Cronaca
Martedì 07 Febbraio 2023
Dall’inizio della guerra in Ucraina a oggi le società energetiche hanno avuto guadagni enormi
Economia Ammontano a 200 miliardi di dollari i profitti combinati delle principali aziende energetiche occidentali nel 2022, secondo un calcolo fatto da Reuters. E intanto i governi aumentano la stretta con le tasse straordinarie. Dicci la tua nel sondaggio qui
Sono molti i governi che dall’inizio della guerra in Ucraina e con il sempre maggiore aumento del prezzo del petrolio hanno deciso di tassare gli extra profitti (si parla di windfall tax) che le società energetiche continuano a ricavare dalla vendita della materia prima. Grazie a questa soluzione adottata da diversi governi gli introiti derivanti dalla vendita di petrolio sono stati trasformati in aiuti e sussidi per sostenere le famiglie e i singoli cittadini che faticavano a sostenere in autonomia il prezzo dell’energia. La tassa una tantum consiste in un prelievo straordinario applicato, a discrezione del governo, sull’extra profitto di produttori e rivenditori di energia elettrica, prodotti petroliferi, gas metano e gas naturale.
L’offerta del petrolio sul mercato mondiale, per effetto della pandemia da Covid-19, è rimasta scarsa anche dopo che la situazione emergenziale data dai lock-down diffusi che riducevano sensibilmente i viaggi e gli spostamenti in generale. Non solo: tra i più importanti produttori di benzina al mondo c’era la Russia, verso cui però i paesi Europei e in generale tutto l’Occidente hanno messo in atto pesanti sanzioni proprio sulle esportazioni, nelle quali sono naturalmente coinvolti petrolio e gas naturale.
I calcoli effettuati dall’agenzia stampa Reuters hanno permesso di prevedere che dal 2022 le principali aziende energetiche occidentali incasseranno un profitto combinato pari a 200 miliardi di dollari. L’anno che più di tanti altri è stato segnato dall’enorme volatilità dei prezzi del petrolio e del gas, dopo l’invasione russa in Ucraina, ha enormemente arricchito realtà come BP (BP.L), Chevron (CVX.N), Exxon Mobil (XOM.N), Shell (SHEL.L) e TotalEnergies (TTEF.PA). Si tratta per l’appunto di profitti straordinari, legati a una contingenza storica e geopolitica imprevista ed eccezionale, che saranno destinati nel corso del 2023 a declinare fino a 158 bilioni di dollari a causa dei prezzi dell’energia molto più bassi e delle preoccupazioni date dall’inflazione.
Ma diamo uno sguardo anche alle società energetiche italiane: Eni, per esempio, ha avuto, a settembre 2022, un utile pari a 10,8 miliardi di euro (+311% rispetto al 2021). Più in generale le imprese energetiche presenti in Italia, nei primi 5 mesi del 2022 hanno visto aumentare i ricavi, rispetto allo stesso periodo del 2021, del 60% mentre altre aziende, a causa dei rincari di luce e gas, sono a rischio chiusura, secondo una rilevazione di Confartigianato.
Quel che è certo è che mentre le aziende energetiche accumulavano profitti (il prezzo della materia prima sul mercato nel corso del 2022 è aumentato ma non è stato lo stesso per i costi di produzione), i cittadini faticavano a pagare le bollette a fine mese: ecco perché i governi continuano a incrementare le tasse sugli extra-profitti. Il governo italiano, guidato da Mario Draghi, è stato uno dei primi a muoversi in questa direzione in Europa, applicando una windfall tax pari al 25% degli utili extra delle aziende del settore energia, gas e petrolio. Il governo Meloni ha aumentato questa tassa dal 25 al 50%.
Nel 2022 sono state però molto poche le aziende che hanno versato il contributo straordinario per sostenere famiglie e imprese: la tassa sugli extra profitti è stata percepita dalle aziende del settore come una punizione, ovvero come una tassa sul fatturato che potrebbe creare disparità tra aziende dello stesso settore. Non solo, le aziende del settore hanno criticato anche il metodo scelto per calcolare la base imponibile.
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