«Como è pronta per l’alta ristorazione
Ma i cuochi devono avere più coraggio»

Il comasco Paolo Lopriore è stato stella Michelin e 39esimo nella classifica mondiale. «Noi siamo orgogliosi dei prodotti del nostro territorio, bisogna valorizzarli. Io? Tornerò»

Lui si nasconde dietro quel pizzetto da D’Artagnan e un’aria un po’ spaesata. Ma è solo un’impressione. Perché lui sa bene quello che fa. Perché Paolo Lopriore, 42 anni, comasco, è uno degli chef più apprezzati in Italia e nel mondo. Tanto da essere definito “genio” da critici e appassionati.

Il suo “ritorno in patria”, a Como, è durato solo 7 mesi, al Kitchen dell’hotel Sheraton di Como. Poi le strade si sono divise, senza polemiche, ma lasciando i comaschi con l’amaro in bocca per aver perso una stella della cucina.

Perché Paolo Lopriore, che è stato definito dal maestro Gualtiero Marchesi il miglior cuoco in Italia, quando era a Siena è arrivato fino al 39esimo posto della classifica mondiale dei migliori ristoranti, oltre a conquistare l’ambita stella Michelin.

La sua nuova avventura è iniziata da poco a Milano, al “Tre Cristi”, costola meneghina del celebre ristorante di Siena, in via Galileo Galilei, nel cuore di Porta Nuova. Ma nel cuore c’è ancora il Lario. «Como mi ha accolto benissimo - ha spiegato - ho ricevuto tantissimo affetto. Non è affatto vero che i comaschi sono chiusi, anzi».

«Como è pronta per l’alta ristorazione, ne sono certo - continua - e ne ho avuta una dimostrazione nei miei 7 mesi allo Sheraton. Ma qualcosa deve cambiare. La ristorazione comasca deve abbandonare i gamberoni al cognac e tutti quei prodotti pseudo internazionali, e tornare alle materie prime di casa propria».

E il futuro di Lopriore è ancora in riva al Lario: «Credo proprio che tornerò».

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