
Cronaca
Giovedì 31 Luglio 2014
Finisce in carcere per sbaglio
«In cella senza perché»
A Como, incensurato aveva patteggiato un mese per guida in stato di ebbrezza, è stato arrestato: «Tornavo a casa, mi sono trovato in prigione». Il provvedimento annullato dal giudice

Il magistrato non la manda a dire, nel provvedimento che chiude l’ultimo capitolo dell’incubo alla Kafka in cui è piombato un cuoco comasco, portato in cella senza un valido perché, come sancisce pure il giudice per le indagini preliminari, Maria Luisa Lo Gatto. L’ordine di esecuzione della pena costato cinque giorni di carcere a Marco Accorsi, infatti, è stato annullato con tanto di tirata d’orecchi a chi, tra tribunale e procura, non ha approfondito il caso a sufficienza.
Accorsi tornava a casa dal lavoro, quando è stato fermato per un normale controllo dai poliziotti che gli hanno comunicato: «La dobbiamo portare in carcere». Tutta colpa di un vecchio patteggiamento a 30 giorni di reclusione per essere stato trovato - nel 2009 - al volante della sua auto con appena 0,10 milligrammi d’alcol nel sangue oltre la soglia imposta dal codice per la condanna penale.
Dura lex sed lex Accorsi aveva scelto la strada che accomuna tutti gli imputati per guida in stato di ebbrezza: il patteggiamento con la sospensione condizionale della pena subordinata ai lavori socialmente utili. Procedura che consente di dimezzare i tempi di sospensione della patente e di far tornare pulita, dopo il periodo di messa in prova, la fedina penale.
Dopotutto il cuoco comasco non ha mai avuto alcuna pendenza con la giustizia. Incensurato, ad eccezione di quel controllo in cui è incappato cinque anni fa. E per il quale si è fatto cinque giorni in carcere: «Un incubo», dice ora che è fuori dal Bassone. «Devo ancora riprendermi: se ripenso a quello che ho vissuto sto più male adesso che nei giorni in cui sono stato in cella, in compagnia di persone condannate per rapina e spaccio. Sono stato catapultato in una realtà allucinante, che non era la mia, per un errore».
Si potrebbe parlare di superficialità, non ci fosse di mezzo un tema delicato come la libertà delle persone. Dopo il patteggiamento a un mese, Accorsi aveva iniziato il periodo di lavori sociali concordato con il giudice. Poi, però, aveva trovato lavoro in Svizzera e l’impegno ai servizi sociali era risultato incompatibile con quello professionale.
Per questo motivo è stata revocata la sospensione della pena e si è riattivato il procedimento per l’ordine di esecuzione di quella condanna a un mese. L’ufficio esecuzioni, però, anziché notificare il provvedimento a casa di Accorsi - indirizzo ben noto al Tribunale, visto che compariva negli atti del procedimento a suo carico - ha inviato il tutto a un vecchissimo recapito. Dove più nessuno aveva notizie dello sventurato cuoco. Il quale, per questo motivo, è stato frettolosamente considerato irreperibile. Per questo motivo l’ordine di esecuzione della pena è diventato operativo all’insaputa del diretto interessato.
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utente_244996
10 anni, 8 mesi
@claudio.g In realtà, al di là di quello che si legge nell'articolo, come accade sempre nei casi di guida in stato di ebbrezza, l'imputato patteggia una pena che viene poi sostituita con il lavoro di pubblica utilità che, se svolto, estingue il reato. Ovviamente, se non viene svolto, non è la sospensione mai concessa ad essere revocata, bensì è la pena sostitutiva a tornare detentiva. Poiché questa non è sospesa deve essere notificato al condannato l'ordine di esecuzione con il quale gli si concede il termine di 30 giorni (solo se la pena non supera i 3 anni o più in casi particolari) per richiedere una misura alternativa alla detenzione e non andare in carcere. Ed è proprio questo ordine a non essergli stato notificato con il risultato che, non sapendone nulla, non ha potuto chiedere una misura alternativa alla detenzione.
utente_180183
10 anni, 8 mesi
mi spiegate questo passaggio? "è stata revocata la sospensione della pena e si è riattivato il procedimento per l’ordine di esecuzione di quella condanna a un mese" Vuol dire che in carcere doveva andarci veramente poiché aveva abbandonato i servizi sociali e quindi l'errore è stato solo quello di non notificargli a casa la cosa? Non capisco.
utente_244996
10 anni, 8 mesi
Capisco che, in effetti, con quello che si legge in Italia la notizia appaia paradossale e che si debba fare notizia con quello che si ha. Però, il titolo "in cella senza perché" è un po' fuorviante. Lo sfortunato protagonista, infatti, ha commesso un reato per il quale ha riportato una condanna a pena detentiva, sospesa a condizione che facesse il lavoro di pubblica utilità, non lo ha fatto, quindi, gli è stata revocata la sospensione. A questo punto, avrebbe dovuto scontare la pena in cella, fatta salva la possibilità di chiedere una misura alternativa al carcere che, questo sì, non è stato messo in condizione di chiedere. Per assurdo, visto che il lavoro di pubblica utilità non è stato portato a termine, il Tribunale di Sorveglianza avrebbe anche potuto negargli la misura alternativa (so che è praticamente impossibile) e in carcere ci sarebbe andato lo stesso, per dire...
utente_178675
10 anni, 8 mesi
e i veri deliquenti rimangono fuori, complimenti, poi ci sarà il solito scarica responsabilità
kricriboss
10 anni, 8 mesi
agghiacciante, massima solidarietà al ragazzo, con l'augurio che chi ha sbagliato paghi e gli venga riconosciuto quantomento un indennizzo per lesione di immagine ed eventuali ripercussioni sulla vita sociale e lavorativa...