Cronaca
Sabato 14 Marzo 2020
Coronavirus: l’accordo
governo-parti sociali
per la sicurezza sul lavoro
L’intesa consentirà alle imprese di tutti i settori, attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali e la riduzione o sospensione dell’attività lavorativa, la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro
Nella mattinata di sabato 14 marzo, presso la Presidenza del Consiglio, Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto con il Governo e le parti datoriali un «protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro».
«È un risultato molto importante - si legge in una nota - in una fase che impone a tutti massima responsabilità nel garantire, prima di ogni altra cosa, la sicurezza e la salute dei lavoratori e delle lavoratrici. La salute di chi lavora è per noi un’assoluta priorità che deve precedere qualunque altra considerazione economica o produttiva.
L’accordo che questa mattina abbiamo sottoscritto consentirà alle imprese di tutti i settori, attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali e la riduzione o sospensione dell’attività lavorativa, la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro. Nell’accordo è stato previsto il coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze a livello aziendale o territoriale per garantire una piena ed effettiva tutela della loro salute. Per questo è importante che in tutti i luoghi di lavoro si chieda una piena effettività dell’intesa che è stata raggiunta».
«L’accordo che questa mattina abbiamo sottoscritto - affermano Cgil, Cisl e Uil - consentirà alle imprese di tutti i settori, attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali e la riduzione o sospensione dell’attività lavorativa, la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro». Nell’accordo, proseguono i sindacati, «è stato previsto il coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze a livello aziendale o territoriale per garantire una piena ed effettiva tutela della loro salute. Per questo è importante che in tutti i luoghi di lavoro si chieda una piena effettività dell’intesa che è stata raggiunta».
I punti del protocollo
1 - Si autorizza la misurazione all’ingresso della temperatura dei dipendenti e si chiede ai dipendenti di informare subito il datore di lavoro in caso durante il lavoro si manifestino sintomi sospetti.
2 - Se possibile, gli autisti dei mezzi di trasporto devono rimanere a bordo dei propri mezzi: non è consentito l’accesso agli uffici per nessun motivo. Per le necessarie attività di approntare delle attività di carico e scarico, il trasportato•occorre garantire la pulizia a fine turno e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch, mouse con adeguati detergenti, sia negli uffici, sia nei reparti produttive dovrà attenersi alla rigorosa distanza di un metro. Per fornitori/trasportatori e/o altro personale esterno individuare/installare servizi igienici dedicati.
3 -L’azienda deve garantire la pulizia a fine turno e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch, mouse con adeguati detergenti, sia negli uffici, sia nei reparti produttivi. In generale deve garantire la sanificazione periodica degli ambienti di lavoro.
4 - Non previsto obbligo di mascherine per chi non manifesta sintomi, come previsto dall’Oms. Qualora il lavoro imponga di lavorare a distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative è comunque necessario l’uso delle mascherine, e altri dispositivi di protezione (guanti, occhiali, tute, cuffie, camici, ecc…) conformi alle disposizioni delle autorità scientifiche
5 -si dispone la chiusura di tutti i reparti diversi dalla produzione o, comunque, di quelli dei quali è possibile il funzionamento mediante il ricorso allo smart work, o comunque a distanza. Prevista anche la rimodulazione dei turni per evitare che le persone si incontrino.
6 - Si favoriscono orari di ingresso/uscita scaglionati in modo da evitare il più possibile contatti nelle zone comuni (ingressi, spogliatoi, sala mensa) . Dove è possibile, occorre dedicare una porta di entrata e una porta di uscita da questi locali e garantire la presenza di detergenti segnalati da apposite indicazioni.
7 - Nel caso in cui una persona presente in azienda sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria quali la tosse, lo deve dichiarare immediatamente all’ufficio del personale, si dovrà procedere al suo allontanamento/isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria e a quello degli altri presenti dai locali, l’azienda procede immediatamente ad avvertire le autorità sanitarie competenti e i numeri di emergenza per il COVID-19 forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute.
8 - Si evidenzia la possibilità di interrompere la produzione per mettere in campo le varie misure e attrezzare le fabbriche. In questa fase i dipendenti sarebbero in cassa integrazione.
Le reazioni negative. «Il premier Conte ascolta la metà delle parti sociali e si dichiara soddisfatto. E’ consapevole che sta escludendo una parte dei rappresentanti dei lavoratori e quindi del Paese, scartando sigle sindacali con decine di anni di storia e maggiormente rappresentative?». Lo afferma in una nota Bruno Mariani vice segretario generale della Confsal, la Confederazione generale dei sindacati autonomi dei lavoratori, che si dice «esclusa» dal Governo dalla firma di un protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro. «Per non inimicarsi la cosiddetta triplice ed i soliti datoriali organici allo stesso sistema di questi ultimi, il presidente Conte - afferma Mariani - ha fatto una scelta davvero inappropriata, soprattutto in questo delicato momento storico.
Da padre delle Istituzioni, come è in questo momento il premier in carica, ci aspettavamo maggiore senso di responsabilità convocando al suo tavolo tutte le parti rappresentative degli italiani e non solo il 50 per cento. Il premier Conte è sicuro di volersi assumere davvero, ancora, questa responsabilità? Con la diffusione della pandemia in corso ed il Paese in stallo, un dietro-front del Presidente del Consiglio dei ministri sulle future scelte è quasi d’obbligo».
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