Ci sarebbero anche «alcuni» comaschi, secondo quanto riferito da fonti investigative di Imperia, nell’elenco dei soggetti indagati dalla Procura di Genova per tentata prostituzione minorile, nell’ambito di un’inchiesta su due baby squillo che lo scorso febbraio portò alla denuncia di cinque persone.
Le indagini sono state condotte dagli agenti del commissariato di Ventimiglia, con la squadra mobile e la polizia postale di Imperia. La prima tranche dell’inchiesta - coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico e dal sostituto Pier Carlo Di Gennaro - si era chiusa con quei soli cinque indagati, clienti che avevano, secondo l’accusa, consumato un rapporto almeno con le ragazzine.
Anche questa volta sono indagati alcuni “fruitori”, uomini tra i 30 e i 50 anni residenti in Liguria ma anche in Piemonte (Vercelli) e a Como, uomini che a quanto pare avevano già preso contatto con le due giovani ma che avevano rinunciato all’appuntamento dopo avere letto sui giornali dell’avvenuta apertura dell’inchiesta. Gli investigatori sarebbero in ogni caso risaliti alla loro identità, sulla base dell’esame della documentazione sequestrata in casa delle ragazze: diari,mail e tabulati telefonici. I poliziotti sono sicuri che fossero al corrente della minore età delle ragazze. Secondo l’accusa, le due minorenni avrebbero messo un annuncio su internet dopo avere sentito la storia delle baby squillo del quartiere Parioli di Roma, “agganciando” così la loro clientela che avrebbe pagato tra i 30 e i 50 euro per poterle incontrare, fino a un massimo di cento euro a prestazione.
I reati contestati sono il tentativo di prostituzione minorile, aggravato dalla circostanza che gli indagati fossero a conoscenza della reale età delle due giovanissime. Per alcuni di loro è anche scattata l’accusa - altrettanto grave - di detenzione di materiale pedopornografico e di possesso di sostanze stupefacenti, conseguenza di alcune perquisizione eseguite dalla polizia nei loro domicili.
L’indagine, lo scorso febbraio, era scaturita dalla denuncia di un cliente di trent’anni che, tramite internet, aveva preso contatto con una di loro. Quando se l’era ritrovata davanti, e aveva compreso che si trattava di una quindicenne, era fuggito via, presentandosi in polizia a sporgere denuncia. In lacrime le due ragazzine avevano ammesso di avere autonomamente organizzato quella loro piccola ma remunerativa attività.n
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