Cronaca / Como città
Giovedì 08 Agosto 2013
Estate 2013, tre miracoli a Como
Lungolago, Patria e Arena del Sociale: lo slogan di Bordoli fotografa il momento felice della città
Fondamentale la collaborazione con i privati. I prossimi obiettivi: ex Ticosa, campus, Expo 2015
Il presidente della Famiglia Comasca Piercesare Bordoli ha fotografato la situazione con una felice battuta: «A Como quest’estate ci sono stati tre miracoli». Si riferiva alla riapertura provvisoria del lungolago, al recupero del Patria e al progetto che ha dato nuova vita all’Arena del Teatro Sociale. Tre esempi di proficua collaborazione tra enti pubblici e privati, a testimonianza di un clima nuovo in città. Si raccolgono i frutti del gioco di squadra andato in scena nell’ultimo periodo, quell’unità di intenti auspicata decine di volte ma di rado tradotta in fatti concreti nel passato. Como prova a mettere da parte la litigiosità e a fare di necessità virtù, trasformando in un’occasione la carenza di risorse a disposizione degli enti locali e i problemi sul tavolo, a partire proprio dalla grana della passeggiata a lago. «Mario Lucini è un sindaco che ascolta e lavora in maniera molto sensata, lo stesso fanno i suoi collaboratori», sintetizza il presidente degli Amici di
Ora l’obiettivo è usare lo stesso metodo per altri “miracoli”: dai piani per Expo 2015 passando per il campus universitario. Senza dimenticare operazioni complesse come la riqualificazione delle aree dismesse ex Ticosa ed ex Sant’Anna.
La tripla iniezione di ottimismo arrivata quest’estate si somma, peraltro, a interventi meno eclatanti ma significativi, come l’impegno dei volontari per cancellare gli scarabocchi sui muri, i genitori che tinteggiano le scuole, la sistemazione degli archetti intorno alle aiuole in piazza Cavour. «Il prossimo miracolo? Direi che va finita l’operazione lungolago - dice Bordoli -. Poi bisogna prepararsi al meglio per l’appuntamento con l’Expo e risolvere la vergogna della Ticosa. Io sono ottimista, pochissimi credevano al recupero del Patria ma ce l’abbiamo fatta».
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