Cronaca / Como città
Martedì 05 Novembre 2013
Concorso vigili truccato
Ex assessore dal giudice
Con sei anni di ritardo
Il pm chiede il rinvio a giudizio per Paolo Gatto. Tirato in ballo da una concorrente già nel 2007
non venne mai indagato da chi condusse l’inchiesta
Una delle pagine più complesse, intricate, confuse e a suo modo imbarazzanti nel recente passato della Procura di Como e dell’amministrazione comunale sta per essere riaperta. Con sei anni di ritardo.
Mercoledì 13 novembre l’ex assessore della giunta Bruni, Paolo Gatto, dovrà comparire davanti al giudice delle udienze preliminari per rispondere dell’accusa di rivelazioni del segreto d’ufficio. Per aver anticipato a una sua amica aspirante vigilessa le tracce della seconda prova scritta del concorso per l’assunzione di un agente della polizia locale.
La soffiata
Un giudice comasco torna dunque nuovamente a occuparsi dello scandalo del concorso truccato risalente addirittura al novembre 2007.
E, siccome al destino piace essere beffardo, lo farà il giorno prima del sesto anniversario dell’inizio dello scandalo stesso. Quando in un pomeriggio d’autunno a casa di una delle concorrenti, SimiliAgrippina, si presenta l’allora assessore al Commercio e alla Moda, il sempre elegantissimo Paolo Gatto. Che, alla concorrente fornisce la soffiata sui possibili temi che saranno affrontati nella prova scritta fissata per il giorno successivo.
«Verso le 17.30 - aveva raccontato fin dall’inizio la candidata - è venuto a casa mia l’assessore Gatto, il quale sapendo che mi accingevo a svolgere la prova e al quale mi ero rivolta per avere una raccomandazione, mi riferì che aveva saputo le tracce».
Da quella visita si scatena un passaparola sulla soffiata non autorizzata che finisce a giochi fatti alle orecchie di un vigile urbano il quale fa scattare l’inchiesta penale. Il fascicolo viene affidato all’allora pm comasco Daniela Meliota, la quale però in oltre un anno e mezzo di indagine non mette sotto accusa Gatto.
E non lo fa neppure quando il giudice delle indagini preliminari Luciano Storaci ordina l’imputazione coatta dell’ex assessore. Anzi, l’allora procuratore Alessandro Lodolini fa ricorso in Cassazione contro il giudice e vince, in punta di diritto.
Le critiche dei giudici
Sei anni dopo, quell’ostinazione a non voler indagare Gatto si è tramutata in un motivo di imbarazzo per l’accusa. Al punto che i giudici di Como, nella sentenza dello scorso aprilea carico dell’unico condannato, Bruno Polimeni, vigile e dirigente sindacale del Sialpol, bollarono l’inchiesta come «accidentata» che ha causato il «paradosso» che chi ha tradito il segreto a cui era tenuto e soffiato in anticipo le tracce di esame non è stato mai neppure imputato.
Un imbarazzo che ha spinto la Procura ha inviare l’intero fascicolo a Brescia, per valutare anche l’operato degli inquirenti. Ritenuto esente da appunti penalmente rilevanti, tanto che il caso è tornato a Como dove il pm Simona De Salvo ha chiesto il processo per Paolo Gatto. Ma con tutto il tempo perso prima, ora il rischio di archiviazione incombe.n
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