Il Cortile dei Gentili
Dialogo fra credenti e non

Il cardinale Gianfranco Ravasi ha introdotto i lavori del Cortile dei Gentili, la che si conclude sabato al Politecnico di Lecco. «Sarà un dialogo sui valori tra credenti e non credenti utile a superare le due tentazioni del nostro tempo cioè il fondamentalismo e all’opposto l’indifferenza»

Il “Cortile dei gentili” ha visto presenza a Lecco del cardinale Gianfranco Ravasi.

Qui tutti i particolari, orari e luoghi degli incontri

Il cardinale è nato a Merate ed è originario di Osnago. Nel 1989 è stato nominato prefetto della veneranda Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana e il 3 settembre 2007 Benedetto XVI gli ha dato l’incarico di presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

Da dove è nata l’ispirazione che ha portato alla nascita del “Cortile dei gentili”?

«Il “Cortile dei gentili” era uno spazio del tempio di Gerusalemme in cui erano ammessi i pagani, cioè i gentili. Da lì potevano vedere come pregavano gli ebrei ma c’era un muro, una frontiera. Noi abbiamo fatto nostre le parole di San Paolo: “Cristo è venuto ed ha abbattuto i muri”. Il “Cortile dei gentili” contemporaneo è senza muro, il nostro cortile è libero».

Perché oggi è tanto importante un luogo di confronto e dialogo come il “Cortile dei gentili”?

«Le grandi tentazioni di questo nostro periodo sono fondamentalmente due. Innanzitutto il fondamentalismo, ovvero il rigetto dell’altro, ma attenzione non è solo attribuibile agli islamici, ci sono persone che si dicono cristiane e che rifiutano qualunque rapporto con chi è diverso da loro. C’è, poi, l’indifferenza, il sincretismo, per cui tutto va bene. E’ questa l’amoralità, la superficialità per cui non ci si interroga mai sui grandi valori. Tra questi due estremi si colloca il “Cortile dei gentili” e la sua volontà di instaurare il dialogo tra le diverse religioni e tra i credenti e i non credenti. Un esempio tipico è proprio il “Cortile dei gentili” che si svolgerà a Lecco e che si interrogherà sul dolore innocente. Il male che colpisce i bambini, i più piccoli, pone domande fondamentali che creano una visione diversa tra credenti e non credenti. Aggiungerei che questo dialogo ha temi tali da suscitare grande attenzione dagli uni e dagli altri».

Quella di Lecco è una delle tappe del “Cortile”. Quali sono i temi che vengono trattati in questi incontri?

«A settembre a Roma si terrà un incontro sull’economia intesa non come tecnica finanziaria ma come scienza umanistica. E ancora i temi affrontati sono stati molti; quello del fine vita; della genetica ed in particolare le domande legate alla neuroscienza, che richiamano ai concetti di responsabilità e libertà; le problematiche legate a “sesso, eros e amore”. Ci sono stati anche “Cortili dei gentili” per i giovani, che hanno trattato di musica, economia, latino e sport. Come si vede è possibile mettere in questo cortile tanti temi che aiutano a riflettere sulla vita personale e sociale».

Veniamo a Lecco. Perché si è scelto di trattare un tema così delicato e intenso come quello del “dolore innocente”?

In primo luogo perché richiama tutti a porsi domande fondamentali in merito al senso della nostra esistenza. Ma poi non dobbiamo dimenticare che il territorio di Lecco è molto sensibile a questa problematica. Pensiamo che cos’è “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini o la Fondazione Don Gnocchi, che si rifà a quel grande sacerdote che ha scritto in proposito un testo importante come “Pedagogia del dolore innocente”, a cui ho dedicato un articolo uscito domenica sul Sole 24Ore. Proprio a Lecco sarà presente monsignor Angelo Bazzari, il presidente della Fondazione Don Carlo Gnocchi, che dialogherà con un filosofo ateo come Umberto Curi, un pensatore di grande spessore. Ho citato due realtà ma il territorio lecchese ne ha molte altre a dimostrazione di una sensibilità e di un impegno notevoli. Dunque, aver scelto un tema del genere non è solo una provocazione, rivela una grande attenzione al territorio. Anche i credenti hanno crisi in merito al significato dell’esistenza e per questo le parole dei tanti personaggi che interverranno a Lecco ci potranno certamente aiutare. Vorrei però fare una precisazione: non dobbiamo pensare che risolveremo tutti i problemi; non tutte le domande di questo mondo possono avere una risposta».

A questo proposito, non le sembra che una delle pretese dei nostri giorni sia proprio quella di rispondere a tutti i quesiti che la vita ci pone?

«Ricordo sempre le parole di un teologo: “Dio non ci protegge da ogni sofferenza, ma ci sostiene in ogni sofferenza”. Penso, per esempio, al dolore di due genitori che si trovano ad avere un bambino gravemente malato, sia dalla nascita o successivamente, per un incidente qualsiasi, è una situazione drammatica, difficilissima da sostenere ed io stesso non so se ne sarei capace. Confrontarci su questo ci aiuta ma non risolve tutto. A Lecco avremo contributi e testimonianze di grande profondità ma certe domande resteranno tali».

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