Cronaca
Giovedì 17 Maggio 2018
Il contratto di governo definitivo
tra Lega e Movimento 5Stelle
Ecco il documento aggiornato che sarà sottoposto on line agli iscritti M5S e agli elettori leghisti nei gazebo
Ecco il contratto di governo tra Lega e Movimento 5Stelle
CONTRATTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO
Il presente contratto è sottoscritto: dal Signor Luigi Di Maio Capo Politico del “MoVimento 5 Stelle” e dal Signor Matteo Salvini Segretario Federale della Lega AUTENTICAZIONE DELLE FIRME a norma dell’articolo 21, comma 2, del d.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, certifico che sono vere e autentiche le firme apposte in mia presenza dal sig. Luigi Di Maio, nato a Avellino il 6 luglio 1986, domiciliato in _________________________________ ______________________________, da me identificato con il seguente documento: _________________________, n____________________, rilasciato da _____________ ____________________________ e dal Sig. Matteo Salvini, nato a Milano il 9 marzo 1973, domiciliato in _____________________________________ ______________________, da me identificato con il seguente documento: _________________________, n____________________, rilasciato da _____________ _________________________. I sottoscrittori sono stati preventivamente ammoniti sulla responsabilità penale nella quale possono incorrere in caso di dichiarazione mendace. Roma, addì ________________2018 Firma leggibile (nome e cognome per esteso) e qualifica del pubblico ufficiale che procede all’autenticazione Ai sensi dell’articolo 65 del d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, i dati contenuti nel presente modulo saranno utilizzati per le sole finalità previste dal d.P.R. 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni, dal d.lgs. 20 dicembre 1993, n. 533, nonché dalla legge 27 dicembre 2001, n. 459, secondo le modalità a ciò strettamente collegate.
1. IL FUNZIONAMENTO DEL GOVERNO E DEI GRUPPI PARLAMENTARI
Vogliamo rafforzare la fiducia nella nostra democrazia e nelle istituzioni dello Stato. Intendiamo incrementare il processo decisionale in Parlamento e la sua cooperazione con il Governo. Il presente contratto di governo è valido per la durata della XVIII legislatura repubblicana. Per far sì che gli impegni assunti possano essere effettivamente e integralmente realizzati, le parti hanno deciso di scambiarsi reciprocamente ulteriori impegni metodologici. Essi ri- guardano il completamento del programma di governo, la cooperazione tra forze politiche, il coordinamento all’interno del governo, anche in sede europea, e la verifica dei risultati conseguiti. Le parti si impegnano ad attuare questo accordo in azioni di governo, nel rispetto della Costituzione Repubblicana, dei principi di buona fede e di leale cooperazione e si considerano responsabili, in uguale misura, per il raggiungimento degli obiettivi concordati. Si impegnano a garantire la convergenza delle posizioni assunte dai gruppi parlamentari. Cooperazione tra le due forze politiche I contraenti si impegnano a tradurre questo contratto in una pratica di governo e sono insieme responsabili di tutta la politica dell’Esecutivo. I contraenti stabiliranno insieme il lavoro in ambito parlamentare e governativo e si adopereranno per ottenere il consenso rispetto a questioni relative a procedure, temi e persone. Per quanto riguarda gli altri obiettivi, non inclusi in questo accordo, le parti si impegnano, in primo luogo, a fornirsi tempestivamente in- formazioni esaurienti circa le finalità che si intendono conseguire e i relativi strumenti; in secondo luogo, a discuterne in modo adeguato, in modo da verificare la possibilità di realizzare ulteriori intese; in terzo luogo, a non mettere in minoranza l’altra parte in questioni che per essa sono di fondamentale importanza. Quindi, qualora nel corso dell’azione di governo emergano divergenze per quanto concerne l’interpretazione e l’applicazione del presente accordo, le parti si impegnano a discuterne con la massima sollecitudine e nel rispetto dei principi di buona fede e di leale cooperazione. Nel caso in cui le divergenze persistano, verrà convocato il Comitato di conciliazione. In relazione a temi controversi, per addivenire ad una posizione comune il Comitato di conciliazione si attiverà in tempo utile per raggiunge- re un’intesa e suggerire le scelte conseguenti. Pertanto, i contraenti si confronteranno nel Comitato di conciliazione: - per giungere ad un dialogo in caso di conflitti al fine di risolvere i problemi e le divergenze rilevanti; - per addivenire ad una posizione comune con riferimento a tematiche estranee al presente contratto ovvero a questioni con carattere d’urgenza e/o imprevedibili al momento della sottoscrizione del presente contratto; - quando ciò sia richiesto da uno dei contraenti per esaminare questioni ritenute fondamentali. La composizione e il funzionamento del Comitato di conciliazione sono demandate ad un accordo tra le parti. Il Comitato, dopo un’attenta analisi e valutazione del rapporto tra costi e benefici, adotterà le opportune decisioni con riferimento alla realizzazione e al completamento delle opere pubbliche di rilievo nazionale non espressamente menzionate nel presente contratto. Cooperazione tra gruppi parlamentari Le iniziative legislative finalizzate all’attuazione del presente programma o di altri temi concordati dai contraenti con le procedure previste dal presente contratto sono presentate dal Governo o con la prima firma dei presidenti dei gruppi parlamentari delle due forze politiche. Ogni parlamentare ha la possibilità di presentare iniziative legislative e la loro richiesta di calendarizzazione deve essere oggetto di accordo tra i presidenti dei gruppi parlamentari delle due forze politiche. Coordinamento politico con l’Europa Al fine di poter rappresentare al meglio gli interessi italiani in ambito europeo, il Governo assicurerà un assetto compatto rispetto alle istituzioni e ai partner europei. I contraenti si accorderanno quindi preventivamente e in maniera puntuale, nel rispetto delle varie competenze all’interno del governo, anche con i rispettivi gruppi parlamentari. Uno stretto coordinamento tra le posizioni assunte nelle varie composizioni del Consiglio dell’Unione è indispensabile per la buona riuscita dell’accordo di governo e, quindi, per la migliore tutela degli interessi dell’Italia in Europa. A tal fine, le parti si scambiano le informazioni ri- levanti e concordano tra loro le linee principali di azione, nel rispetto delle competenze ministeriali. Il coordinamento è indispensabile anche nei rapporti che si instaurano con la Commissione e con le altre istituzioni dell’Unione Europea. Codice etico dei membri del Governo Non possono entrare a far parte del governo soggetti che: - abbiano riportato condanne penali, anche non definitive, per i reati dolosi di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (legge “Severino”), nonché per i reati di riciclaggio, auto-riciclaggio e falso in bilancio; - siano sotto processo per reati gravi (ad esempio: mafia, corruzione, concussione, etc.); - appartengano alla massoneria o si trovino in conflitto di interessi con la materia oggetto di delega. Nel caso in cui siano a conoscenza di indagini o procedimenti penali a loro carico, i membri del Governo dovranno fornire tempestive informazioni. Valutazione Le parti concordano sulla necessità di effettuare una verifica complessiva sull’azione di governo a metà della XVIII legislatura, allo scopo di accertare in quale misura gli obiettivi condivisi siano stati raggiunti e, se possibile, di condividerne degli altri. Gli esiti della verifica complessiva sono resi pubblici sul sito internet del Governo. Amministrazioni territoriali e prossime competizioni elettorali I contraenti competono in modo corretto nelle varie competizioni elettorali, sia in quelle europee - nel rispetto delle loro appartenenze ai diversi gruppi - sia alle elezioni amministrative e regionali. Resta inteso che il presente contratto nulla implica rispetto all’azione politica dei contraenti nelle amministrazioni territoriali già in essere.
2. ACQUA PUBBLICA
È necessario investire sul servizio idrico integrato di natura pubblica applicando la volontà popolare espressa nel referendum del 2011, con particolare riferimento alla ristrutturazione della rete idrica, garantendo la qualità dell’acqua, le esigenze e la salute di ogni cittadino, anche attraverso la costituzione di società di servizi a livello locale per la gestione pubblica dell’acqua. La più grande opera utile è restituire ai cittadini una rete di infrastrutture idriche degne di questo nome. È necessario dunque rinnovare la rete idrica dove serve, bonificare le tubazioni dalla presenza di amianto e piombo, portare le perdite al minimo in modo da garantire acqua pulita e di qualità in tutti i comuni italiani.
3. AGRICOLTURA E PESCA – MADE IN ITALY
il settore agricolo italiano, uno dei più promettenti dell’economia, è da tempo impegnato a sopravvivere nella competizione globale dei mercati. Gli agricoltori si muovono in un sistema governato da politiche di settore ormai quasi di competenza esclusiva della Politica Agricola Comune (PAC). Storicamente il Governo italiano è stato remissivo e rinunciatario in Europa rispetto alle esigenze del settore agricolo, preferendo spesso lasciare il campo ad interessi europei opposti rispetto alle esigenze nazionali. È necessaria una nuova presenza del Governo italiano a Bruxelles per riformare la politica agricola comune (PAC). In questo contesto è imprescindibile integrare le misure di sostegno all’agricoltura, in specie quelle di sviluppo rurale, con interventi espressamente finalizzati a realizzare obiettivi di interesse generale, quali la tutela del paesaggio, la difesa degli assetti idrogeologici, la sicurezza alimentare. Il nostro impegno per il futuro è quello di difendere la sovranità alimentare dell’Italia e tutelare le eccellenze del Made in Italy. A tal fine è fondamentale incidere nel contesto normativo dell’Unione Europea e condizionare le scelte all’interno della prossima riforma della PAC, nonché individuare strumenti per garantire tempi certi nell’attribuzione ed erogazione, da parte delle Regioni, dei fondi della PAC. Il settore agricolo avrà altresì bisogno di un nuovo approccio europeo agli accordi di libero scambio con i paesi terzi. Sarà quindi prioritario fare in modo che questi trattati siano necessariamente qualificati come misti dall’Unione Europea e pertanto, ratificati dagli Stati Membri ed esaminati dai Parlamenti nazionali in base alle rispettive procedure di ratifica. Riteniamo prioritario, a tutela del Made in Italy, adottare un sistema di etichettatura corretto e trasparente che garantisca una migliore tute- la dei consumatori.
Altro pilastro dell’azione di governo in tema di agricoltura deve essere la riforma dell’Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura (AGEA) e del Sistema informativo unificato di servizi del comparto agricolo (SIAN). Con riferimento alla pesca occorre intervenire per dare un concreto aiuto e un sostegno alla piccola pesca; riconsiderare in sede europea i vincoli e le direttive impartite al settore (come quelle che impongono i “fermi pesca” non basati su criteri oggettivi, ma su valutazione di carattere burocratico) per meglio salvaguardare la pesca italiana. Una particolare attenzione sarà riservata all’agricoltura in territori, come quelli montani e in pendenza, nei quali essa rappresenta un’attività indispensabile per l’economia locale, per la gestione e tutela del territorio, del paesaggio nonché per la tutela e valorizzazione di produzioni uniche, di elevato valore qualitativo e tradizionale, che conno tano il Paese.
