Carlazzo, il laghetto
si sta restringendo

Il lago del Piano divorato dal canneto Mancano fondi per gli sfalci

In trent’anni il restringimento del lago di Piano è stato così sensibile da apparire evidente anche da un semplice raffronto ad occhio nudo fra mappe. Lo specchio d’acqua di Piano Porlezza, fulcro dell’omonima riserva naturale, è destinato insomma a chiudersi e a sparire, anche se il processo richiederà alcuni secoli. Il fenomeno è particolarmente evidente lungo la sponda del versante di Bene Lario, dove dal semplice confronto ad occhio nudo fra una mappa del 1983 e una attuale si nota una differenza. Negli ultimi quarant’anni, del resto, c’è stato un sensibile calo, fino quasi all’abbandono, dell’attività agricola.

«Nella pratica agricola il taglio del canneto aveva una valenza economica - sottolinea il direttore della riserva - . Adesso, invece, comporta dei costi che non possiamo più sostenere». Tradotto in concreto significa che fino ad alcuni anni fa si interveniva periodicamente con una fresatrice limando la parte di sponda più soggetta all’avanzata del canneto. «Il lento riempimento è una cosa naturale per uno specchio d’acqua di così ridotte dimensioni - precisa Luca Leoni - ma con gli interventi che venivano messi in atto riuscivamo a surrogare gli effetti dell’attività agricola venuti a mancare. E’ ovvio che ora il canneto avanza con maggior velocità».

In base alla cartografia del catasto Teresiano, risalente al 1722, è stato possibile fare una valutazione ben precisa: sul fronte orientale dello specchio d’acqua, in meno di 300 anni c’è stato un restringimento di 200 metri, che si traduce in circa 65 centimetri all’anno. «Il canneto avanza soprattutto sul fronte di Bene Lario, dove il terreno è meno scosceso, mentre sulla restante sponda è pressoché impercettibile - fa notare Leoni- . Certo è che, senza la ripresa di interventi che consentano di contrastare l’avanzare del canneto, il laghetto è destinato a restringersi con una velocità ben più consistente di quella riscontrata negli ultimi trecento anni».

I fondi che scarseggiano hanno vanificato, almeno finora, anche un progetto presentato tre anni per favorire il ricambio d’acqua in profondità ed evitare un’eccessiva eutrofizzazione del laghetto, che ha una superficie di 80 ettari e una profondità massima di 13 metri. L’intervento consisterebbe nel recupero dell’antica roggia di San Pietro, condotta realizzata a suo tempo per scopi economici, che già all’epoca scaricava acqua nel Lago di Piano. L’investimento era stato stimato in 260mila euro. Gianpiero Riva

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