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Stefano Massini in Mein Kampf
da Adolf Hitler
scene di Paolo Di Benedetto
luci di Manuel Frenda
costumi di Micol Joanka Medda
ambienti sonori di Andrea Baggio
A 100 anni dalla pubblicazione di Mein Kampf, Stefano Massini, unico italiano vincitore di un Tony Award, legato a Bolzano e al suo Stabile e artista associato al Piccolo Teatro di Milano, porta in scena un’indagine lucidissima e spietata sul potere delle parole e le loro conseguenze.
Per anni Massini ha lavorato incrociando la prima stesura del libro-manifesto con i testi e i comizi del Führer oltre che con gli immensi materiali delle Conversazioni con Hitler a tavola raccolte da Picker, Heim e Bormann. Oggi Massini consegna al palcoscenico uno spettacolo duro ma necessario, in cui “Mein Kampf” emerge in tutta la sua sconcertante portata. Perché queste parole hanno ipnotizzato le masse? Perché la Storia ha mutato direzione su queste pagine? E noi, spettatori del 2024, saremmo davvero impermeabili all’ascesa dal basso di questo profeta della rabbia?
Mein Kampf è l’agghiacciante Verbo del Novecento più distruttivo, camuffato dentro la paranoica autobiografia di un invasato. Dal primato della razza all’apoteosi del condottiero, dalla smania per il riscatto alla febbre per la propaganda, va in scena l’impalcatura del nazionalsocialismo, offerto senza filtri da Massini con lo stile ossessivo, barocco ed enfatico del testo originario, in un millimetrico studio teatrale di ritmi, toni e affondi verbali del dittatore: perché la comprensione del meccanismo è l’unico antidoto al suo replicarsi.
Mein Kampf è stato un libro a lungo proibito. Alla fine della Seconda guerra mondiale, in Germania ne esistevano milioni di copie – lo stato nazista lo regalava alle coppie di sposi e ai soldati al fronte – che furono distrutte. Da allora è circolato soprattutto in ambienti neonazisti e simpatizzanti. Dal 2015, allo scadere dei diritti d’autore, ne sono state prodotte ovunque nel mondo edizioni annotate e storicizzate: in Germania, il libro è tornato in libreria nel gennaio 2016. In Italia fu pubblicato per la prima volta nel 1934, dietro ordine di Benito Mussolini, che lo aveva definito «un mattone leggibile solo dalle persone più colte e intelligenti». Nel 2017, ne è stata pubblicata un’edizione critica, a cura di Vincenzo Pinto. È tuttora illegale in Austria, Cina e Israele, che ne conservano alcune copie solo per motivi di studio in ambito universitario.
Il volume omonimo di Massini – da cui lo scrittore ha tratto il copione dello spettacolo – è stato edito da Einaudi e distribuito nelle librerie a partire dal 16 aprile 2024.