4. AMBIENTE, GREEN ECONOMY E RIFIUTI ZERO
Uomo e ambiente sono facce della stessa medaglia. Chi non rispetta l’ambiente non rispetta sé stesso. C’è bisogno di un maggior coinvolgimento e conoscenza dei temi ambientali capaci anche di costruire alleanze e di portare la questione ecologica al centro della politica. In Italia questo significa concentrare le risorse nella necessaria manutenzione del territorio e nella innovazione. Partendo da questa convinzione, il nostro compito è quello di sostenere la “green-economy”, la ricerca, l’innovazione e la formazione per lo sviluppo del lavoro ecologico e per la rinascita della competitività del nostro sistema industriale, con l’obiettivo di “decarbonizzare” e “defossilizzare” produzione e finanza e promuovendo l’economia circolare. Vanno ribaditi e rinnovati, anche in sede UE, i limiti indicati dal principio di sostenibilità: • per una risorsa rinnovabile (suoli, acqua, foreste), la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella di rigenerazione; • per una risorsa non rinnovabile la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella con la quale è possibile rimpiazzarla con una risorsa rinnovabile (ad esempio: investire parte dei profitti per l’adozione di tecnologie produttive con risorse rinnovabili). Nelle strategie nazionali di sviluppo economico deve considerarsi prioritaria l’adozione di strumenti normativi efficaci atti a promuovere una sempre maggior diffusione di modelli di sviluppo sostenibili, della Green Economy e dell’economia circolare. A tal fine le Pubbliche Amministrazioni dovrebbero essere coinvolte a tutti i livelli nella promozione di questo cambiamento e diventare un riferimento per l’adozione di buone pratiche, migliori tecniche e standard. È necessario armonizza- re i rapporti tra lo Stato e le Pubbliche Amministrazioni, rafforzando le autonomie ed i presidi territoriali più efficienti ed i modelli più avanzati e rispettosi dell’ambiente, valorizzandone le professionalità e le risorse migliori. È necessario che ogni intervento del decisore politico si collochi in una strategia di economia circolare, intesa quale sistema ambientale ed economico in cui un bene è utilizzato, diventa rifiuto, e poi, a valle di un procedimento di recupero, cessa di essere tale per essere riutilizzato quale materia seconda per la produzione di un nuovo bene, in contrapposizione al modello di “economia lineare” in cui i beni divenuti rifiuti sono avviati semplicemente a smaltimento dopo il loro utilizzo. Una corretta e virtuosa applicazione dell’economia circolare, in linea con la gerarchia europea nella gestione dei rifiuti, comporta una forte riduzione del rifiuto prodotto, una crescente percentuale di prodotto riciclato e contestualmente una drastica riduzione della quota di ri- fiuti smaltiti in discarica ed incenerimento, fino ad arrivare al graduale superamento di questi impianti, adottando metodi tecnologicamente avanzati ed alternativi. A tal proposito il sistema di economia circolare di riferimento è quello oggi adottato dal servizio pubblico della provincia di Treviso, studiato in tutto il mondo. La riduzione della produzione del rifiuto e raccolte differenziate di qualità che portino al reale recupero di materia è realizzata anche attraverso la progettazione di beni e fiscalità premianti per chi produce beni riciclabili e riutilizzabili, il ricorso alla raccolta domiciliare con tariffazione puntuale per cittadini e imprese, azioni contro lo spreco alimentare, la realizzazione di centri di riparazione e riuso dei beni utilizzati. Occorre incrementare i fondi a disposizione delle Regioni per incentivare e semplificare l’avvio di iniziative imprenditoriali legate al recupero e al riciclo della materia. Si intende privilegiare la gestione dei rifiuti a filiera corta, il recupero di materia con il compost per ridurre i fertilizzanti chimici e l’irrigazione (il compost è ricco d’acqua). Verranno inoltre valutate sperimentazioni sul ciclo vita di impianti a biometano valutando i costi, l’inquinamento e i prodotti reflui. È necessaria una mappatura capillare di tutte le eventuali strutture a rischio amianto partendo dalle scuole, al fine di intervenire per la ri- mozione e lo smaltimento presso siti idonei dei materiali contenenti amianto. È necessario altresì snellire i procedimenti di bonifica definendo accuratamente responsabilità e metodologie, salvaguardando i controlli per individuare i responsabili delle contaminazioni e la tutela delle matrici ambientali, garantendo la trasparenza dei dati e la partecipazione dei cittadini.
A livello nazionale, regionale e locale è quindi determinante avviare una serie di interventi diffusi in chiave preventiva di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo, anche come volano di spesa virtuosa e di creazione di lavoro, a partire dalle zone terremotate, oltre che ad azioni per responsabilizzare il cittadino sui rischi connessi alla tutela del territorio. Per quanto concerne le aree terremotate ci impegniamo a chiudere la fase dell’emergenza e passare alla fase della ricostruzione con l’obiettivo di creare anche le condizioni per un rilancio economico delle zone colpite. Tra le necessità prepotentemente emerse negli ultimi mesi prioritaria è la semplificazione delle procedure, sia per le opere pubbliche che per la ricostruzione privata. Occorre poi la certezza nella disciplina generale contenuta nei decreti e nelle ordinanze. Per questo si coinvolgeranno i soggetti interessati nelle modifiche da apportare che dovranno essere definitive. Sarà garantito un maggiore coinvolgimento dei comuni, mediante il conferimento di maggiori poteri ai Sindaci.
È inoltre indispensabile fermare il consumo di suolo (spreco di suolo) il quale va completamente eliminato attraverso un’adeguata politica di sostegno che promuova la rigenerazione urbana. A questo proposito vanno promosse azioni di sostegno alle iniziative per rilanciare il patrimonio edilizio esistente, favorendo la rigenerazione urbana e il retrofit (riqualificazione energetica) degli edifici. Gli immobili capaci di auto- produrre energia rappresentano la sfida del futuro. In questo senso deve essere orientata anche l’edilizia residenziale pubblica. Per contrastare il rischio idrogeologico sono necessarie azioni di prevenzione che comportino interventi diffusi di manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo su aree ad alto rischio, oltre ad una necessaria attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. In tema di contrasto al cambiamento climatico sono necessari inter- venti per accelerare la transizione alla produzione energetica rinnova- bile e spingere sul risparmio e l’efficienza energetica in tutti i settori. È quindi fondamentale potenziare le azioni attualmente considerate a livello nazionale per il contrasto al cambiamento climatico e per la transizione verso modelli sostenibili di economia e gestione delle ri- sorse rinnovabili. È necessario avviare azioni mirate per aumentare l’efficienza energetica in tutti i settori e tornare ad incrementare la produzione da fonti rinnovabili, prevedendo una pianificazione nazionale che rafforzi le misure per il risparmio e l’efficienza energetica e che riduca i consumi attuali. A tal riguardo, azioni prioritarie contro cambiamenti climatici ed inquinamento andranno avviate con piani specifici per le aree più colpite del nostro Paese. Pensiamo, ad esempio, al bacino della Pianura Padana dove va migliorato e implementato il piano di bacino e a tutte le aree metropolitane. Particolare attenzione anche in sede UE verrà prestata ad innescare e favorire processi di sviluppo economico sostenibili, basati soprattutto su innovazione, start up e impresa giovanile, anche nelle aree montane, che pur rappresentando una quota territoriale significativa del Paese ed essendo ricche di risorse naturali e culturali, sono gravate da ritardo di sviluppo, spopolamento e invecchiamento della popolazione con conseguente degrado ambientale e fenomeni di dissesto.
Con riferimento all’ILVA, ci impegniamo, dopo più di trent’anni, a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale, secondo i migliori standard mondiali a tutela della salute dei cittadini del comprensorio di Taranto, proteggendo i livelli occupazionali e promuovendo lo sviluppo industriale del Sud, attraverso un programma di riconversione economica basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti, per le quali è necessario provvedere alla bonifica, sullo sviluppo della Green Economy e delle energie rinnovabili e sull’economia circolare. Anche al fine di prevenire misure sanzionatorie da parte dell’Unione Europea prevediamo misure volte all’adeguamento degli standard di contrasto all’inquinamento atmosferico secondo le norme in vigore.
5. BANCA PER GLI INVESTIMENTI E RISPARMIO
Banca per gli investimenti È necessario prevedere una “Banca” per gli investimenti, lo sviluppo dell’economia e delle imprese italiane utilizzando le strutture e le ri- sorse già esistenti. La “Banca”, regolata da un’apposita legge, deve usufruire di una esplicita e diretta garanzia dello Stato, con conseguente facilità di reperire. risorse per attuare tutte le iniziative che intende intraprendere. Dovrà inoltre agire sotto la supervisione di un organismo di controllo pubblico nel quale siano presenti il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dello sviluppo economico. Oltre alla cabina di regia sulla gestione degli strumenti di politica industriale e del credito e dell’innovazione, al fine di evitare sovrapposizioni o, peggio, conflitti tra strumenti nazionali e locali, per una più efficiente allocazione delle risorse finanziarie, la banca svolgerà le attività di: - Attività di secondo livello per le piccole e medie imprese agendo in cofinanziamento con il sistema bancario, soprattutto con le banche di medie e piccole dimensioni radicate sul territorio, a supporto delle PMI; - Finanziamento di iniziative di interesse pubblico e strategico nazionale; - Export e Project Finance in concorrenza con altri player di mercato; - Credito di aiuto alle imprese italiane che operano nei Paesi in via di sviluppo come investimento ad utilità differita per acquisire posizioni di vantaggio su mercati emergenti; - Gestione del Fondo di Garanzia per le PMI, quale asset strategico di supporto al sistema nazionale del credito e delle garanzie per favorire il risparmio patrimoniale necessario al rispetto dei requisiti sempre più stringenti derivanti dalle normative internazionali sul credito di prossima introduzione; - Innovazione con il fine di perseguire le politiche di indirizzo del Ministero dell’economia e delle finanze.
