Quanti nostri concittadini hanno rapporti con un senatore? Parecchi si immagina. Ebbene a tutti loro è concesso un privilegio. Possono accendere un mutuo per l'acquisto di un'abitazione a un tasso pari a un terzo di quello ufficiale applicato dalle banche.
«Quello per i senatori è il top dei top, ha un tasso variabile dell'1,57%. È una pacchia». Questa la risposta che un impiegato della filiale della Bnl interna a palazzo Madama, sede del Senato, ha dato al deputato dell'Idv, Francesco Barbato. L'onorevole era entrato in banca con una telecamera nascosta per chiedere informazioni su un mutuo per l'acquisto di una casa. «È una pacchia di cui possono beneficiare anche altre persone - ha precisato il bancario allo sportello - ma ci deve sempre stare un senatore dietro».
Il filmato è stato mandato in onda giovedì sera durante il programma Piazzapulita su «La 7».
In sostanza basta conoscere un senatore e farsi accompagnare alla banca interna al Senato per ottenere un mutuo a condizioni che i comuni cittadini, sprovvisti di conoscenze importanti, non possono neppure sognarsi di notte.
La faccenda basterebbe per indignarsi. Il solito privilegio, tra i tanti di cui la Casta continua a godere con buona pace delle roboanti dichiarazioni riguardanti presunti tagli e sacrifici. Ma ad aumentare la velocità di rotazione dei santissimi è l'estensione del vantaggio agli amici e agli amici degli amici. Ammesso e non concesso che un rappresentante del popolo abbia diritto a condizioni agevolate per pagarsi l'abitazione (in verità non è scritto nella Costituzione), qualcuno dovrebbe spiegare per quale ragione lo sconto debba essere esteso ai conoscenti. E poi se proprio deve essere così, lo facciano sapere. Nell'Italia dove l'arte di arrangiarsi è il secondo sport nazionale dopo il calcio, nel paese del "lei non sa chi sono io", sai che ci vuole per farsi spacciare come amico di un senatore. Se privilegio deve essere, almeno sia un privilegio democratico.
Invece no. Ai senatori e ai loro amici (ed elettori si presume) facilitazioni per mettere su casa. Gli altri si arrangino e continuino a peregrinare davanti a sportelli bancari sempre più riottosi a concedere credito e comunque a imporre condizioni spesso impossibili da soddisfare.
Se un lavoratore precario chiede un mutuo a una banca ha le stesse possibilità di ottenerlo che ha il Novara di restare in serie A. Anche i senatori, a ben vedere, sono precari (magari non lavoratori, ma precari sì). Il loro contratto è a termine. Se va bene dura cinque anni. Ma può estinguersi prima se la legislatura si interrompe.
Eppure a loro i mutui sono concessi, senza fare storie, e a tasso agevolato.
A proposito chi sono quei 46 che volevano sfiduciare il ministro Riccardi dopo la sua frase sulla politica che fa schifo? Ah, senatori.
Francesco Angelini
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