L’uomo che portò la pace a Nagasaki
A San Fermo una pièce su Takashi Paolo Nagai

Nagai. L’uomo che portò la pace a Nagasaki
tratto dagli scritti di Takashi Paolo Nagai
con Andrea Carabelli, Matteo Bonanni, Adriana Bagnoli, Diego Becce e Giacomo Zof
soprano Yukiko Aragaki
regia di Massimo Morelli e di Giovanni Belletti
La guerra, lo scoppio della bomba atomica, la morte dei propri cari, devastazione ovunque, tutto in cenere... Come può un uomo continuare a vivere? Come ricostruire i luoghi fisici e i luoghi dell’animo di un popolo profondamente ferito? Domande di ieri e di un oggi ancora segnato da tragedie in molte Regioni del mondo.
Cinque attori portano in scena la storia del medico radiologo giapponese sopravvissuto alla bomba atomica di Nagasaki, sganciata il 9 agosto 1945, in cui perde l’adorata moglie Midori, grazie alla quale si era convertito al cristianesimo. Dopo lo scoppio della bomba Takashi organizza un campo di soccorso per curare i feriti, fino a quando, dilaniato dalla leucemia provocata dal suo lavoro, si ritira a vivere in povertà evangelica in una piccola capanna (il Nyokodo). Morirà qualche anno dopo, nel 1951, visitato continuamente da una folla di persone, sconosciute o note, come l’imperatore Hirohito o la scrittrice statunitense Helen Keller. Durante le notti, ormai insonne, si era dedicato a scrivere oltre venti libri, pervasi di inviti alla pace e al perdono, libri che diventeranno anch’essi strumenti per ricostruire la città e rianimare la nazione prostrata, al punto da essere nominato eroe nazionale dall’imperatore. Come dirà nei suoi scritti, «La sofferenza, accolta con amore, raffina il cuore dell’uomo e l’esperienza del buio rende più acuta la visione dello spirito».
Lo spettacolo rappresenta, inoltre, un esempio significativo di dialogo tra diverse culture: quella shintoista fatta di saggezza, di ritualità e di cura per il creato, in cui Nagai nasce; quella occidentale fatta di progresso scientifico, che lui come medico vuole contribuire a sviluppare; quella del cristianesimo, dal quale, grazie alle profonde certezze e all’amore verso il prossimo, attinge la forza per sostenere la tragedia e la speranza nel futuro. Arricchiscono la rappresentazione i brani lirici eseguiti dal soprano Yukiko Aragaki, che impersona la moglie di Nagai, rendendo la musica un dolce fil rouge dell’intera vicenda.
Si raccolgono offerte a sostegno delle attività del Centro culturale Paolo VI.