Cronaca / Lago e valli
Sabato 20 Luglio 2013
Case da demolire, sono trenta
Ma il tecnico tifa per il tunnel
Gilardoni: «Basterebbe un proprietario di casa contrario per fermare tutto
E le difficoltà tecniche sono molte, a cominciare dalla chiusura della Regina»
Allargare le strettoie sulla Regina, come propone il Movimento 5 Stelle in alternativa alla variante della Tremezzina, comporterebbe l’abbattimento di 30-35 case. Non di più. A sostenerlo è l’ingegner e Pietro Gilardoni, che in passato ha già effettuato interventi simili sulla statale che costeggia il lago di Como. «In linea puramente teorica - dice - tutto è possibile. Gli immobili da abbattere sarebbero una trentina, forse qualcuno in più. E sempre in linea teorica si potrebbero effettivamente compensare gli abitanti con altre case di pari valore o con un corrispettivo economico».
Di certo una simile soluzione - promossa dal rappresentante del Movimento 5 Stelle Paolo Goni - sarebbe molto meno costosa della variante appena entrata nel piano di sviluppo regionale, un’opera da almeno 330 milioni di euro che dovrebbero essere finanziati dallo Stato. Promossa da Pdl, Pd e Lega Nord, la variante è stata bocciata in Regione dai consiglieri grillini.
«Ma il fatto che da un punto di vista puramente ingegneristico l’ipotesi stia in piedi - continua Gilardoni - non significa che sia praticabile. Il punto è che dobbiamo fare i conti con la realtà». Prima di tutto, osserva il tecnico, «è difficile pensare che tutti i soggetti coinvolti siano pronti a lasciare la propria abitazione. Dunque bisognerebbe mettere in conto diversi ricorsi al Tar, che potrebbe imporre lunghe sospensive». Posto che invece si riesca a trovare un accordo, gli scrupoli legali lascerebbero spazio a problemi tecnici.
«Una casa - ricorda Gilardoni - non si abbatte chirurgicamente nel corso di una notte. Bisognerebbe chiudere la Regina per diverso tempo e ricordo che nel tratto della Tremezzina non c’è una strada alternativa a monte: nel frattempo dove mandiamo le automobili e gli autobus? E cosa facciamo dei negozi affacciati sulla strada?». Insomma, un simile progetto comporterebbe problemi serissimi.
Gilardoni però va oltre. E dall’ipotesi di allargamento delle strettoie il suo ragionamento si sposta alla contestata variante della Tremezzina. «Ci vorranno molti anni e bisognerà trovare le risorse, ma non ci sono alternative. Immaginiamo pure di aver superato tutti gli ostacoli di cui ho parlato prima: il punto è che comunque i problemi della Regina non verrebbero risolti».
Con una carreggiata più larga, infatti, la statale «si riempirebbe ulteriormente di camion e mezzi pesanti, il traffico crescerebbe. E sappiamo che al di là della larghezza ci sono qui ci sono anche problemi di portata, è pericoloso caricare eccessivamente quella via». Con la variante, invece, «la Regina potrebbe diventare finalmente una strada-giardino. Inoltre un percorso alternativo a monte è indispensabile anche per ordini di sicurezza: larga o stretta che sia, attualmente in quel tratto la statale resta l’unica via percorribile. Basterebbe una frana per paralizzare tutto».
Ma in attesa della variante, che vedremo fra chissà quanti anni, cosa si può fare? Nessuna soluzione alternativa? «Io penso che in attesa dei lavori si possano studiare degli interventi mirati nei tratti più critici della Regina, per tamponare la situazione finché partirà il cantiere. E si potrebbero fare magari senza spendere troppi soldi».
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