Cronaca / Lago e valli
Venerdì 09 Agosto 2013
Gravedona divisa sulle scritte fasciste
«Pezzo di storia, è giusto restaurarle»
La proposta di un consigliere comunale al sindaco, ma i partigiani sono contrari
Murales davanti al ristorante Cardinello, al confine di Domaso e a Consiglio di Rumo
«Recuperiamo e valorizziamo le scritte murali, ancora visibili in territorio di Gravedona ed Uniti, legate al periodo del fascismo». Enrico Matteri, consigliere comunale di Gravedona ed Uniti e militante del partito di estrema destra di Forza Nuova, ha inviato al sindaco locale, Fiorenzo Bongiasca, al presidente della Comunità montana, Mauro Robba, e alla Sovrintendenza ai beni architettonici e al paesaggio una lettera con la quale segnala la presenza di tre scritte, una di fronte al ristorante Cardinello, una su un rustico che sorge lungo la statale Regina al confine con Domaso e un’altra, infine, su una vecchia abitazione di Consiglio di Rumo.
Sui contenuti, basta riportare una delle tre scritte: «Il regime fascista trae dal passato e dal presente le energie per balzare incontro al futuro».
«Nell’immediato dopoguerra vennero cancellati e distrutti molti simboli del vecchio regime, fra i quali le scritte murali di propaganda - fa notare Matteri -. Oggi gli studiosi ritengono quei simboli frammenti della storia italiana, ormai decontestualizzati da ogni aurea politica, che meritano di essere recuperati e tutelati. A Dongo c’è il museo della Resistenza, che rappresenta un punto di attrazione documentale importante dei fatti storici del ’45: qualunque traccia di quel periodo storico rappresenta un segno importante anche per Gravedona ed Uniti, che con Dongo confina. Sarebbe bene, pertanto, che venissero presi necessari provvedimenti per la conservazione, il restauro e la valorizzazione delle scritte murali presenti, evitando che vadano perse a causa dell’inesorabile trascorrere del tempo».
Sul fronte dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) si leva subito una voce contraria: «Ho ben presenti le scritte murali a cui si fa riferimento - dice il presidente, Roberto Paracchini, nipote di quel Giulio Paracchini, martire della Resistenza, a cui è intitolata la piazza centrale di Dongo -: si tratta di espliciti messaggi e inni fascisti scritti su muri con stampi. Da un punto di vista artistico e architettonico, di conseguenza, non hanno alcun valore. Anche sotto il profilo storico, a mio avviso, hanno ben poco significato e investire denaro in simili slogan, a mio asvviso, finirebbe per tradursi in una mancanza di rispetto per coloro che hanno combattito il regime fascista rimetendoci la vita. Premesso che il mio è un parere personale, ritengo ci sia molto di meglio da recuperare nel territorio».
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