Como, scandalo Ticosa
Nove anni e 5 milioni

Nel 2005 stimato un milione per la bonifica, siamo arrivati a quattro e mezzo. Più 276mila euro per gli incarichi

Delle due l’una: o negli uffici di Multi qualcuno, nel 2008, aveva la sfera di cristallo oppure il Comune di Como, sulla Ticosa, ha gettato al vento tre anni e centinaia di migliaia di euro causa il sovraffollamento di incarichi.

Mentre nell’area dell’ex tintostamperia da mesi non si muove foglia, grazie agli archivi di Palazzo Cernezzi è possibile ricostruire la cronistoria di una vicenda tipicamente - e tristemente - italiana. Fatta di ritardi, contestazioni, incarichi costosissimi e interminabili tempi burocratici.

Volendo raccontare la storia della Ticosa partendo dalla morale potremmo dire che, per arrivare all’attuale punto morto (i lavori di bonifica sull’area sono fermi a causa del congelamento di 350mila euro da parte della ragioneria per via del patto di stabilità), ci sono voluti 9 anni e quasi 5 milioni di euro. Ma sarebbe una sintesi eccessiva, per una telenovela che merita di essere raccontata.

Il capitolo che più interessa è quello della bonifica. Un capitolo non di poco conto, considerata da un lato la presenza di amianto in un’area alle porte della convalle, e dall’altro l’impossibilità di procedere con i progetti per realizzare il nuovo quartiere fino a che il terreno non sarà completamente ripulito dalle sostanze inquinanti.

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