A Lecco tre inchieste
ma non è ancora finita

Lecco

Tre inchieste sulle infiltrazioni della ’ndrangheta nel nostro territorio negli ultimi cinque anni ma non c’è da stare tranquilli: perché la criminalità organizzata predilige le piccole realtà, dove è più facile infiltrarsi e radicarsi.

Enzo Ciconte è uno dei massimi esperti delle dinamiche delle associazioni mafiose in Italia. Calabrese d’origine («e per questo arrabbiatissimo per quanto succede nella mia bellissima terra, ma è questa rabbia che mi sprona a continuare il mio lavoro), Ciconte ha appena dato alle stampe, per Rubbettino, “Riti criminali - I codici di affiliazione alla ’ndrangheta”, il primo libro in Italia che racconta, da un punto di vista storico, il valore dei codici nella costruzione dell’identità mafiosa. E in cui parla anche di Lecco e del Lecchese, in particolare dell’ultima inchiesta, Insubria.

Professore, nel suo libro c’è un capitolo dedicato a quanto hanno documentato i carabinieri del Ros a Castello Brianza nell’ambito dell’operazione Insubria, il filmato dei battesimi nel capanno di proprietà di Michelangelo Panuccio, di recente scomparso. Qual è il vero valore di questo documento?

È un documento eccezionale, sotto tutti i punti di vista. Le affiliazioni al Nord sono certe fin dall’inchiesta “Fiori della notte di San Vito”, in Calabria è un fenomeno antico. Quel filmato è sconvolgente perché non lascia spazio a dubbi, come potrebbero le parole di un pentito. È un pugno nello stomaco per gli uomini d’onore, la prova regina. Il giorno dopo il blitz ho letto i principali quotidiani nazionali e sono rimasto basito di fronte all’ignoranza, nel senso di non conoscenza, di molti grandi giornalisti, scandalizzati di fronte al giuramento su Mazzini, La Marmora e Garibaldi quasi fosse una stranezza, una stortura. Ne avevo già scritto io nel 1996 in “Processo alla ’Ndrangheta”. Il giuramento sui tre eroi del Risorgimento rappresenta il passaggio dalla ’Ndrangheta alla Santa; quando la criminalità organizzata migra nella massoneria giurare sui tre personaggi notoriamente massoni significa un cambio di passo, salire di livello. Ogni capo Crimine si arroga il diritto di aumentare le doti, al Sud come al Nord: lo hanno fatto Novella e Oppedisano. Le “promozioni”, che, si badi bene, possono essere distribuite solo da un santista, servono per garantirsi fedeltà incondizionata. Per questo studiare i codici è invece importante: perchè i codici sono lo strumento fondamentale per la costruzione dell’identità mafiosa e servono ad assicurare continuità, autorevolezza e forza alle azioni di comando, soprattutto quando gli ’ndranghetisti agiscono lontano dalla Calabria.

Proprio l’inchiesta Insubria, anche grazie al filmato di cui abbiano parlato, ha messo in evidenza riti di affiliazione, nel Lecchese. Pur in assenza dei cosiddetti “reati fine”, ossia estorsioni, intimidazioni, violenze e quant’altro. Crede che sia sufficiente a far configurare il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso che la Dda di Milano contesta agli imputati?

La verità processuale saranno i giudici a scriverla ma da studioso non posso che dire che il fatto di distribuire doti in sé configura il reato. Perché se celebri battesimi significa che hai l’autorità per farlo. E l’autorità te l’hanno data dalla Calabria. Ci sono i filmati, la vedo dura smontare l’accusa.

Da ultimo, inevitabile chiederle se le tre grandi inchieste antimafia di questi ultimi anni, Infinito, Metastasi e Insubria, hanno davvero fatto pulizia o se invece, come peraltro è emerso da alcune intercettazioni, c’è già chi è pronto a sostituirsi, o lo sta già facendo, a chi è finito in carcere.

Direi che pensare che sia finita sia ingenuo. Innanzitutto ci possono essere affiliati che sono sfuggiti alle investigazioni, che, come è noto, coprono un lasso temporale ben preciso. Secondo: Lecco è una provincia ricca. Ma è anche una realtà estremamente piccola, dove il controllo è più facile. Io, mafioso, mi posso inserire meglio nel contesto sociale, mando i miei figli a scuola, frequento le persone. Intreccio una rete di relazioni e rapporti come non sarebbe possibile in una grande città. Le piccole realtà come la vostra sono più facilmente “infiltrabili”. L’esempio è quant o accaduto alla Perego Strade: che è esemplare e sconvolgente allo stesso tempo. Io la guardia non l’abbasserei.

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