Tutela del risparmio Il sistema del “bail in” bancario ha provocato la destabilizzazione del credito in Italia con conseguenze negative per le famiglie, che si sono viste espropriare i propri risparmi che supponevano essere investiti in attività sicure. Occorre rivedere radicalmente tali disposizioni per una maggior tutela del risparmio degli italiani secondo quanto afferma la Costituzione. In particolar modo, è necessario responsabilizzare maggiormente sia il management che le autorità di controllo in quanto primi responsabili di eventuali dissesti, anche attraverso l’inasprimento delle pene esi- stenti per fallimenti dolosi. Per far fronte al risarcimento dei risparmiatori “espropriati” si prevede anche l’utilizzo effettivo di risorse, come da legge vigente, provenienti da assicurazione e polizze dormienti. La platea dei risparmiatori che hanno diritto a un risarcimento, anche parziale, deve essere allargata anche ai piccoli azionisti delle banche oggetto di risoluzione. Occorre ridiscutere i parametri dei protocolli di rating di Basilea che ad oggi creano grave pregiudizio alla sopravvivenza e allo sviluppo del tessuto della micro impresa italiana. Inoltre, con riferimento alla banca Monte dei Paschi, lo Stato azionista deve provvedere alla ridefinizione della mission e degli obiettivi dell’istituto di credito in un’ottica di servizio. Sempre a tutela del risparmio e del credito, bisogna andare verso un sistema in cui la banca di credito al pubblico e la banca d’investimento siano separate sia per quanto riguarda la loro tipologia di attività sia per quanto riguarda i livelli di sorveglianza. In materia di recupero forzato dei crediti da parte di banche e società finanziarie, intendiamo sopprimere qualunque norma che consenta di poter agire nei confronti dei cittadini debitori senza la preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Occorre investire per sviluppare l’innovazione tecnologica nella forni- tura di servizi e prodotti finanziari (blockchain e FinTech), anche al fine di garantire una maggiore trasparenza nelle transazioni finanziarie.
6. CONFLITTO D’INTERESSI
Abbiamo potuto constatare come il conflitto d’interessi nasca già nelle aule parlamentari, dove i medesimi legislatori sono, talvolta, i soggetti che versano in gravi situazioni d’incompatibilità. La stessa Giunta per le elezioni, organo anacronistico in quanto com- posto essenzialmente da politici, contribuisce a mantenere inattuata qualsiasi normativa in materia. Per risolvere il conflitto d’interessi, che spesso pregiudica l’azione della politica, intendiamo innanzitutto cambiare l’ambito di applicazione della disciplina estendendo l’ipotesi di conflitto oltre il mero interesse economico. Riteniamo, infatti, che debba qualificarsi come possibile conflitto di interessi l’interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l’esercizio obiettivo, indipendente o imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario. Intendiamo inoltre estendere l’applicazione della disciplina a incarichi non governativi, ossia a tutti quei soggetti che, pur non ricoprendo ruoli governativi, hanno potere e capacità di influenzare decisioni politiche o che riguardano la gestione della cosa pubblica, come ad esempio i sindaci delle grandi città o i dirigenti delle società partecipate dallo Stato.
7. CULTURA
Il patrimonio culturale italiano rappresenta uno degli aspetti che più ci identificano nel mondo. Il nostro Paese è colmo di ricchezze artistiche e architettoniche sparse in maniera omogenea in tutto il territorio, e in ogni campo dell’arte rappresentiamo un’eccellenza a livello mondiale, sia essa la danza, il cinema, la musica, il teatro. Tuttavia, nonostante tali risorse, l’Italia oggi non sfrutta a pieno le sue possibilità, lasciando in alcuni casi i propri beni ed il proprio patrimonio culturale nella con- dizione di non essere valorizzati a dovere. I beni culturali sono uno strumento fondamentale per lo sviluppo del turismo in tutto il territorio italiano nonché alla formazione del cittadino in continuità con la nostra identità. Tuttavia lo Stato non può limi- tarsi alla sola conservazione del bene, ma deve valorizzarlo e renderlo fruibile attraverso sistemi e modelli efficaci, grazie ad una gestione at- tenta e una migliore cooperazione tra gli enti pubblici e i privati. Occorre mettere in campo misure in grado di tutelare il bene nel lungo periodo, utilizzando in maniera virtuosa le risorse a disposizione. È necessario partire da un principio chiaro: la cultura è un motore di crescita di inestimabile valore e certamente non un costo inutile. Tagliare in maniera lineare e non ragionata la spesa da destinare al nostro patrimonio, sia esso artistico che culturale, significa ridurre in misura considerevole le possibilità di accrescere la ricchezza anche economi- ca dei nostri territori. I nostri musei, i siti storici, archeologici e dell’UNESCO devono tornare ad essere poli di attrazione e d’interesse internazionale, attraverso un complessivo aumento della fruibilità e un adeguato miglioramento dei servizi offerti ai visitatori. Tra le varie forme d’arte, lo spettacolo dal vivo rappresenta senz’altro una delle migliori eccellenze del nostro Paese. Eppure l’attuale siste- ma di finanziamento, determinato dalla suddivisione secondo criteri non del tutto oggettivi delle risorse presenti nel Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), limita le possibilità delle nostre migliori realtà e impedisce lo sviluppo di nuovi progetti realmente meritevoli. Riteniamo pertanto necessario prevedere una riforma del sistema di finanziamento che rimetta al centro la qualità dei progetti artistici.
8. DEBITO PUBBLICO E DEFICIT
L’azione del Governo sarà mirata a un programma di riduzione del debito pubblico non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità – politiche che si sono rivelate errate ad ottenere tale obiettivo – bensì per il tramite ella crescita del PIL, da ottenersi con un rilancio sia della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostengo del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni. Al fine di consolidare la crescita e lo sviluppo del Paese riteniamo prioritario indurre la Commissione europea allo scorporo degli investimenti pubblici produttivi dal deficit corrente in bilancio, come annunciato più volte dalla medesima Commissione, ma mai effettivamente e completamente applicato. Per quanto riguarda le politiche sul deficit si prevede, attraverso la ridiscussione dei Trattati dell’UE e del quadro normativo principale a livello europeo, una programmazione pluriennale volta ad assicurare il finanziamento delle proposte oggetto del presente contratto attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato e limitato ricorso al deficit. Intendiamo inoltre pervenire, come evidenziato dalla Corte dei Conti, a una massima trasparenza sulle operazioni in derivati effettuate dagli organi dello Stato e enti locali limitandole a quelle aventi lo scopo di migliorare la spesa legata agli strumenti di indebitamento.
9.DIFESA
Al fine di migliorare e rendere più efficiente il settore risulta prioritaria la tutela del personale delle Forze Armate (sottolineando l’importanza del ricongiungimento familiare) ed un loro efficace impiego, per la protezione del territorio e della sovranità nazionale. È imprescindibile la tutela dell’industria italiana del comparto difesa, con particolare riguardo al finanziamento della ricerca e dell’implementazione del know how nazionale in ambito non prettamente bellico. Progettazione e costruzione navi, aeromobili e sistemistica high tech. È inoltre necessario prevedere nuove assunzioni nelle forze dell’ordine (Carabinieri per la Difesa) con aumento delle dotazioni e dei mezzi. È opportuno rivalutare la nostra presenza nelle missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per l’interesse nazionale. Ci impegniamo, infine, a razionalizzare lo spreco di risorse nelle spese militari anche con riferimento alla riforma del patrimonio immobiliare dismesso.
10. ESTERI
La politica estera dei prossimi anni dovrà imperniarsi su alcuni elementi chiave di primaria importanza. L’impegno è realizzare una politica estera che si basi sulla centralità dell’interesse nazionale e sulla promozione a livello bilaterale e multi- laterale. Si conferma l’appartenenza all’Alleanza atlantica, con gli Stati Uni- ti d’America quale alleato privilegiato, con una apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale potenzialmente sempre più rilevante. A tal proposito, è opportuno il ritiro delle sanzioni imposte alla Russia, da riabilitarsi come interlocutore strategico al fine della risoluzione delle crisi regionali (Siria, Libia, Yemen). È inoltre necessario rifocalizzare l’attenzione sul fronte del Sud. Non costituendo la Russia una minaccia militare, ma un potenziale partner per la Nato e per l’UE, è nel Mediterraneo che si addensano più fattori di instabilità quali: estremismo islamico, flussi migratori in- controllati, con conseguenti tensioni tra le potenze regionali. Nell’area, l’Italia dovrebbe intensificare la cooperazione con i Paesi impegnati contro il terrorismo. Per quanto riguarda gli italiani residenti all’estero, è necessario valorizzare il loro patrimonio di esperienze e conoscenze per il sostegno del Made in Italy e la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Occorre inoltre riformare le procedure di voto per la circoscrizione estero e degli organi di rappresentanza del consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE e COMITES) per renderli più efficaci, tra- sparenti e meno soggetti a potenziali distorsioni del voto. Per COMITES e CGIE è necessaria inoltre una specifica riforma delle funzioni per armonizzarle con la presenza della rappresentanza parlamentare. Bisogna infine riorganizzare la rete diplomatica e consolare per garantire adeguati servizi al crescente numero di cittadini italiani che trasferiscono in modo permanente la propria residenza all’estero.
