I gamberi d’acqua dolce si allevano a Canzo. Così si salva la specie
Il programma di Regione e Università di Pavia. Già reintrodotti nei fiumi 1940 esemplari. Altri 300 saranno rilasciati entro fine estate
C’erano una volta i gamberi nel lago di Como, e oggi quelli originari non ci sono più.
Ci sono ancora in una decina di torrenti e anche lì stanno rischiando l’estinzione; così, per studiarli ma anche per salvarli, un progetto della Regione in collaborazione con l’università di Pavia (“Life Crainat”) li ha aiutati a moltiplicarsi per quattro anni di fila, dal 2010, attraverso una serie di interventi tra cui un allevamento di quasi duemila piccoli gamberi comaschi.
Una volta cresciuti sono stati riportati nei pochi corsi d’acqua dove possono continuare a vivere e a tenere in vita la loro specie. Il progetto si è concluso lo scorso dicembre sulla carta, ma non nel centro riproduttivo Prim’Alpe di Canzo dove si attende il risultato degli ultimi neonati gamberetti.
Dall’avvio del progetto e fino ad ora sono già stati re introdotti nei nostri fiumi 1940 esemplari di Austropotamobius pallipes, i gamberi originari dei laghi lombardi. Potranno arrivare circa a 2.100 alla fine dell’estate proprio con i nuovi nati.
«Ogni anno a settembre abbiamo prelevato 90 gamberi autoctoni nei punti dove esistono ancora - spiega Gianluca Fea, ricercatore dell’università di Pavia e responsabile scientifico del progetto insieme alla collega Daniela Ghia - distinti in 60 maschi e 30 femmine. Li abbiamo misurati, pesati, controllati annotando i segni particolari di ciascuno, poi li abbiamo numerati e immessi nelle vasche».
Al centro di Canzo infatti ci sono due grosse vasche dedicate a loro con acqua a 10 gradi, l’ideale per la riproduzione. Il periodo fertile è il migliore per rilevare le dimensioni degli esemplari adulti: i maschi sono lunghi 6-7 centimetri, le femmine 5-6 centimetri.
Ognuno è stato marcato con un pennarello indelebile per renderlo identificabile con un numero, che comunque scompare prima del ritorno nel fiume dato che la corazza si rinnova in primavera con la muta. A maggio i maschi e le femmine senza uova vengono riportati nei corsi d’acqua puliti e protetti, le femmine con le uova invece devono attendere ancora un paio di mesi, fino a luglio.
Nel frattempo le uova si schiudono e a settembre tornano nei fiumi anche i nuovi gamberetti, ormai abbastanza grandi da cavarsela da soli.
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