Giovanni, mago dei fiammiferi
«Per Natale vorrei un tavolo»

Costruisce oggetti usando solo i cerini, tra il dormitorio e la Caritas

«Mi basta uno spazietto per poter fare altri lavori e superare la crisi»

Sarà perché è abituato ad accontentarsi di poco, a fare di necessità virtù. O forse è solo un modo diverso per dimostrare la sua abilità. Il fatto certo è che Giovanni Affronti riesce a trasformare i fiammiferi in piccole opere d’arte. Gli bastano i cerini, lui li taglia, li colora, li leviga, li incolla. Così nascono oggetti di ogni tipo, dalle scatole (con tanto di interno foderato) ai porta sigari, alle dame. Ma Giovanni ha anche realizzato calici, ostensori e altri oggetti da utilizzare durante la messa, oltre a un vaso «per Santa Rita» di cui è particolarmente orgoglioso.

Un talento speciale

Perché raccontiamo questa storia? Perché Giovanni sogna di poter ricevere un regalo di Natale, anche se si vergogna quasi a dirlo. Non gli piace chiedere, preferisce di gran lunga ringraziare. Tanto che nella nostra chiacchierata la parola che ha usato più spesso è stata proprio «grazie». Grazie agli operatori della Caritas, ai volontari del dormitorio, alla mensa del Don Guanella. «Molte persone mi hanno aiutato e mi stanno aiutando ancora - racconta Giovanni - Io continuo a costruire questi oggetti, ho persino fatto un carretto siciliano solo con i fiammiferi. D’altra parte sono di Palermo. Quello che vorrei, se fosse possibile, è uno spazietto al coperto per poter lavorare e iniziare a rifarmi una vita. Sono sicuro di poter realizzare ben altro, se solo avessi un tavolo e qualche attrezzo. Non so, magari qualcuno ha un vecchio garage o un angolo in un laboratorio...». Giovanni lavorava come artigiano edile con il fratello, a Palermo. Specialità: mosaici nelle ville. Poi è arrivata la crisi, la moglie se n’è andata, lui è finito in strada. Ora passa la notte al dormitorio di via Napoleona ed è uno degli ospiti più “famosi” del centro diurno della Caritas, in via Giovio. Con l’aiuto della responsabile del servizio, Cecilia, ha trovato il coraggio di lanciare questo appello. «Sono convinto di poter uscire da questa situazione - dice - se solo qualcuno riesce a darmi una piccola spinta. Non voglio vivere in strada». E mostra, orgoglioso, il biglietto da visita della sua bottega artigiana. «La partita Iva è ancora aperta».

Il sostegno dei volontari

«Non posso lavorare al centro diurno, disturberei le altre persone, e poi non è sempre aperto. Non so nemmeno dove mettere tutti gli oggetti che ho costruito. Il parroco di San Fedele, don Carlo, mi ha dato uno spazio dove lasciare il carretto e mi ha fatto esporre le creazioni con un banchetto davanti alla chiesa, ma non basta più». «Comunque, lo scriva per favore, devo ringraziare chi mi ha portato anche dieci o quindici scatole di fiammiferi. Poi don Carlo, Raniero della mensa di via Grossi, i sacerdoti del Don Guanella, la falegnameria della cooperativa sociale Luce, il servizio Porta Aperta, Cecilia...». E l’elenco sembra non finire mai. n

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