Cassoeùla contro cazoeùla. E di mezzo non c’è solo una zeta, ma il titolo di depositari della ricetta della miglior versione del tipico piatto brianzolo.
A Cantù – dove si mangia la cazoeùla – vogliono persino mettere nero su bianco un disciplinare, chè con verze e costine evidentemente non si scherza. A Montesordo, invece, si apprestano ad accendere il fuoco per l’edizione numero 35 della sagra di San Simone e Giuda Taddeo, organizzata dagli Sportivi montesordesi.
E anche loro non scherzano mica, visto che hanno avviato le procedure per ottenere la denominazione di origine comunale della cassoeula di Montesordo.
Scopo, evidenziare, tramite la certificazione, le particolarità del prodotto che, a partire dalla tradizione regionale, registra delle peculiarità nella versione montesordese: la cottura è ante gelata invernale, le verze sono coltivate a Montesordo, la cottura di verza e carne avviene insieme (contrariamente alla casoeula milanese), non prevede l’impiego di salumi e la ricetta impone una rigorosa sequenza di ingredienti e procedure.
Sul giornale la ricetta e gli appuntamenti gastronomici.
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