Cronaca / Cantù - Mariano
Giovedì 14 Novembre 2013
Cantù, la rabbia dei cittadini
«Fanno cassa con i posteggi»
Coro di proteste per la sosta a pagamento in tutta via Murazzo
«Noi che lavoriamo in centro pagheremo 24 euro al mese»
«È proprio una schifezza». E a dirlo non sono ragazzotti disinvolti bensì vecchiette ammodo.
L’amministrazione pensava di fare un regalo gradito istituendo la tariffa giornaliera di un euro per posteggiare sulle tre balze di via Murazzo, ma il regalo, i canturini, lo rimandano al mittente.
E vogliono tenersi il secondo e il terzo livello gratuiti. La notizia ormai è ufficiale, diventano blu tutti e tre i livelli, e così come per quelli di piazzale Fratelli Cervi e via Unione.
Al prezzo “bloccato” di un euro per tutto il giorno. Stesso discorso in ospedale, da 1,50 che era. Decisione, questa, presa, come ha sottolineato l’amministrazione, dopo che il suggerimento era stato espresso prima nel corso dell’assemblea pubblica organizzata quest’estate, poi attraverso una petizione tra i negozianti di cui s’era fatto portavoce Roberto Bianchi, segretario dei Giovani Democratici di Cantù.
Ma se i firmatari saranno soddisfatti, gli automobilisti che frequentano l’area non dicono lo stesso.
Dovrebbe essere la più naturale valvola di sfogo per chi frequenti il centro, via Murazzo. Invece alle 8.45 il primo livello è desolatamente vuoto – quattro auto in tutto – mentre il secondo e il terzo, ancora gratis, sono al completo. Ma, raccontano le persone di passaggio, in realtà è già così anche da prima.
È un via vai ininterrotto di auto che arrivano, passano in rassegna le due balze inferiori e poi, non trovando nulla, filano via diritte. Tanto che alle 12 nulla è cambiato.
Dopo quanti lavorano in centro, i quali calcolano che con la nuova tariffa pagheranno 24 euro al mese, i più arrabbiati sono poi gli anziani, perché costretti a cedere dal peso dell’età. Come la signora Giuseppina, che fa assistenza, «e per fare volontariato adesso mi tocca pagare». O la coppia di anziani che, senza mezzi termini, dice che «è una schifezza».
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