11. FISCO: FLAT TAX E SEMPLIFICAZIONE
Sterilizzazione clausole IVA e accise Come premessa, si dichiara l’intenzione di voler sterilizzare le clausole di salvaguardia UE che comportano l’aumento delle aliquote IVA e delle accise, in quanto sarebbe un colpo intollerabile per famiglie e imprese, nonché provvedere alla correzione dell’extra tassazione sulle sigarette elettroniche. Intendiamo inoltre eliminare le componenti anacronistiche delle accise sulla benzina. Detassazione e semplificazione per famiglie, imprese e partite IVA In conseguenza dell’elevata pressione fiscale presente in Italia, la capacità di spesa delle famiglie e imprese per consumi e investimenti è inadeguata, con standard quantitativi e qualitativi inferiori alla media europea. Allo stesso tempo, la burocrazia è molto articolata e impegna i contribuenti in eccessivi adempimenti, con rilevanti aggravi economici per essere in regola con il fisco. Tutto ciò incide negativamente sulla qualità del rapporto tributario con i contribuenti e sulla competitività del comparto produttivo italiano. Il contesto che ci caratterizza rende pertanto necessaria l’adozione di coraggiose e rivoluzionarie misure di riforma, nell’ottica di una riduzione del livello di pressione fiscale e di un miglioramento del rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuenti. Punto di partenza è la revisione del sistema impositivo dei redditi delle persone fisiche e delle imprese, con particolare riferimento alle aliquote vigenti, al sistema delle deduzioni e detrazioni e ai criteri di tass zione dei nuclei familiari. Il concetto chiave è “flat tax”, ovvero una riforma fiscale caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni per garantire la progressività dell’imposta, in armonia con i principi costituzionali. In particolare, il nuovo regime fiscale si caratterizza come segue: due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite IVA, imprese e famiglie; per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3.000,00 euro sulla base del reddito familiare. La finalità è quella di non arrecare alcun svantaggio alle classi a basso reddito, per le quali resta confermato il principio della “no tax area”, nonché in generale di non arrecare alcun trattamento fiscale penalizzante rispetto all’attuale regime fiscale. Una maggiore equità fiscale, dunque, a favore di tutti i contribuenti: famiglie e imprese. Gli effetti che ne conseguono sono: maggiore risparmio di imposta, maggiore propensione al consumo e agli investimenti, maggiore base imponibile tassabile, grazie anche al recupero dell’elusione, dell’evasione e del fenomeno del mancato pagamento delle imposte. È necessario altresì rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti ri- vedendo i principi e i criteri che regolano l’agire dell’amministrazione finanziaria. Buona fede e reciproca collaborazione tra le parti saranno i capisaldi del nuovo percorso che si intende avviare, incentrato: sul contraddittorio anticipato con il contribuente, da erigere a principio generale cardine dell’ordinamento giuridico tributario; sull’abolizione dell’inversione dell’onere della prova, da porre sempre a carico dell’amministrazione finanziaria, con l’esclusione del ricorso a strumenti presuntivi di determinazione del reddito nei casi di piena e comprovata regolarità fiscale del contribuente; sulla riduzione dei tempi di accertamento nei casi di attiva e costante collaborazione del contribuente nell’assolvimento degli adempimenti contabili e di versamento; sulla semplificazione degli adempimenti contabili per la creazione di un fisco digitale, in linea con i più innovativi strumenti di elaborazione e comunicazione dati; sul principio generale della responsabilità diretta dall’amministrazione finanziaria per danni cagionati da attività illegittima (in fase di accertamento e riscossione). Sul versante della riscossione, l’azione dell’amministrazione deve contemperare l’interesse del cittadino al pagamento di quanto dovuto con l’interesse a ricevere il minor aggravio possibile, evitando ogni forma di pressione tale da ingenerare uno “stato di paura” nei confronti delle istituzioni e dei soggetti preposti alla riscossione. Le statistiche evidenziano che gli incassi della riscossione derivano quasi esclusivamente dalle rateazioni e da altre misure analoghe che mirano ad agevolare il pagamento. È evidente allora la necessità di un intervento per potenziare le procedure finalizzate al recupero bonario del credito. Il miglioramento delle procedure di riscossione passa inevitabilmente dal preventivo e definitivo smaltimento della mole di debiti iscritti a ruolo, datati e difficilmente riscuotibili per insolvenza dei contribuenti. È opportuno instaurare una “pace fiscale” con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte e favorire l’estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell’importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica. Esclusa ogni finalità condonistica, la misura può diventare un efficace aiuto ai cittadini in difficoltà ed il primo passo verso una “riscossione amica” dei contribuenti. Occorre intervenire per risolvere la questione dei debiti insoluti della pubblica amministrazione nei confronti dei contribuenti, tenuto conto della portata patologica del fenomeno nel nostro Paese e la necessità di una sua ridefinizione in sede europea ai fini degli indicatori statistici. L’equilibrio del rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuenti passa anche dalla parificazione degli strumenti messi a disposizione per l’incasso dei rispettivi crediti. Sul punto, tra le misure concretamente percorribili, spiccano l’istituto della compensazione tra crediti e debiti nei confronti della pubblica amministrazione, da favorire attraverso l’ampliamento delle fattispecie ammesse, e la cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di stato di pi colo taglio, anche valutando nelle sedi opportune la definizione stessa di debito pubblico. È necessario intervenire per l’abolizione dello spesometro e del redditometro, strumenti anacronistici e vessatori di rilevazione del reddito, confermando la contrarietà a misure di tassazione di tipo patrimoniale. Di contro, anche in considerazione della drastica riduzione del carico tributario grazie alla flat tax e alle altre misure sopra descritte, sul pia- no della lotta all’evasione fiscale, l’azione è volta a inasprire l’esistente quadro sanzionatorio, amministrativo e penale, per assicurare il “car- cere vero” per i grandi evasori. Si intende inoltre favorire la cooperazione internazionale in materia di scambio di informazioni, oltre che prevenire l’elusione fiscale internazionale favorendo la tassazione dei grandi capitali esteri, nonché introdurre adeguate misure per il contrasto d’interessi.
12 GIUSTIZIA RAPIDA ED EFFICIENTE
Area Magistratura e tribunali Il Consiglio Superiore della Magistratura deve operare in maniera quanto più indipendente da influenze politiche di potere interne o esterne. Sarà pertanto opportuno operare una revisione del sistema di elezione, sia per quanto attiene i componenti laici che quelli togati, tale da rimuovere le attuali logiche spartitorie e correntizie in seno all’organo di autogoverno della magistratura. A tutela dell’indipendenza e dell’imparzialità del potere autonomo del- la magistratura, la funzione giudiziaria e quella parlamentare debbono rimanere separate tra loro. Il magistrato che vorrà intraprendere una carriera politica deve essere consapevole del fatto che, una volta eletto, non potrà tornare a vestire la toga. Occorre una rivisitazione della geografia giudiziaria - modificando la riforma del 2012 che ha accentrato sedi e funzioni - con l’obiettivo di riportare tribunali, procure ed uffici del giudice di pace vicino ai cittadini e alle imprese. Imprescindibile è l’implementazione e la semplificazione del processo telematico e l’informatizzazione degli uffici giudiziari. È doveroso inoltre il ripristino della piena funzionalità del “sistema giustizia”, attraverso il completamento delle piante organiche di magistratura e del personale amministrativo degli uffici giudiziari, con at- tenta valutazione della relativa produttività. Bisogna riconoscere il ruolo dei magistrati onorari, tramite una completa modifica della recente ‘riforma Orlando’, affrontando anche le questioni attinenti al trattamento ad essi spettante ed alle coperture previdenziali ed assistenziali. Area penale, procedura penale e difesa sempre legittima In considerazione del principio dell’inviolabilità della proprietà privata, si prevede la riforma ed estensione della legittima difesa domiciliare, eliminando gli elementi di incertezza interpretativa (con riferimento in particolare alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa) che pregiudicano la piena tutela della persona che ha subito un’intrusione nella propria abitazione e nel proprio luogo di lavoro. Si deve prevedere la revisione del rito abbreviato non consentendo l’applicazione dello stesso ai reati puniti con la pena dell’ergastolo ed ai più gravi delitti di cui all’articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale.
È prioritario l’inasprimento delle pene per la violenza sessuale, con l’introduzione di nuove aggravanti ed aumenti di pena quando la vittima è un soggetto vulnerabile ovvero quando le condotte siano particolarmente gravi. Ai fini della prevenzione e del contrasto del femminici- dio, risulta opportuno impartire una specifica formazione agli operatori delle forze dell’ordine sulla ricezione delle denunce riguardanti reati a sfondo sessuale, stalking e maltrattamenti, per i quali sarà previsto anche un vero e proprio “codice rosso”. A fronte di una progressiva precocità di comportamenti criminali, an- che gravi, da parte di minori, occorre rivedere in senso restrittivo le norme che riguardano l’imputabilità, la determinazione e l’esecuzione della pena per il minorenne, eliminando inoltre la possibilità di tratta- mento minorile per il c.d. “giovane adulto” infra-venticinquenne. È opportuno garantire un equo indennizzo alle vittime di reati violenti, tale da consentire un risarcimento del danno più ampio e completo. Per questo sarà indispensabile modificare le norme di accesso al ‘Fondo delle vittime dei reati intenzionali violenti’, incrementandone altresì in maniera considerevole lo stanziamento. È necessaria una efficace riforma della prescrizione dei reati, parallelamente alle assunzioni nel comparto giustizia: per ottenere un pro- cesso giusto e tempestivo ed evitare che l’allungamento del processo possa rappresentare il presupposto di una denegata giustizia.
Certezza della pena Per garantire il principio della certezza della pena è essenziale riforma- re i provvedimenti emanati nel corso della legislatura precedente tesi unicamente a conseguire effetti deflattivi in termini processuali e carcerari, a totale discapito della sicurezza della collettività. Per far sì che chi sbaglia torni a pagare è necessario riformare e riordinare il sistema venutosi a creare a seguito dei seguenti provvedimenti: l’abrogazio- ne e la depenalizzazione di reati, trasformati in illeciti amministrativi e civili, la non punibilità per particolare tenuità del fatto, l’estinzione del reato per condotte riparatorie anche in assenza del consenso della vittima, nonché i periodici ‘svuota carceri’. È inoltre opportuno ridurre sensibilmente ogni eventuale margine di impunità per i colpevoli di reati particolarmente odiosi come il furto in abitazione, il furto aggravato, il furto con strappo, la rapina e la truffa agli anziani, modificandone le fattispecie ed innalzando le pene.
Area civile, procedura civile e costi della giustizia Occorre velocizzare e snellire il processo civile mediante una semplificazione e riduzione drastica del numero dei riti, limitandoli al rito ordinario e al rito del lavoro. Verrà inoltre introdotto l’obbligo per il giudice, alla prima udienza, di prevedere la calendarizzazione dell’intero procedimento per garantire alle parti una maggiore certezza circa la durata del processo. È necessario inoltre implementare lo strumento della class-action, così da renderlo in grado di tutelare sia i cittadini privati che le imprese nei confronti delle frodi o degli abusi da parte di un medesimo soggetto economico. In generale bisognerà intervenire anche per armonizza- re il sistema di risarcimento dei danni non patrimoniali. La giustizia deve essere accessibile per tutti i cittadini - in particolare se meno agiati - in ogni grado di giudizio. Per questo è indispensabile rideterminare i valori e le modalità di pagamento del contributo unificato, anche sopprimendo l’aumento imposto nel corso della legislatura precedente. Si propone inoltre di rendere alternative tra loro (e non entrambe esperibili), anche se obbligatorie, la mediazione e la negoziazione assistita per tutte le materie e, nel caso la richiesta di esperimento della mediazione avvenga da parte del giudice a causa già iniziata (c.d. mediazione delegata), che questa possa avvenire solo su richiesta concorde delle parti e non sia dunque obbligatoria. Diversamente, per le questioni in cui sono coinvolti figli minorenni, si ritiene necessaria l’obbligatorietà della mediazione civile.
Diritto di famiglia Nell’ambito di una rivisitazione dell’istituto dell’affidamento condiviso dei figli, l’interesse materiale e morale del figlio minorenne non può essere perseguito se non si realizza un autentico equilibrio tra entrambe le figure genitoriali, nel rapporto con la prole. Pertanto sarà necessario assicurare la permanenza del figlio con tempi paritari tra i genitori, rivalutando anche il mantenimento in forma diretta senza alcun automatismo circa la corresponsione di un assegno di sostentamento e valutando l’introduzione di norme volte al contrasto del grave fenomeno dell’alienazione parentale. È necessario riorganizzare e semplificare il sistema delle adozioni nazionali e internazionali.
Reati ambientali e tutela degli animali È necessario provvedere all’implementazione delle leggi attuali riguardanti i reati ambientali e quelli nei confronti degli animali, garantendo maggiore tutela rispetto a fatti gravi ancora non adeguatamente per- seguiti e un maggiore contrasto al bracconaggio. Contrasto alle mafie Bisogna potenziare gli strumenti normativi e amministrativi volti al contrasto della criminalità organizzata, con particolare riferimento alle condotte caratterizzate dallo scambio politico mafioso. È necessario inoltre implementare gli strumenti di aggressione ai patrimoni di provenienza illecita, attraverso una seria politica di sequestro e confisca dei beni e di gestione dei medesimi, finalizzata alla salvaguardia e alla tutela delle aziende e dei lavoratori prima dell’assegnazione nel periodo di amministrazione giudiziaria.
