«Se tolgono davvero i "ponti"
addio turismo nel Comasco»
Lancia l'allarme il sindaco di Proserpio, gli albergatori rilanciano
«Innanzitutto - dice - in questo momento non c'è nessuna necessità di fare spostamenti perché se la ratio sottesa e quella dell'implementazione della produttività, vien da dire che si è sbagliato il tempo con le aziende in difficoltà e in cassa integrazione. Si tratta poi di giornate dall'importante valore simbolico, valore non quantificabile in termini di prezzo».
Fino a qui il ragionamento è comune a molti dei contrari allo spostamento, ma c'è una valutazione più locale da tenere in considerazione: «Se si accorpano o si spostano delle feste riducendo il numero di giorni per i ponti ci si trova a disincentivare il turismo nella nostra area - spiega il sindaco di Proserpio -. Siamo una zona ad indole turistica principalmente per ponti e fine settimana, quindi rischiamo di essere danneggiati. Per i lavoratori dipendenti queste feste rappresentano un momento per staccare e alleggerire alcuni periodi dell'anno, per passare più tempo con la famiglia. Non c'è poi un reale vantaggio economico. Sarebbe logico, con le associazioni sindacali, farsi promotori di un referendum abrogativo se il decreto fosse convertito in legge».
Una valutazione ad indole turistica che però non trova, se non parzialmente, l'appoggio degli albergatori di Como: «Di certo, per noi l'eventualità dello spostamento delle feste, comporta una perdita - spiega Andrea Camesasca vicepresidente degli albergatori -. Ma non è logico continuare a togliere contenuti da una manovra indispensabile. Dal 1945, lo Stato continua a perdere, si deve raggiungere l'equilibrio di bilancio e qualche sacrificio lo dobbiamo fare tutti. Mettiamola così: io albergatore sono disposto a perdere questi giorni di festa davanti ad un reale taglio dei costi della politica».
Giovanni Cristiani
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