I motociclisti comaschi
«Fermiamo la strage»

In due settimane quattro morti nel Comasco. Aleotti (Ducati Club): «Protezioni obbligatorie»

Batelli (Federmoto): «Formare anche gli adulti»

Quattro morti in moto nelle ultime due settimane. A Como, Albavilla, Ronago e Cantù. Quattro storie diverse che, insieme, hanno avuto però l’effetto di riaprire il dibattito sulla sicurezza nel mondo dei motociclisti. A volte questi ultimi hanno torto, molte altre volte no (è il caso ad esempio dell’incidente di via Paoli), spesso tutto accade in virtù di una fatalità. Ma in moto basta nulla per farsi del male.

Ed è naturale chiedersi se non sia possibile fare qualcosa per arginare questa tragedia che ogni anno, da marzo a ottobre, interessa le nostre strade «Certo che si può - dice Giovanni Aleotti, presidente del Ducati Club Como - i motociclisti devono diventare mediamente più preparati e più consapevoli del rischio. Mi capita troppo spesso di imbattermi in giovani che si mettono in sella a una moto molto potente ma poi magari non sanno impostare una curva in modo corretto oppure non hanno alcuna preparazione ad affrontare situazioni di pericolo fermando il mezzo nel modo più sicuro».

«Sono padre di due motociclisti - continua Aleotti - e con uno dei due è una guerra quotidiana: è assurdo mettersi in moto in maglietta e infradito, anche se fa caldo va sempre utilizzato un abbigliamento adatto, per non parlare del paraschiena e del casco integrale. Si tratta di una dotazione che andrebbe imposta a tutti, bisognerebbe dare facoltà alle assicurazioni di non riconoscere la copertura ai motociclisti che non si proteggono in maniera corretta».

Chi è in prima linea su questi temi è Rinaldo Batelli - del Moto Club Asso - referente lombardo sulla sicurezza della Federazione motociclistica e italiana e titolare del seguitissimo blog “sicuroinsella”. «Si fanno tristi riflessioni quando capitano gli incidenti ma dobbiamo fare in modo che sempre ci si dedichi alla formazione che è l’unica vera ama per prevenire le tragedie - spiega - da qualche anno andiamo nelle scuole, partiamo dall’educazione stradale nelle scuole con le biciclette ma tanti sforzi vengono fatti anche per i motociclisti maturi che spesso hanno la falsa convinzione di essere adeguatamente preparati. In moto ci sono tanti tipi diversi di persone e utenti ma tutti vanno formati nel modo migliore. C’è chi usa lo scooter perché non ha alternative e magari ha paura ad affrontare il traffico, c’è lo pseudo sportivo che tante volte osa più del lecito e poi trovi la persona di mezza età che non ha mai usato la moto e si trova in sella a un mezzo che non è in grado di gestire».

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