Cronaca / Lago e valli
Mercoledì 11 Gennaio 2012
Muore a Vercana d'infarto fulminante
Aveva quarant'anni, lascia un figlio
Nessuna avvisaglia prima del malore costato la vita ad Alfio Dell'Era
Alle 17 di lunedì ha accusato il malore e, nonostante il tempestivo intervento dei soccorsi ed il trasporto in ambulanza all'ospedale di Gravedona, dopo un paio d'ore è morto. La lacerazione al cuore era troppo devastante ed a nulla sono valsi gli estremi tentativi dei medici di rianimarlo: per lui non c'è stato più nulla da fare. È uno di quei drammi che ci obbligano a riflettere e, se necessario, a ridimensionarci nel nostro rapporto con la vita.
Alfio Dell'Era, operaio dipendente della Sider Lario, carpenteria metallica di Domaso, divideva le sue giornate fra lavoro e famiglia, con qualche momento al bar per due chiacchiere con gli amici. Nel 2009 aveva anche fatto parte di una lista in occasione delle elezioni amministrative a Vercana.
Persona riservata e rispettosa, era di quelli che non fanno mai parlare di sé. Sua madre, che quando lui nacque lavorava in Svizzera, aveva dovuto affidarlo, ancora in fasce, ad una sorella: gli zii erano divenuti per lui il papà e una seconda mamma. Anche ora che i suoi punti di riferimento erano la moglie ed il figlioletto, continuava ad amare la famiglia allargata ed era molto legato anche ai suoceri.
L'unico suo vizio era il fumo: lo riconosceva spesso de ammetteva di non riuscire a smettere con le sigarette. Un vizio che può aver avuto un certo peso sul malore fatale, anche se una morte così improvvisa e drammatica sembra più evocare quel misterioso destino cui nessuno può sottrarsi.
Fin dalla mattinata di lunedì lo sfortunato quarantenne aveva cominciato ad avvertire disturbi, fitte al costato; poco prima del malore vero e proprio la moglie lo aveva convinto a farsi accompagnare al pronto soccorso per un opportuno controllo, ma ormai era troppo tardi. Si è piegato di colpo in due: il cuore gli si è letteralmente strappato ed a nulla è valsa la disperata corsa in ospedale. Hanno provato per un'ora a rianimarlo, i sanitari, prima di arrendersi.
C'è un paese che ancora non ci crede, ci sono i colleghi di lavoro affranti e c'è soprattutto un bambino di sei anni che piange, perché era legatissimo al suo papà. Alfio, attaccato a valori veri, era l'incarnazione della semplicità. Saranno in molti, quest'oggi, a piangerlo in occasione dei funerali, in programma dalle 14.30 nella chiesa parrocchiale di San Salvatore.
G. Riv.
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