Cronaca / Como città
Sabato 14 Giugno 2014
Aziende “emigrate” a Chiasso
«Pagano poco, vizio italiano»
Consiglieri del Ppd e sindacato contro le imprese che hanno aderito all’iniziativa del Comune ticinese dopo la denuncia di retribuzioni sotto i minimi applicate in un call center: «Qui s’incoraggia lo sfruttamento del personale a vantaggio di pochi»
Finisce sotto “accusa l’iniziativa, lanciata lo scorso anno, dal Comune di Chiasso e dall’Associazione promovimento economico della città di Chiasso per facilitare l’arrivo di nuove attività, in particolare dall’Italia, e riempire i molti spazi cittadini rimasti sfitti.
A “sparare” contro “Benvenuta impresa” sono tre consiglieri comunali del Ppd che prendono spunto - come spiega il sito del Corriere del Ticino - dal recente caso di retribuzioni ben al di sotto dei minimi di legge, secondo quanto denunciato dal sindacato OCST , caso che coinvolge i dipendenti in un call center.
In particolare quindi nel mirino entrano i comportamenti delle aziende italiane che hanno scelto di collocarsi oltre frontiera per godere dei vantaggi (fiscali e della burocrazia più semplice) della Confederazione. Ma, stando a quanto segnala il sindacato e ora ribadito ai consiglieri del Ppd, queste aziende - nonostante le agevolazioni - avrebbero portato oltre il confine alcuni “vizi” nazionali che non sono graditi. E i tre rappresentanti pubblici, Giorgio Fonio, Mauro Mapelli e Claudio Alfieri, autori dell’interrogazione, lo dicono senza mezzi termini:
«Fino ad oggi – hanno scritto – abbiamo assistito all’arrivo di numerose attività che si limitano a sfruttare la minor burocrazia elvetica importando in Svizzera metodi di fare impresa tipicamente italiani, a partire da retribuzioni improponibili per il personale indigeno. Fin da subito il nostro movimento aveva manifestato forti perplessità su un’iniziativa che sembra incoraggiare un modo di fare impresa che sfrutta il personale al solo scopo di trarre il massimo beneficio a vantaggio di pochi». Secondo i tre consiglieri quanto riscontrato ora dall’OCST in un call center «potrebbe sfociare anche nel penale», ma - accusano con durezza - è anche una nuova «testimonianza di quali “imprenditori di spicco” abbiano individuato in Chiasso un polo d’attrazione».
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