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Cronaca / Como città
Mercoledì 25 Giugno 2014
Comaschi col tesoretto in Ticino
in fuga verso altri paradisi
Paolo Bernasconi, già procuratore a Lugano, ospite del Centro studi Einaudi: «Fine del segreto bancario, ormai sugli aerei per Dubai si sente parlare ticinese»
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Qualcuno si trasferisce in Svizzera, qualcuno porta la residenza nel Regno Unito restando domiciliato in Italia, qualcuno sposta i soldi in località remote rimaste veri paradisi fiscali.
Le stanno pensando tutte diverse centinaia di comaschi che da qualche settimana fanno disperato appello ai loro avvocati e ai loro commercialisti da un lato e dall’altro del confine elvetico pur di trovare una via d’uscita che salvaguardi l’integrità dei loro fondi in Svizzera. In questa fase di cambiamento profondo e di stretta sull’evasione fiscale resta una sola certezza: il futuro dei capitali detenuti all’estero da contribuenti italiani è segnato e la rivoluzione in atto nel quadro normativo costringerà ben presto gli interessati a prendere delle decisioni radicali.
Questo è in sintesi il tema scandagliato l’altra sera nell’incontro organizzato dal Centro Studi Einaudi a Villa del Grumello, dove Stefano Fagetti, presidente del centro studi, ha introdotto i tre relatori Fabrizio Vismara, docente dell’università dell’Insubria, Silvio d’Andrea, docente dell’università Bicocca di Milano, Paolo Bernasconi, avvocato a Lugano e docente di diritto penale nelle Università confederate, con vent’anni da procuratore nel vicino Cantone alle spalle.
«Avvocato, dove vado?» La domanda continua a risuonare negli studi di Bernasconi e dei colleghi. D’altra parte negli ultimi decenni un’infinità di imprenditori, ma non solo, per lavoro o per prassi consolidata a così pochi chilometri dal confine di stato hanno aperto dei conti o acquisito delle partecipazioni nel vicino cantone. Contavano sul rassicurante e famigerato segreto bancario della “cassaforte d’Europa” per mettersi al riparo dalla leva fiscale italiana.
Il segreto bancario elvetico però ha iniziato a vacillare e le poche garanzie superstiti di non dover dichiarare importi, provenienza e rendite dei fondi, secondo gli addetti ai lavori hanno i giorni contati. «C’è stato un “big bang” il 2 aprile 2009: dai vertici del G20 riuniti a Londra è stata presentata una dichiarazione di guerra globale contro l’evasione fiscale, e stavolta hanno fatto sul serio», assicura l’ex magistrato. Entro settembre, ma forse già a luglio, arriverà la legge allo studio della commissione Finanze della camera dei Deputati sull’emersione regolare dei fondi esteri.
Gran parte degli evasori oggi sarebbero disposti a pagare per mettersi in regola, solo che nessuno vuole rischiare il reato penale: preferiscono piuttosto trasferirsi in Svizzera, oppure spostare i capitali nei pochi paesi dove ancora è possibile nasconderli al fisco. «Sugli aerei per Abu Dhabi e Dubai che partono da Malpensa si parla dialetto ticinese», racconta Bernasconi con una battuta.
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