Cronaca / Lago e valli
Mercoledì 24 Agosto 2011
Crepe nelle case e nella chiesa
Allarme a Catasco di Garzeno
Anche nel resto del paese danni da dissesto idrogeologico
«I movimenti di versante mettono a rischio la frazione, abitata da 220 persone - riferisce anche il sindaco, Marco Braga - . La Regione ha investito un milione di euro per ridurre l'acqua di falda, responsabile del lento processo di scivolamento, ma paradossalmente il fenomeno si è accentuato a causa del formarsi di microlesioni nel sottosuolo. Per mettere in sicurezza in maniera definitiva l'abitato occorrerebbero cifre proibitive, ma è indispensabile almeno scongiurare un fenomeno che le progressive crepe nelle case testimoniano in maniera inequivocabile. Occorre pertanto regimare la valle del Sciresio, convogliandone le acque nell'Albano, e arginare la sponda sinistra del torrente principale stesso, evitando così l'azione di erosione alla base del versante».
All'ansia per Catasco si somma una serie di situazioni precarie provocate dai violenti temporali e dalle trombe d'aria verificatisi tra luglio e agosto.
Garzeno, insomma, è in ginocchio e l'elenco dei danni è notevole: frane, esondazioni e crolli si traducono in un milione e mezzo di euro. Dove la stima per il ripristino ammonta a centinaia di migliaia di euro il Comune è intervenuto con somme nell'ordine delle decine di migliaia di euro: «Non potevamo fare di più - dice Braga - . Per ovviare alle emergenze più impellenti abbiamo investito 27 mila euro. Un'inezia, utile peraltro ad evitare la paralisi del paese. Ma la situazione generale è da allarme rosso. Ci sentiamo un po' dimenticati e i miei assessori temono che questo stato di cose possa permanere e che l'invocazione di aiuto sia destinata a rimanere inascoltata. Stiamo col fiato sospeso soprattutto per Catasco: le baite montane non sono abitate stabilmente, ma non possiamo certo trasferire in albergo oltre duecento persone di una frazione. E' necessario intervenire e se nessuno ci verrà in aiuto, noi amministratori non potremo far altro che consegnare al prefetto le dimissioni, perché così non sarebbe più possibile andare avanti».
Gianpiero Riva
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