Ordinamento penitenziario Per far fronte al ricorrente fenomeno del sovraffollamento degli istituti penitenziari e garantire condizioni di dignità per le persone detenute, è indispensabile dare attuazione ad un piano per l’edilizia penitenziaria che preveda la realizzazione di nuove strutture e l’ampliamento ed ammodernamento delle attuali. Bisogna provvedere alla preoccupante carenza di personale di Polizia Penitenziaria con un piano straordinario di assunzioni, nonché inter- venire risolutivamente sulla qualità della vita lavorativa degli agenti, in termini di tutele e di strutture. Occorre realizzare condizioni di sicurezza nelle carceri, rivedendo e modificando il protocollo della c.d. ‘sorveglianza dinamica’ e del regime penitenziario ‘aperto’, mettendo in piena efficienza i sistemi di sorveglianza. È opportuno consentire al maggior numero possibile di detenuti stranieri presenti nelle carceri italiane di scontare la propria condanna nel Paese d’origine attraverso l’attivazione di accordi bilaterali di cooperazione giudiziaria con gli Stati di provenienza. È infine necessario riscrivere la c.d. ‘riforma dell’ordinamento penitenziario’ al fine di garantire la certezza della pena per chi delinque, la maggior tutela della sicurezza dei cittadini, valorizzando altresì il lavoro in carcere come forma principale di rieducazione e reinserimento sociale della persona condannata. Si prevede altresì una rivisitazione sistematica e organica di tutte le misure premiali per garantire l’effettività del principio di rieducazione della pena. Occorre rivedere le nuove linee guida sul cd. “41-bis”, così da ottenere un effettivo rigore nel funzionamento del regime del “carcere duro”. Giustizia tributaria Si propone la riforma del processo tributario con l’istituzione di giudici di ruolo specializzati, nell’ottica di garantire una maggiore imparzialità e terzietà del giudizio.
13. IMMIGRAZIONE: RIMPATRI E STOP AL BUSINESS
La questione migratoria attuale risulta insostenibile per l’Italia, visti i costi da sopportare e il business connesso, alimentato da fondi pubblici nazionali spesso gestiti con poca trasparenza e permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Il fallimento dell’attuale sistema di gestione dei flussi migratori rischia di mettere in discussione lo stesso sistema di Schengen. L’Italia deve ricoprire un ruolo determinante ai tavoli dei negoziati europei in merito alle politiche di asilo e di immigrazione. Si deve puntare alla riduzione della pressione dei flussi sulle frontiere esterne e del conseguente traffico di esseri umani e contestualmente, nella medesima ottica, ad una verifica sulle attuali missioni europee nel Medi- terraneo, penalizzanti per il nostro Paese, in particolare per le clausole che prevedono l’approdo delle navi utilizzate per le operazioni nei nostri porti nazionali senza alcuna responsabilità condivisa dagli altri stati europei. È necessario il superamento del Regolamento di Dublino. Il rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità sancito dal Trattato sul funzionamento dell’UE deve essere garantito attraverso il ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell’UE, in base a parametri oggettivi e quantificabili e con il reindirizzo delle domande di asilo verso altri Paesi. In osservanza dei diritti costituzionalmente garantiti proponiamo che le procedure per la verifica del diritto allo status di rifugiato o la sua revoca siano rese certe e veloci, anche mediante l’adozione di procedure accelerate e/o di frontiera, l’individuazione dei Paesi sicuri di origine e provenienza, la protezione all’interno del Paese di origine (IPA) e l’allineamento delle attuali forme di protezione agli standard internazionali.
Contestualmente, al fine di garantire un corretto bilanciamento con gli interessi di sicurezza e ordine pubblico, occorre poi prevedere specifiche fattispecie di reato che comportino, qualora commessi da richiedenti asilo, il loro immediato allontanamento dal territorio nazionale. Dato che i meccanismi attuali e i consistenti fondi stanziati per l’accoglienza costituiscono un elemento di attrazione per la criminalità, occorre un più attento controllo dei costi. Per questo è necessario dare trasparenza alla gestione dei fondi pubblici destinati al sistema di accoglienza, così da eliminare l’infiltrazione della criminalità organizzata. Occorre introdurre l’obbligo di pubblicità dei bilanci dei soggetti gesto- ri per assicurare verifiche puntuali sulla rendicontazione dei servizi e dei beni erogati, sulle spese sostenute e sui risultati conseguiti. Si deve superare l’attuale sistema di affidamento a privati dei centri e puntare ad un maggiore coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, a cominciare da quelle territoriali, affidando la gestione dei centri stessi alle regioni e prevedendo misure che dispongano l’acquisizione del preventivo assenso degli enti locali coinvolti, quale condizione necessaria per la loro istituzione. È imprescindibile scardinare il business degli scafisti che ha causato sbarchi e morti nel mar Mediterraneo e smantellare le organizzazioni criminali internazionali per la tratta degli esseri umani, con ulteriore cooperazione e coinvolgimento della polizia giudiziaria di altri Paesi europei. La valutazione dell’ammissibilità delle domande di protezione internazionale deve avvenire nei Paesi di origine o di transito, col supporto delle Agenzie europee, in strutture che garantiscano la piena tutela dei diritti umani. Inoltre riteniamo che si debbano implementare gli accordi bilaterali, sia da parte dell’Italia sia da parte dell’Unione europea, con i Paesi terzi, sia di transito che di origine, in modo da rendere chiare e rapide le procedure di rimpatrio. Occorre prevedere, contestualmente, l’individuazione di sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio, con almeno una sede per ogni regione, previo accordo con la Regione medesima, e con una capienza sufficiente per tutti gli immigrati irregolari, presenti e rintracciati sul territorio nazionale, garantendo la tutela dei diritti umani. Ad oggi sarebbero circa 500 mila i migranti irregolari presenti sul nostro territorio e, pertanto, una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria. Ai fini dell’espletamento delle procedure e dell’effettivo rimpatrio, il trattenimento deve essere disposto per tutto il periodo necessario ad assicurare che l’allontanamento sia eseguito in un tempo massimo complessivo di diciotto mesi, in armonia con le disposizioni comunitarie. Nell’ottica di una gestione delle risorse pubbliche efficiente e congruente con le azioni politiche da attuare occorre, quindi, procedere ad una revisione dell’attuale destinazione delle stesse in materia di asilo e immigrazione, in particolare prevedendo l’utilizzo di parte delle risorse stanziate per l’accoglienza per destinarle al Fondo rimpatri. Infine, occorre una necessaria revisione della vigente normativa in materia di ricongiungimenti familiari e di sussidi sociali, al fine di evitare casi fittizi, l’indebito utilizzo dei sussidi erogati e garantire la loro effettiva sostenibilità rispetto alla condizione economica del nostro Paese. In un contesto globale è necessario adoperarsi affinché siano resi trasparenti i flussi degli investimenti internazionali e il finanziamento dei fondi alla cooperazione. Occorre bloccare la vendita di armi ai Paesi in conflitto, prevenire e contrastare il terrorismo internazionale anche di matrice islamista. Ai fini della trasparenza nei rapporti con le altre confessioni religiose, in particolare di quelle che non hanno sottoscritto le intese con lo Stato italiano, e di prevenzione di eventuali infiltrazioni terroristiche, più volte denunciati a livello nazionale e internazionale, è necessario adottare una normativa ad hoc che preveda l’istituzione di un registro dei ministri di culto e la tracciabilità dei finanziamenti per la costruzione delle moschee e, in generale, dei luoghi di culto, anche se diversa- mente denominati. Inoltre, occorre disporre di strumenti adeguati per consentire il controllo e la chiusura immediata di tutte le associazioni islamiche radicali nonché di moschee e di luoghi di culto, comunque denominati, che risultino irregolari. A tale riguardo, onde garantire un’azione efficace e uniforme su tutto il territorio nazionale è necessario adottare una specifica legge quadro sulle moschee e luoghi di culto, che preveda anche il coinvolgimento delle comunità locali.
14. LAVORO
Sul tema del lavoro appare di primaria importanza garantire una retribuzione equa al lavoratore in modo da assicurargli una vita e un lavoro dignitosi, in condizioni di libertà, equità, sicurezza e dignità, in attuazione dei principi sanciti dall’articolo 36 della Costituzione. A tal fine si ritiene necessaria l’introduzione di una legge salario minimo ora- rio che, per tutte le categorie di lavoratori e settori produttivi in cui la retribuzione minima non sia fissata dalla contrattazione collettiva, stabilisca che ogni ora del lavoratore non possa essere retribuita al di sotto di una certa cifra. Similmente non potranno essere più gratuiti gli apprendistati per le libere professioni. Al fine di favorire una pronta ripresa dell’occupazione e liberare le i prese dal peso di oneri, spesso inutili e gravosi, occorre porre in essere da un lato una riduzione strutturale del cuneo fiscale e dall’altro una semplificazione, razionalizzazione e riduzione, anche attraverso la digitalizzazione, degli adempimenti burocratici connessi alla gestione amministrativa dei rapporti di lavoro che incidono pesantemente sul costo del lavoro in termini di tempo, efficienza e risorse dedicate. La cancellazione totale dei voucher ha creato non pochi disagi ai tanti settori per i quali questo mezzo di pagamento rappresentava, invece, uno strumento indispensabile. La sua sostituzione con il c.d. «libretto famiglia» e con il «contratto di prestazione occasionale» ha soltanto reso più complesso il ricorso al lavoro accessorio, col rischio di un aumento del lavoro sommerso. Occorre pertanto porre in essere una riforma complessiva della normativa vigente volta ad introdurre un apposito strumento, chiaro e semplice, che non si presti ad abusi, attivabile per via telematica attraverso un’apposita piattaforma digitale, per la gestione dei rapporti di lavoro accessorio. Al fine di tutelare la sicurezza occupazionale e sociale, è importante lo sviluppo e il rafforzamento di politiche attive che facilitino l’occupazione, la ricollocazione ed adeguate misure di sostegno al reddito e di protezione sociale. Ciò potrà essere attuato anzitutto procedendo ad una profonda riforma e ad un potenziamento dei centri per l’impiego. Particolare attenzione sarà rivolta al contrasto della precarietà, causata anche dal “jobs act”, per costruire rapporti di lavoro più stabili e con- sentire alle famiglie una programmazione più serena del loro futuro. Favorire gli investimenti in imprese giovani, innovative e tecnologiche, significa scommettere sul futuro e valorizzare il merito e la ricerca. A tal fine appare necessaria anzitutto una profonda riorganizzazione della formazione finalizzata all’effettivo impiego e di qualità, che guardi non solo alla realtà odierna ma che investa sui settori del futuro al fine di adeguare il lavoro ai cambiamenti tecnologici e di offerta, attraverso processi di formazione continua dei lavoratori. Si dovrà inoltre favorire, nell’ambito delle scuole secondarie di secondo grado e dell’università, la nascita di nuove figure professionali idonee alle competenze richieste dalla quarta rivoluzione industriale ed in possesso degli opportuni profili, nonché prevedere misure di sostegno alle micro e piccole im- prese nel rinnovamento dei loro processi produttivi, quale presupposto per lo sviluppo di una strategia che miri alla più ampia diffusione delle tecnologie avanzate. È necessario inoltre introdurre misure volte a garantire un’adeguata formazione secondaria superiore di tipo tecnico professionale, capace di assicurare ai nostri giovani l’accesso al mondo del lavoro e delle professioni manuali, tecniche e artigianali.
