Frontalieri “schedati” per lavorare
Code per i certificati in Tribunale

Sono obbligati a presentare tutti i documenti inerenti il loro casellario giudiziale - Bolli per 46,72 euro, la Uil attacca: «Uno scandalo, violati gli accordi di Schengen»

Una doppia tassa per lavorare in Svizzera. O meglio, in Canton Ticino. Ma per un’assunzione si fa questo e altro, perché alla fine sono “solo” 46,72 euro di marche da bollo.

In questi giorni l’ufficio che rilascia i certificati penali del tribunale di Como è letteralmente preso d’assalto dai lavoratori frontalieri che stanno “correndo ai ripari” pur di non perdere un’occasione di impiego oltreconfine. Il motivo è semplice: dal 2 aprile è entrata in vigore una norma del Canton Ticino che non permette più a chiede il rilascio o il rinnovo del permesso di dimora o per frontalieri di presentare una semplice autocertificazione, ma obbliga a produrre un certificato penale generale del casellario giudiziale.

«Deciso in campagna elettorale»

A questa si è aggiunta una nuova richiesta, entrata in vigore da pochi giorni: è necessario presentare anche il certificato dei carichi pendenti. Insomma, i frontalieri italiani vengono “schedati” dai ticinesi, che possono così negare anche il permesso di lavorare nella Svizzera italiana. «È un vero scandalo - ha spiegato il sindacalista della Uil Roberto Cattaneo, che si occupa proprio dei frontalieri - Anche perché sono norme che in sostanza contraddicono gli accordi bilaterali e sono anche divergenti rispetto agli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone. Per questo motivo ho informato della questione anche i nostri parlamentari Chiara Braga e Mauro Guerra, affinché indaghino sulla questione. Si tratta di un vero abuso»..

La normativa sui carichi pendenti è stata valuta dal consigliere di Stato ticinese Norman Gobbi. «È stata una sua decisione autonoma, messa in atto in maniera immediatamente esecutiva. Lo ha fatto senza consultare nessuno, era nelle sue facoltà. Ma è stata sicuramente una mossa elettorale, visto che è arrivata a pochi giorni dal voto in Ticino. Così la Lega dei Ticinesi ha avuto i suoi voti...».

Il problema, come detto, riguarda i frontalieri comaschi che, secondo gli ultimi dati, sono 24mila, ai quali si aggiungono i 3.500 che hanno preso dimora oltreconfine. In sostanza devono pagare, per uno di questi certificati penali, 16 euro di bollo e 3,68 euro di diritto di certificato, ai quali si aggiungono altri 3,68 per diritti di urgenza, in modo tale da avere immediatamente in mano il documento.

«L’Italia intervenga»

Il totale è di 23,36 euro, che è da moltiplicare per due, visto che servono entrambi. La magra, anzi magrissima consolazione è che sono soldi che, perlomeno, vengono versati allo Stato italiano e non a quello Svizzero.

«Voglio far notare - conclude Roberto Cattaneo - che il Ticino è l’unico cantone della Svizzera che ha approvato una normativa del genere. Ci sono altri cantoni che hanno un numero di frontalieri anche superiori al Ticino, ma nessuno ha approvato una normativa così restrittiva. Lo ripeto: è un abuso e l’Italia deve assolutamente intervenire a difesa dei nostri lavoratori». n

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