«Il Comune rispetti la nostra storia»
Piazza Grimoldi, il caso della fontana

La Curia contro il progetto che prevede l’installazione di una fontana. Don Straffi: «No a soluzioni rabberciate» . In bilico anche la nuova ipotesi: getti d’acqua dalla pavimentazione. E manca l’ok della Soprintendenza

Nuove piazze nella Zona a traffico limitato, si litiga ancora. Questa volta, però, a criticare il Comune non sono i commercianti: il no arriva dalla Curia, che boccia il progetto scelto dall’amministrazione per riqualificare piazza Grimoldi. Al centro del contendere, la fontana prevista come elemento cardine nel piano dell’architetto Stefano Seneca.

Dopo l’iniziale pollice verso della Soprintendenza e dei sacerdoti (il funzionario responsabile di Como rilascia un parere «sospensivo» ed esprime «criticità in merito all’uso dei luoghi» anche in seguito agli «incontri avuti con i rappresentanti della Curia»), ora nuove perplessità - non ancora espresse ufficialmente - sulla modifica ipotizzata dall’amministrazione e dal progettista proprio alla luce delle critiche. La soluzione “intermedia”, che verrà proposta a breve, è quella di sostituire la vasca della fontana con getti d’acqua direttamente dal pavimento. Ma potrebbe arrivare una bocciatura anche in questo caso.

Per quale motivo l’elemento immaginato al centro della nuova piazza non piace? I referenti della Curia hanno parlato della necessità di non snaturare un luogo importante e storico della città, ma hanno anche sostenuto che la fontana ostacolerebbe le processioni dalla chiesa di San Giacomo e che la presenza di acqua e alberi «costituirebbero incentivi al degrado». L’area di piazza Grimoldi, scrive lo storico don Saverio Xeres in un intervento sul Settimanale della Diocesi, «esprime plasticamente l’identità stessa della città, rispecchiando la sua storia e la sua tradizione, piaccia o no, intimamente cristiana». «È un luogo intriso di una storia unica che ha forgiato questa città - aggiunge - Non è dunque solo una questione di funzionalità (le processioni, ndr) ma di un’identità comune di cui non si può non tener conto, salvo mancare di rispetto alla città».

E don Andrea Straffi, responsabile dell’Ufficio arte sacra della Diocesi (anch’egli presente agli incontri in Comune) aggiunge: «Siamo dispiaciuti per questa impasse ma siamo convinti che non ci si possa accontentare di soluzioni rabberciate. Occorre rendere bella e vivibile la città ma rispettando e valorizzando il patrimonio di architettura e storia. La questione delle processioni? Non è uno sfizio da sacrestia, la processione è un momento pubblico importante che merita di essere riconosciuto e rispettato. Ora ci sarà una nuova riunione per visionare i correttivi che possono essere approntati. Qualcuno ci ha fatto notare (il riferimento è al Comune, ndr) che a volte noi stessi come Chiesa non sappiamo valorizzare il patrimonio ecclesiastico trasformando i sagrati in parcheggi. Ma è un’esigenza funzionale e limitata al tempo delle celebrazioni, situazione ben diversa dal collocare elementi permanenti, di sicuro impatto, che modificano profili, prospettive e contesti».

L’assessore alla Mobilità Daniela Gerosa confida comunque in un’intesa: «La funzione religiosa della piazza è un momento pubblico che è bene valorizzare. Il progettista si è reso disponibile a individuare soluzioni alternative che verranno di nuovo vagliate. La fatica di trovare un punto comune è uno sforzo che vale la pena affrontare».

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