15 LOTTA ALLA CORRUZIONE
È improrogabile una severa ed incisiva legislazione anticorruzione tale da consentire un rilevante recupero di risorse indebitamente sottratte allo Stato e, nel contempo, rilanciare la competitività del Paese, favorendo una reale concorrenza nel settore privato a vantaggio delle piccole e medie imprese. Le misure da mettere in campo sono le seguenti: l’aumento delle pene per tutti i reati contro la pubblica amministrazione di tipo corruttivo per i quali debbono essere preclusi gli sconti di pena mediante un sistema che vieti l’accesso a riti premiali alternativi; il ‘DASPO’ per i corrotti e corruttori, ovvero l’interdizione dai pubblici uffici e la perpetua incapacità a contrarre con la pubblica amministrazione per chi è stato condannato definitivamente per un reato di tipo corruttivo contro la Pubblica Amministrazione; nel quadro della piena attuazione della Convenzione ONU di Merida del 2003, l’introduzione della figura dell’“agente sotto copertura” e la valutazione della figura dell’agente provocatore in presenza di indizi di reità, per favorire l’emersione dei fenomeni corruttivi nella Pubblica Amministrazione. A tali strumenti è necessario abbinare, oltre che un potenziamento dell’Autorità Nazionale Anti-corruzione e del piano di prevenzione della corruzione, una modifica delle disposizioni vigenti – ad oggi non del tutto efficaci – in termini di prevenzione e repressione, anche rafforzando le tutele per il whistleblower. In materia di intercettazioni è opportuno intervenire per potenziarne l’utilizzo, soprattutto per i reati di corruzione.
16. MINISTERO PER LE DISABILITÀ
Uno Stato civile deve proteggere, tutelare, assistere e integrare chiunque abbia una disabilità. È fondamentale consolidare e rinnovare le politiche di protezione e inclusione dedicate alle persone con disabilità e finalizzate a garantirne un concreto ed efficace sostegno durante tutte le fasi della vita. Si prevede un generale rafforzamento dei fondi sulla disabilità e la non autosufficienza al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli ambiti della vita, assicurando l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, com- presi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o offerti al pubblico. È necessario intervenire affinché i trattamenti assistenziali, previdenziali ed indennitari, incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche, qualora attinenti a condizione di disabilità, siano esclusi tassativamente dal calcolo dell’ISEE o di altri indicatori reddituali, necessari per accedere ad agevolazioni o benefici. Con riferimento all’indennità di invalidità civile, proponiamo il suo innalzamento e l’adeguamento alla pensione sociale. Bisogna dare completa attuazione alla Convenzione O.N.U. sul diritto alle persone con disabilità, procedendo ad una completa revisione delle leggi esistenti e garantendo che ogni scelta del legislatore si collochi sempre nell’ambito di una piena consapevolezza che “le persone con disabilità includono quanti hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di eguaglianza con gli altri”. Per assicurare protezione e inclusione ai soggetti con disabilità o non autosufficienti è necessario superare la frammentazione dell’intervento pubblico nazionale e locale, attraverso una governance coordinata e condivisa sugli interventi e la messa in rete degli erogatori degli interventi. Bisogna assicurare il tempestivo aggiornamento delle agevolazioni per l’acquisto di beni e ausili per le persone con disabilità.
Deve essere garantita l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, attraverso una migliore specializzazione degli insegnanti per il sostegno e l’implementazione della loro presenza in aula. Si dovranno individuare percorsi di aggiornamento per i docenti curricolari e per tutte le figure presenti nella scuola. È necessario un intervento culturale di contrasto ai pregiudizi sulle disabilità, assicurando che nel percorso didattico vi siano dei momenti di ascolto e incontro con la disabilità, anche con il coinvolgimento delle associazioni dei disabili. Bisogna fare una ricognizione dello stato di attuazione della legge 68/99 sul collocamento al lavoro delle categorie protette, con una particolare attenzione per le disabilità gravi, assicurandone il rispetto nel pubblico e incentivando le assunzioni nel settore privato e, se ne- cessario, contemplando percorsi lavorativi specifici per disabilità fisiche e/o psichiche. È necessario garantire l’accessibilità di luoghi, beni e servizi attraverso un effettivo abbattimento delle barriere architettoniche, contemplando anche un audit civico nella realizzazione di opere pubbliche. Occorre implementare una “politica per la vita indipendente” che favorisca l’accesso delle persone con disabilità ad abitazioni di recente concezione o costruzione. Servono politiche di housing sociale che coinvolgano il privato e introducano, negli oneri di urbanizzazione, quote da riservarsi alle persone con disabilità. Bisogna favorire il cohousing e organizzare corsi di formazione speci- fica, tenuti da personale sanitario e tramite incontri di automutuoaiuto, per aumentare conoscenze e competenze dei caregivers. È necessario garantire la completa accessibilità dei contenuti e documenti della Pubblica Amministrazione, in ottemperanza alla Direttiva UE 2016/2102 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 ottobre 2016, relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici. Inoltre, al fine di dare adeguata rappresentanza alla disabilità nell’agenda politica, ci impegniamo ad istituire un dicastero dedicato. Si dovrà infine garantire un’adeguata rappresentanza anche attraverso l’istituzione di un Garante regionale quale figura di riferimento in caso di inadempienze e violazioni dei diritti delle persone con disabi- lità.
17. PENSIONI. STOP LEGGE FORNERO
Occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. “Fornero”, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse. Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti. Inoltre è necessario riordinare il sistema del welfare prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza. Prorogheremo la misura sperimentale “opzione donna” che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili.
18. POLITICHE PER LA FAMIGLIA E NATALITÀ
È necessario rifinanziare gli Enti Locali dando priorità al welfare familiare (come ad esempio il sostegno per servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane, le politiche per le donne, per gli anziani e la terza età, il sostegno alle periferie), in un’ottica di sinergia tra tutte le componenti dello Stato per raggiungere gli obiettivi di sviluppo economico di qualità e per far uscire il Paese dalla crisi economica. Occorre introdurre politiche efficaci per la famiglia, per consentire alle donne di conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro, anche attraverso servizi e sostegni reddituali adeguati. Inoltre, è necessario prevedere: l’innalzamento dell’indennità di maternità, un premio economico a maternità conclusa per le donne che rientrano al lavoro e sgravi contributivi per le imprese che mantengono al lavoro le madri dopo la nascita dei figli. Occorre introdurre agevolazioni alle famiglie attraverso: rimborsi per asili nido e baby sitter, fiscalità di vantaggio, tra cui “IVA a zero” per prodotti neonatali e per l’infanzia. Importante attenzione va posta anche nei confronti della terza età con provvedimenti volti ad agevolare le famiglie con anziani a carico, com- presa l’assistenza domiciliare anche tramite colf e badanti.
19. REDDITO DI CITTADINANZA E PENSIONE DI CITTADINANZA
Reddito di cittadinanza Il reddito di cittadinanza è una misura attiva rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirli nella vita sociale e lavorativa del Paese. Garantisce la dignità̀ dell’individuo e funge da volano per esprimere le potenzialità lavorative del nostro Paese, favorendo la crescita occupazionale ed economica. La misura si configura come uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini italiani che versano in condizione di bisogno; l’ammontare dell’erogazione è stabilito in base alla soglia di rischio di povertà calcolata sia per il reddito che per il patrimonio. L’ammontare è fissato in 780,00 Euro mensili per persona singola, parametrato sulla base della scala OCSE per nuclei familiari più numerosi. Al fine di consentire il reinserimento del cittadino nel mondo del lavoro, l’erogazione del reddito di cittadinanza presuppone un impegno attivo del beneficiario che dovrà aderire alle offerte di lavoro provenienti dai centri dell’impiego (massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni), con decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta. La misura si basa su due direttrici guida che sono da un lato la tipologia di professionalità del lavoratore in questione e dall’altro la sinergia con la strategia di sviluppo economico mirato all’obiettivo della piena occupazione, innescata dalle politiche industriali volte a riconvertire i settori produttivi, così da sviluppare la necessaria innovazione per raggiungere uno sviluppo di qualità. Tale percorso prevede un investimento di 2 miliardi di euro per la riorganizzazione e il potenziamento dei centri per l’impiego che fungeranno da catalizzatore e riconversione lavorativa dei lavoratori che si trovano momentaneamente in stato di disoccupazione. La pianificazione di un potenziamento generale di tutti i centri per l’im- piego sul territorio nazionale è finalizzata a: incrementare la presenza, efficienza e qualità dei servizi per l’impiego; identificare e definire idonei standard di prestazione dei servizi da erogare; adeguare i livelli formativi del personale operante. Andrà avviato un dialogo nelle sedi comunitarie al fine di applicare il provvedimento A8-0292/2017 approvato dal Parlamento europeo lo scorso 6 ottobre 2017, che garantirebbe l’utilizzo del 20% della dotazione complessiva del Fondo Sociale Europeo (FSE) per istituire un reddito di cittadinanza anche in Italia (unico paese europeo oltre la Grecia a non prevedere tale misura), anche invitando la Commissione europea a monitorare specificamente l’utilizzo del FSE per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
Pensione di cittadinanza È necessario assegnare una pensione di cittadinanza a chi vive sotto la soglia minima di povertà. La nostra proposta è rappresentata da un’integrazione per un pensionato che ha un assegno inferiore ai 780,00 euro mensili, secondo i medesimi parametri previsti per il reddito di cittadinanza.
