Fate la carità, siamo un Comune povero. Certo, così si estremizza ma, in senso lato, l'iniziativa dell'assessore alle Finanze di palazzo Cernezzi, Giulia Pusterla, non si discosta di molto da questa sintesi.
Il Comune di Como chiede ai comaschi di donare il cinque per mille al Municipio. Una prassi del tutto legittima, già prevista dall'ordinamento vigente, poco praticata dai contribuenti, che rivela però un risvolto inquietante.
Il cinque per mille, infatti, è stato ideato per indirizzare una parte delle tasse statali ad associazioni ed enti che assistono persone e famiglie in difficoltà, anche economiche. La proposta dell'assessore Pusterla iscrive di fatto l'istituzione nell'elenco dei nuovi poveri.
Si potrebbe ribattere che si tratta di una tassa già prevista dall'ordinamento fiscale. Che per i bilanci di cittadini e famiglie nulla cambia. Alla fine sarebbe una sorta di imposta locale aggiuntiva che non modifica il già ingente carico fiscale a cui sono sottoposti tutti i contribuenti.
Bisogna poi sottolineare che se un assessore preparata, appassionata e scrupolosa come Giulia Pusterla arriva a una decisione del genere, significa che davvero nelle casse del Municipio si scorgono le ragnatele e che sono state esplorate tutte le strade possibili e immaginabili per recuperare risorse, tranne quella di ritoccare ancora verso l'alto il peso fiscale che grava sui cittadini.
Quella che Giulia Pusterla e il sindaco Mario Lucini si sono trovati è una situazione ereditata dalla precedente amministrazione e aggravata dai provvedimenti del governo che hanno tolto ulteriore ossigeno agli enti locali.
I rischi insiti nell'iniziativa però sono evidenti. Dare il cinque per mille al Comune di Como significa non indirizzarlo più verso le associazioni di volontariato che ne hanno beneficiato negli anni scorsi. E che, a causa della crisi, hanno probabilmente registrato un incremento dei bisogni a cui dare una risposta e richiederebbero perciò di ulteriori risorse. Ma non solo. Spesso queste associazioni intervengono sulle aree di disagio sociale in supporto o addirittura in supplenza dell'ente pubblico. Che si troverebbe con una coperta corta da qualunque parti la si tiri.
L'assessore ha spiegato che l'eventuale obolo servirà, come prevede la normativa, a tamponare l'emorragia finanziaria nel settore dell'assistenza che in caso contrario metterebbe l'istituzione nella necessità di ridurre gli interventi nell'ambito sociale.
Una quadro a tinte fosche da qualunque parte lo si guardi. Perché Como, oltre ai fondi per rispondere ai crescenti bisogni di assistenza ne ha bisogno di altri per opere assolutamente imprescindibili come il completamento dei lavori sulla passeggiata a lago senza paratie. E qui, anche alla luce dell'obbligata iniziativa dell'assessore Pusterla, appare ancora più stonato il no che arriva dalla Regione a stanziare i fondi per risolvere il contenzioso con l'azienda appaltatrice, la Sacaim, passaggio indispensabile per sbloccare il cantiere.
La nuova amministrazione di palazzo Cernezzi, senza avere alcune responsabilità, rischia di trovarsi perciò di fronte a un aut aut. Sostenere i bisognosi oppure rinunciare a restituire il lago alla città. Di fronte a un simile scenario, la politica a tutti i i livelli e senza distinzione di colore, non può chiamarsi fuori.
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