Cronaca
Venerdì 30 Marzo 2012
Medicinali e parafarmacie
Il caso di Saronno in Europa
Il Tar gira alla Corte internazionale il ricorso della titolare sui prodotti di fascia C
La normativa vigente in ambito nazionale - ha fatto notare la dottoressa Venturini - sarebbe contraria al diritto dell'Unione europea nella parte in cui osta alla vendita dei medicinali di fascia C. E il Tar non le ha dato affatto torto, investendo del caso la Corte europea di giustizia.
In Italia il servizio di distribuzione dei farmaci è caratterizzato da una pianificazione territoriale che contingenta il numero di punti vendita: nei Comuni con meno di 12.500 abitanti è prevista, salvo deroghe, una farmacia ogni 5.000 abitanti, numero che scenderà a 3300 in base all'ultima "legge Monti". Nel 2006, al fine di aumentare la concorrenza e favorire una riduzione dei prezzi, è stata autorizzata l'apertura delle cosiddette "parafarmacie", in cui è consentita la vendita di farmaci da banco vendibili senza ricetta medica. Le direttive dell'Unione europea non contengono invece vincoli sulla ripartizione territoriale delle farmacie, pur consentendo ad ogni Stato la libertà di provvedere a una propria organizzazione del servizio in nome della tutela della salute pubblica, del contenimento delle spesa e di un equilibrio della concorrenza.
«Questo collegio» - scrivono nella sentenza i giudici Domenico Giordano (presidente), Dario Simboli e Fabrizio Fornataro - «ritiene che il regime di contingentamento vigente in Italia per la vendita dei farmaci di fascia C non sia giustificato né da ragioni di controllo della salute pubblica, né di ordine economico e nemmeno dall'obiettivo di evitare un eccesso di concorrenza. Una parafamacia è gestita da un farmacista abilitato, che ha la stessa competenza dei colleghi delle farmacie e non può comunque vendere farmaci della fascia C a propria discrezione, ma solo dietro consegna di ricetta medica. La parafarmacia, inoltre, utilizza gli stessi sistemi informatici delle farmacie ed è quindi costantemente aggiornata su tutte le problematiche che possono riguardare i farmaci».
«Trattandosi di medicinali a totale carico dell'utente, la liberalizzazione delle vendite non comporta alcun problema di contenimento della spesa pubblica» - proseguono i giudici - «Il contingentamento del numero di esercizi farmaceutici abilitati alla vendita dei farmaci di fascia C favorisce addirittura una sproporzionata protezione di reddito degli esercizi esistenti, invece del conseguimento di una razionale e soddisfacente distribuzione territoriale degli esercizi stessi».
Gianpiero Riva
© RIPRODUZIONE RISERVATA