20. RIFORME ISTITUZIONALI, AUTONOMIA E DEMOCRAZIA DIRETTA
Nell’ambito della fondamentale riforma delle istituzioni si rivela necessario un approccio pragmatico e fattibile, con riferimento ad alcuni interventi limitati, puntuali, omogenei, attraverso la presentazione di iniziative legislative costituzionali distinte ed autonome. Occorre partire dalla drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori. In tal modo, sarà più agevole organizzare i lavori delle Camere e diverrà più efficiente l’iter di approvazione delle leggi, senza intaccare in alcun modo il principio supremo della rappresentanza, poiché resterebbe ferma l’elezione diretta a suffragio universale da parte del popolo per entrambi i rami del Parlamento senza comprometterne le funzioni. Sarà in tal modo possibile conseguire anche ingenti riduzioni di spesa poiché il numero complessivo dei senatori e dei deputati risulterà quasi dimezzato. Occorre introdurre forme di vincolo di mandato per i parlamentari, per contrastare il sempre crescente fenomeno del trasformismo. Del re- sto, altri ordinamenti, anche europei, contengono previsioni volte a impedire le defezioni e a far sì che i gruppi parlamentari siano sempre espressione di forze politiche presentatesi dinanzi agli elettori, come si può ricavare dall’articolo 160 della Costituzione portoghese o dalla disciplina dei gruppi parlamentari in Spagna. È inoltre fondamentale potenziare un imprescindibile istituto di democrazia diretta già previsto dal nostro ordinamento costituzionale: il referendum abrogativo. Per incentivare forme di partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica nazionale occorre cancellare il quorum strutturale - ovvero la necessità della partecipazione alla votazione della maggioranza degli aventi diritto - al fine di rendere efficace e co- gente l’istituto referendario. Ulteriore obiettivo di questa proposta, nel solco dello spirito che anima l’articolo 75 della Costituzione, è quello di scoraggiare, in ogni forma, l’astensionismo elettorale, spesso strumentalizzato per incentivare il non voto, al fine di sabotare le consultazioni referendarie. Sempre allo scopo di incentivare la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica del Paese sosteniamo l’introduzio- ne del referendum propositivo, ossia un mezzo volto a trasformare in legge proposte avanzate dai cittadini e votate dagli stessi. È poi necessario rendere obbligatoria la pronuncia del Parlamento sui disegni di legge di iniziativa popolare, con puntuale calendarizzazione. Per migliorare il rapporto tra cittadini e istituzioni intendiamo inoltre intervenire su quelle fondazioni, direttamente o indirettamente collegate a partiti politici, introducendo adeguate misure per garantire la massima trasparenza dei finanziamenti ricevuti e delle attività finanziarie svolte. Altre questioni da affrontare in termini costituzionali sono: l’abolizione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, istituzione rivelatasi inefficace rispetto agli scopi per i quali era stata concepita, e l’affermazione del principio della prevalenza della nostra Costituzione sul diritto comunitario, in analogia al modello tedesco, fermo restando il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione. Occorre prevedere una maggiore flessibilità dell’azione di governo in modo tale da poter far fronte efficacemente ai diversi cicli economici, prevedendo l’adeguamento della regola dell’equilibrio di bilancio, che rende oggettivamente impossibile un’efficace azione anticiclica dello Stato. Sotto il profilo del regionalismo, l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, portando anche a rapida conclusione le trattative tra Governo e Regioni attualmente aperte. Il riconoscimento delle ulteriori competenze dovrà essere accompagnato dal trasferimento delle risorse necessarie per un autonomo esercizio delle stesse. Alla maggiore autonomia dovrà infatti accompagnarsi una maggiore responsabilità sul territorio, in termini di equo soddisfacimento dei servizi a garanzia dei propri cittadini e in termini di efficienza ed efficacia dell’azione svolta. Questo percorso di rinnovamento dell’assetto istituzionale dovrà dare sempre più forza al regionalismo applicando, regione per regione, la logica della geometria variabile che tenga conto sia delle peculiarità e delle specificità delle diverse realtà territoriali sia della solidarietà nazionale, dando spazio alle energie positive ed alle spinte propulsive espresse dalle colletti- vità locali. Occorre garantire i trasferimenti necessari agli enti territoriali e una contestuale cessazione delle “politiche di tagli” compiute dagli ultimi Governi. C’è ancora molto da fare per avvicinare le decisioni pubbliche ai cittadini. Un modo che sembra suggerito anche dagli articoli 5 e 118 della Costituzione, consiste nel trasferire funzioni amministrative dallo Stato alle Regioni e poi ai Comuni secondo il principio di sussidiarietà. In tale ambito, si intende rilanciare anche il disegno attuativo delle disposizioni costituzionali su Roma Capitale (art. 114 Cost.) con legge dello Stato. Verrà in tale modo sancito un nuovo Patto tra la Repubblica e la sua Capitale, restituendole nuova e definitiva dignità. Occorre inoltre utilizzare il modello dei “costi standard” per i servizi regionali e locali. Per semplificare la vita dei cittadini e delle Istituzioni occorre diminuire drasticamente il numero delle norme in vigore e fare in modo che le leggi siano attuate. È altresì necessario verificare lo stato di attuazione delle singole disposizioni e la relativa efficacia anche con un bilancio dei risultati concreti della loro attuazione. In particolare occorre fare il “tagliando alle leggi”, per valutare se gli effetti ottenuti nel lungo periodo siano quelli originariamente proposti e, nel caso, se siano necessarie modifiche, integrazioni o sia addirittura opportuno procedere alla loro abrogazione. Per garantire l’efficacia dei servizi dello Stato ai cittadini e per dare spazio alle competenze professionali del personale e della dirigenza pubblica, è necessario semplificare e uniformare i procedimenti nonché razionalizzare e accorpare le numerose banche dati pubbliche oggi esistenti. Occorre uniformare i criteri di nomina delle autorità amministrative in- dipendenti. È opportuno introdurre il principio della cittadinanza digitale dalla nascita, prevedendo l’accesso gratuito alla rete internet per ogni cittadino. È inoltre essenziale introdurre un efficace sistema di valutazione del- le performances della pubblica amministrazione nel suo complesso, del personale e della dirigenza pubblica, anche attraverso il coinvolgi- mento dell’utenza.
21. SANITÀ
È prioritario preservare l’attuale modello di gestione del servizio sanitario a finanziamento prevalentemente pubblico e tutelare il principio universalistico su cui si fonda la legge n. 833 del 1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale. Tutelare il servizio sanitario nazionale significa salvaguardare lo stato di salute del Paese, garantire equità nell’accesso alle cure e uniformità dei livelli essenziali di assistenza. Va preservata e tutelata l’autonomia regionale nell’organizzazione dei servizi sanitari mantenendo al governo nazionale il compito di indicare livelli essenziali di assistenza, gli obiettivi che il sistema sanitario deve perseguire e garantire ai cittadini la corretta e adeguata erogazione dei servizi sanitari erogati dai sistemi regionali In tale ottica si ritiene che siano e saranno utili diverse azioni di tipo strutturale, partendo da un intervento incisivo sulla dirigenza sanitaria, ovvero sui gestori della sanità, che dovranno essere adeguatamente e preventivamente formati per garantire la sostenibilità e la qualità del sistema salute e scelti secondo la competenza e il merito, non sulla base di logiche politiche o partitiche. Bisogna rescindere il rapporto dannoso e arcaico fra politica e sanità prevedendo nuovi e diversi criteri di nomina sia dei medesimi direttori generali, sia dei direttori sanitari e amministrativi, così anche dei dirigenti di strutture complesse. È necessario garantire anche la trasparenza e la valutazione dell’operato dei direttori generali in termini di raggiungimento degli obiettivi di salute e di bilancio nella gestione delle aziende. Va anche garantito che a quelle risorse aggiuntive corrispondano più servizi di qualità per i cittadini. La sanità dovrà essere finanziata prevalentemente dal sistema fiscale e, dunque, dovrà essere ridotta al minimo la compartecipazione dei singoli cittadini. È necessario recuperare integralmente tutte le risorse economiche sottratte in questi anni con le diverse misure di finanza pubblica, garantendo una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza attraverso il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale, così da risolvere alcuni dei problemi strutturali. Il recupero delle risorse avverrà grazie ad una efficace lotta agli sprechi e alle inefficenze, e grazie alla revisione della governance farmaceutica, all’attuazione della centralizzazione degli acquisti, all’informatizzazione e digitalizzazione del SSN, alla revisione delle procedure di convenzionamento e accreditamento, alla lotta alla corruzione e alla promozione della trasparenza. È necessario realizzare l’informatizzazione del SSN con particolare riferimento al Fascicolo Sanitario Elettronico, alle ricette digitali, alla dematerializzazione dei referti e cartelle cliniche e alle prenotazioni e pagamenti online, così da consentire una reale trasparenza e un efficace controllo in termini di verifica immediata e pubblica dei risultati gestionali. È necessario, altresì, dare evidenza del rapporto esistente tra i rimborsi a carico del SSN e il risultato clinico in termini di efficacia e appropriatezza; avviare e implementare la telemedicina grazie a tutte le tecnologie innovative, in modo da ridurre gli spostamenti dei pazienti, abbattere i costi e garantire cure domiciliari di maggiore qualità. Occorre garantire, implementare e integrare i servizi socio-sanitari, in- vestendo in prevenzione e superando il modello “ospedalo-centrico”. La risposta assistenziale ospedaliera nella fase acuta della malattia deve essere garantita ed è nel contempo necessario sviluppare in maniera diffusa i servizi territoriali, con standard organizzativi e con costi di accesso ai servizi omogenei e pre-definiti, assicurando la presa in carico dell’utente, attraverso un suo specifico percorso socio-sanitario e attraverso più idonei servizi di prevenzione. È indispensabile l’implementazione di un coordinamento territoriale, così da orientare e indirizzare gli utenti nei servizi territoriali e ospedalieri disponibili, favorendo la scelta appropriata del luogo di cura. L’integrazione socio-sanitaria si realizza appieno quando è soddisfatto, in continuità, il bisogno di salute nella componente sanitaria e in quella di protezione sociale. L’integrazione socio-sanitaria comporta, anche in termini economici, il diverso coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni, i cui strumenti di programmazione sono fondamentali per realizzare una co-progettazione efficace soddisfare i bisogni di assistenza del territorio e dei cittadini che lo abitano. È necessario garantire adeguate risorse economiche e strutturali ai servizi sociosanitari territoriali di prossimità e domiciliari in una logica di trasversalità che da un lato si occupa dei bisogni del singolo e dall’altro delle esigenze della comunità locale. Nell’ottica di garantire un efficace e capillare sostegno ai servizi territoriali dovrebbe essere rivisto anche il ruolo dei medici di medicina generale. Rafforzeremo e implementeremo il ruolo del medico di medicina generale che deve risultare come principale protagonista della filiera di cura del malato. È improcrastinabile intervenire sui tempi di attesa ai Pronto soccorso, riducendo i tempi di accesso attraverso l’implementazione di strutture a bassa intensità di cura. Bisogna delineare percorsi di assistenza e di cura personalizzati e vicini al cittadino oltre che adeguatamente accessibili, riordinare il sistema di accesso alle prestazioni nell’ottica di ridurne i tempi di attesa, eliminare altresì ogni forma di spreco che derivi da una non appropriata organizzazione dei servizi e dell’assistenza e da una governance sanitaria non adeguata, da un mancato ammodernamento tecnologico e digitale del servizio sanitario nazionale. È necessario garantire che non vi sia alcuno squilibrio tra le prestazioni istituzionali e quelle erogate in regime di libera professione, soprattutto con riguardo ai tempi di attesa. Il problema dei tempi di attesa è susseguente anche alla diffusa ca- renza di medici specialisti, infermieri e personale sanitario. È dunque indispensabile assumere il personale medico e sanitario necessario, anche per dare attuazione all’articolo 14 della legge n. 161/2014. I posti per la formazione specialistica dei medici dovrebbero essere determinati dalle reali necessità assistenziali e tenendo conto anche dei pensionamenti, assicurando quindi un’armonizzazione tra posti nei corsi di laurea e posti nel corso di specializzazione. La realtà è che quest’armonizzazione non c’è e i posti per la formazione specialistica sono di fatto determinati da due fattori: la capacità delle scuole universitarie di accogliere medici in formazione e il finanziamento delle borse di studio da parte del MIUR. Dunque, se da un lato potrà essere necessario aumentare il numero dei laureati in medicina, anche rivedendo il numero chiuso, dall’altro sarà necessario aumentare le borse di studio per gli specializzandi. Bisogna consentire più diffusamente che il medico neolaureato abbia accesso nella struttura sanitaria per conseguire le abilità teoriche e tecnico-pratiche e l’autonomia necessaria allo svolgimento della specializzazione medica prescelta (art. 22 del “Patto della salute” del 2014). Deve essere affrontato il problema dell’invecchiamento della popolazione e dei susseguenti problemi correlati alla cronicità delle patologie e alla comorbilità. In tale ottica è necessario garantire la diffusione capillare di strutture socio-sanitarie e a bassa intensità di cura. Devono altresì essere implementate l’organizzazione dei percorsi e le strutture di sostegno alle patologie cronico-degenerative ed oncologiche e bisogna garantire risorse adeguate per l’assistenza, diretta e personalizzata, dei soggetti affetti da malattie rare e croniche. Va altresì potenziata la ricerca biomedica svolta all’interno del sistema sanitario e dalle università. Le prime vittime di un sistema sociale imperniato sull’utilitarismo e sul profitto, insieme ai disabili a qualsiasi titolo, diventano inevitabilmente gli anziani. È necessario rendere obbligatorio l’inserimento di una rappresentanza significativa dei pazienti (diretta o dei familiari) ai vertici gestionali delle strutture assistenziali dedicate all’età avanzata direttamente inserite nel SSN o per le strutture convenzionate. Solo il controllo diretto e capillare degli interessati può garantire il rispetto di quei parametri di civiltà del vivere, troppo spesso disattesi in strutture che frequentemente si configurano come atroci terminali di “esistenze non più funzionali al sistema”, piuttosto che ambienti dove avviarsi serenamente e con dignità al naturale concludersi della propria vita. Pur con l’obiettivo di tutelare la salute individuale e collettiva, garan- tendo le necessarie coperture vaccinali, va affrontata la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, tute- lando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale.
