità e continui crolli dovuti alla fluttuazione e alle speculazioni incontrollabili, la borsa americana, la più recente ma già la più potente delle Borse Valori, sembra aver trovato finalmente una sua stabilità, anche grazie al contributo dei grandi capitalisti, i cosiddetti Tycoons, uomini d’affari talmente potenti da possedere una ricchezza perfino superiore a quella dello Stato, uomini che in passato si sono già dimostrati in grado di influenzare, con i propri milioni, l’andamento di una campagna elettorale.
In questo clima apparentemente ordinato corrono sotto traccia movimenti e ideologie, politici ed elettori, divisi tra coloro che desiderano che lo Stato abbia un controllo saldo sull’economia, sulla moneta e sui monopoli e chi invece ritiene che il mercato sia destinato ad auto-regolarsi e che una banca centrale sia, a ben vedere, un pericoloso elemento anti-democratico.
Anarchici, populisti, broker, politici, disoccupati, magnati; ognuno di loro ha qualcosa da guadagnare, e qualcosa da perdere, e tutti desiderano le stesse cose. Se il sogno americano conduce alla felicità tramite la ricchezza, la borsa diviene il luogo in cui arricchirsi più velocemente e in modo sempre più azzardato e ben presto il Paese sarà di nuovo costretto a chiedere aiuto ai Tycoons.