Cronaca / Como città
Lunedì 15 Dicembre 2014
Fecero sparire i risparmi dei clienti
Crac Ibs Forex, 8 anni di condanna
Terminato il processo ai responsabili della società finanziaria
Alla fine, tolte un paio di assoluzioni inerenti due episodi di emissione di fatture false, il tribunale di Como ha accolto quasi integralmente le richieste della Procura. Graziano Campagna, 50 anni, originario di Ariano Irpino ma residente in Canton Ticino, ritenuto uno dei responsabili del crac di Ibs Forex - la società comasca di intermediazione finanziaria fallita nel 2009 - è stato condannato a otto anni di detenzione e al risarcimento di alcune decine di milioni di euro a un elenco infinito di “vittime”, ivi compresa l’amministrazione provinciale di Palermo cui - almeno sulla carta - dovrebbero andare 27 milioni.
La sentenza chiude la parabola di questa piccola società che fino al giorno del “crac”, nel settembre del 2009, aveva gestito circa 50 milioni di euro sul mercato del cosiddetto Forex, il mercato parallelo dei cambi di valuta. erano soprattutto soldi di piccoli risparmiatori, attratti dalla prospettiva di poter investire con ricavi proficui, tra il 10 e il 15%, così come prospettarono diversi consulenti finanziari, se è vero, come è vero, che la rete dei promotori di Ibs seppe ampliarsi ben oltre i confini della Regione. Investirono i loro risparmi piccoli artigiani, piccoli imprenditori, professionisti e pensionati lombardi e veneti, così come l’ente provincia di Palermo, che non rivide mai più un centesimo.
Non è bastato, a Campagna, produrre, in un ultimo e disperato tentativo di salvarsi, una lettera in cui l’ex direttore generale di Ibs, Sandro Tiso lui pure già condannato con un patteggiamento a quattro anni di detenzione e tuttora latitante, forse in Svizzera, cercava di scagionarlo, spiegando che poche o nessuna responsabilità fosse stata, all’epoca, in carico a Campagna. Alla fine, per quanto le motivazioni della sentenza si possa soltanto intuire (saranno depositate a fine marzo) passa la line a del pm Massimo Astori, secondo il quale il progetto di Ibs - così disse lo scorso novembre nel corso della sua requisitoria - «era orientato fin dall’inizio alla frode», e che la strategia dell’imputato «era quella di sparire pian piano e di lasciare il cerino in mano ad altri». Gli altri - stante la verità processuale - furono, oltre a Tiso, Gianluca Priano, l’ultimo amministratore delegato della società, condannato nel febbraio dello scorso anno a tre anni e quattro mesi, e tutti i componenti del collegio sindacale, ovvero Antonio Schiavio, Pasquale Tiziano Perrina e Carmine Pompeo Antonelli, che dal processo uscirono, in udienza preliminare, con una condanna a due anni, identica a quella inflitta a Tiziano Colombo, già membro del board societario.
Tutti scelsero la strada del rito abbreviato, lasciando Campagna “solo” davanti a un tribunale collegiale. Nonè servito neppure a lui sostenere quel che hanno sempre sostenuto tutti. E cioè che quel denaro non fu fatto sparire ma semplicemente perduto: «Abbiamo perso i soldi. Non sono stato bravo io nelle compravendite».
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