22. SCUOLA
La scuola italiana ha vissuto in questi anni momenti di grave difficoltà. Dopo le politiche dei tagli lineari e del risparmio, l’istruzione deve tornare al centro del nostro sistema Paese. La buona qualità dell’insegna- mento, fin dai primi anni, rappresenta una condizione indispensabile per la corretta formazione dei nostri ragazzi. La nostra scuola dovrà essere in grado di fornire gli strumenti adeguati per affrontare il futuro con fiducia. Per far ciò occorre ripartire innanzitutto dai nostri docenti. In questi anni le riforme che hanno coinvolto il mondo della scuola si sono mostrate insufficienti e spesso inadeguate, come la c.d. “Buona Scuola”, ed è per questo che intendiamo superarle con urgenza per consentire un necessario cambio di rotta, intervenendo sul fenomeno delle cd. “classi pollaio”, dell’edilizia scolastica, delle graduatorie e ti- toli per l’insegnamento. Particolare attenzione dovrà essere posta alla questione dei diplomati magistrali e, in generale, al problema del precariato nella scuola dell’infanzia e nella primaria. Una delle componenti essenziali per il corretto funzionamento del sistema di istruzione è rappresentata dal personale scolastico. L’eccessiva precarizzazione e la continua frustrazione delle aspettative dei nostri insegnanti rappresentano punti fondamentali da affrontare per un reale rilancio della nostra scuola. Sarà necessario assicurare, per- tanto, anche attraverso una fase transitoria, una revisione del sistema di reclutamento dei docenti, per garantire da un lato il superamento delle criticità che in questi anni hanno condotto ad un cronico precariato e dall’altro un efficace sistema di formazione. Saranno introdotti nuovi strumenti che tengano conto del legame dei docenti con il loro territorio, affrontando all’origine il problema dei trasferimenti (ormai a livelli record), che non consentono un’adeguata continuità didattica. Un altro dei fallimenti della c.d. “Buona Scuola” è stato determinato dalla possibilità della “chiamata diretta” dei docenti da parte del dirigente scolastico. Intendiamo superare questo strumento tanto inutile quanto dannoso. Una scuola che funzioni realmente ha bisogno di strumenti efficaci che assicurino e garantiscano l’inclusione per tutti gli alunni, con maggiore attenzione a coloro che presentano disabilità più o meno gravi, ai quali va garantito lo stesso insegnante per l’intero ciclo. Una scuola inclusiva è, inoltre, una scuola in grado di limitare la dispersione scolastica che in alcune regioni raggiunge percentuali non più accettabili. A tutti gli studenti deve essere consentito l’accesso agli studi, nel rispetto del principio di uguaglianza di tutti i cittadini. La cultura rappresenta un mondo in continua evoluzione. È necessario che anche i nostri studenti rimangano sempre al passo con le evoluzioni culturali e scientifiche, per una formazione che rappresenti uno strumento essenziale ad affrontare con fiducia il domani. Per consentire tutto ciò garantiremo ai nostri docenti una formazione continua. Intendiamo garantire la presenza all’interno delle nostre scuole di docenti preparati ai processi educativi e formativi specifici, assicurando loro la possibilità di implementare adeguate competenze nella gestione degli alunni con disabilità e difficoltà di apprendimento. La c.d. “Buona Scuola” ha ampliato in maniera considerevole le ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro. Tuttavia, quello che avrebbe dovuto rappresentare un efficace strumento di formazione dello studente si è presto trasformato in un sistema inefficace, con studenti impegnati in attività che nulla hanno a che fare con l’apprendimento. Uno strumento così delicato che non preveda alcun controllo né sulla qualità delle attività svolte né sull’attitudine che queste hanno con il ciclo di studi dello studente, non può che considerarsi dannoso.
23. SICUREZZA, LEGALITÀ E FORZE DELL’ORDINE
Forze dell’ordine Relativamente alle Forze dell’ordine è necessario aumentare i fondi a disposizione del comparto per prevedere il potenziamento degli organici, con previsione di aumento del personale, rinnovo dei contratti in essere e riordino delle carriere. L’aumento di fondi è necessario per effettuare investimenti in particolare nelle seguenti dotazioni: autovetture, armi non letali come taser o key defender, nonché armi e giubbotti antiproiettile adeguati ai rischi connessi alle minacce terroristiche. Coloro che garantiscono la sicurezza dei cittadini devono poter opera- re in condizioni di massima protezione individuale, riducendo il rischio di lesioni. È fondamentale pertanto investire nella formazione e in corsi di addestramento anti-terrorismo (C.A.T.) per tutti gli operatori che svolgono attività di controllo del territorio, compresi gli operatori delle specialità. Si dovranno dotare tutti gli agenti che svolgono compiti di polizia su strada di una videocamera sulla divisa, nell’autovettura e nelle celle di sicurezza, sotto il controllo e la direzione del Garante della privacy, con adozione di un rigido regolamento, per filmare quanto accade durante il servizio, nelle manifestazioni, in piazza e negli stadi. È necessario inoltre intervenire per l’ammodernamento del complesso di strutture in uso alle forze dell’ordine nonché per il potenziamento e la valorizzazione dei presidi di sicurezza di specialità (postale, di frontiera, stradale, ferroviaria e nautica).
Vigili del Fuoco Proponiamo misure per garantire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, il potenziamento della formazione e l’adeguamento delle retribuzioni ai livelli previsti per le forze dell’ordine.
Polizia Locale e coordinamento con le forze dell’ordine statali Le problematiche afferenti il comparto della Polizia Locale sono dovute ad una normativa ormai datata e ad una presenza di agenti sul territorio distribuita in modo non omogeneo. Si ritiene pertanto necessario un riordino del comparto della Polizia locale. Affinché la riforma possa effettivamente produrre risultati positivi per una maggiore sicurezza sul territorio devono essere necessariamente introdotti i seguenti punti qualificanti: accesso alle banche dati SDI (sistema di indagine); migliore definizione dei compiti della polizia locale; obbligatorietà di dotazioni strumentali minime; tavoli di regionali per il coordinamento della sicurezza urbana e della Polizia Locale con sottoripartizione in aree vaste; contratto collettivo. Si dovrà puntare a scomputare le spese relative al settore dai vincoli di bilancio.
Cyber security e contrasto al bullismo È indispensabile incentivare lo sviluppo del settore della sicurezza anche per quanto concerne la cyber security, avendo particolare attenzione al fenomeno del cyber bullismo e individuando strumenti di ausilio per il superamento del problema, soprattutto negli ambienti scolastici. É necessario introdurre misure repressive per chi commette il reato e premianti per chi lo denuncia: prevedere sanzioni amministrative nei regolamenti scolastici; numero verde unico nazionale; premialità per gli studenti che denunciano episodi di bullismo (borse di studio); videocamere nelle scuole.
Gioco d’azzardo Con riguardo alla problematica del gioco d’azzardo sono necessarie una serie di misure per contrastare il fenomeno della dipendenza che crea forti danni sia socio sanitari che all’economia sana, reale e produttiva, tra le quali: divieto assoluto di pubblicità e sponsorizzazioni; trasparenza finanziaria per le società dell’azzardo; strategia d’uscita dal machines gambling (Slot machines, videolottery) e forti limitazioni alle forme di azzardo con puntate ripetute; obbligo all’utilizzo di una tessera personale per prevenire l’azzardo minorile; imposizione di limiti di spesa; tracciabilità dei flussi di denaro per contrastare l’evasione fiscale e le infiltrazioni mafiose. È necessaria una migliore regolamentazione del fenomeno, preveden- do il rilascio dell’autorizzazione all’installazione delle slot machine - VLT solo in luoghi ben definiti (no bar, distributori ecc), la limitazione negli orari di gioco e l’aumento della distanza minima dai luoghi sensibili (come scuole e centri di aggregazione giovanile). Occupazioni abusive I dati sulle occupazioni abusive indicano che esistono circa 48.000 alloggi detenuti illegalmente. Non esiste un catasto delle abitazioni occupate. Molte, infatti, appartengono all’edilizia pubblica; una minima parte sono invece di privati e questo ha reso più difficile censirle.
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