Cronaca / Lago e valli
Lunedì 18 Aprile 2011
Carlazzo: "La tragedia
dell'elicottero non va archiviata"
La moglie del pilota, Nadia Corso, e la moglie di Pietro Carminati, Beatrice Gandola, dopo aver letto le motivazioni hanno deciso di impugnare la sentenza di assoluzione: sono convinte che vi siano i presupposti per chiedere una riforma della stessa in appello
«Sono stati citati in giudizio solo i proprietari dei terreni su cui di trovavano le estremità del palorcio, ma ci sono altri appezzamenti che lo stesso attraversava – fanno notare i due legali – . Ma ci sono soprattutto degli enti (Comuni e Comunità montana) che avrebbero dovuto vigilare e intervenire per rimuovere gli impianti pericolosi in caso di inottemperanza dei titolari degli stessi e che nel caso specifico, invece, pur essendo perfettamente a conoscenza dell'esistenza del cavo inutilizzato, non hanno fatto e non sono stati coinvolti nel processo. Il Comune di Carlazzo, tra l'altro, ha assunto anche una deliberazione in segno di solidarietà nei confronti di don Marco, mentre meglio avrebbe fatto a pensare innanzitutto ad altri adempimenti ben più importanti, come appunta la rimozione del palorcio».
«La sentenza – proseguono i due avvocati – ribadisce che quella fune era indiscutibilmente pericolosa e desta perplessità il fatto che, a distanza di sei anni, non siano ancora stati individuati i responsabili della mancata rimozione».
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